«L’impegno del Governo è dimostrare che l’Italia possa essere un valore aggiunto nel contesto europeo, andando a stravolgere la falsa narrazione per cui [l’Italia] sia un peso per l’Ue. Non solo siamo fondatori del processo d’integrazione europeo, centrali nelle dinamiche geopolitiche del continente: siamo una colonna portante per la crescita economica e sociale dell’Europa. Questa è l’Italia che vogliamo rappresentare al Parlamento Europeo, col sostegno del Parlamento e col mandato che ci darete oggi», così è terminato l’intervento [1] alla Camera dei Deputati di Giorgia Meloni nel corso delle comunicazioni della Presidente in vista del Consiglio europeo che si terrà oggi e domani.
“48 ore per non morire”
Parafrasando (nonché procedendo per iperbole) il titolo di un vecchio film thriller con Glenn Ford e Stella Stevens, il Governo italiano ha 48 ore di autonomia e attendere il parere dell’Ue sulla legge di bilancio. Di solito, in questi casi si scrive siano “ore decisive” per la maggioranza. Sebbene l’espressione sia discutibile, proprio in questi giorni si capirà se si andrà in esercizio provvisorio o no da quel che sarà il risultato della discussione a Bruxelles.
Nel corso delle scorse settimane, L’Atlante ha dato conto di quel che il Governo aveva messo in atto e delle critiche ricevute, sebbene delle altre siano emerse nel corso di questo fine settimana appena trascorso, ma secondo gli esponenti della maggioranza c’è da stare più che sereni.
Il dibattito con Banca d’Italia, insieme alle relative polemiche scaturite, sono da rispedire al mittente o, nel migliore dei casi da stemperare.
Da Bruxelles, la Presidente Meloni si aspetta «uno sforzo per difendere il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese». Due interessi che, a ben vedere, non sono sempre sovrapponibili. Anzi. La storia recente, l’avvicendarsi dei governi (e dei ministri dell’economia) insegna tutt’altro. La storia insegna sempre, ma l’aula è sempre vuota e gli studenti sono sistematicamente assenti. Secondo Lorenzo Cesa (Unione di centro): «È solo l’inizio di un cammino intrapreso dalla maggioranza», rispondendo al microfono di Lanfranco Palazzolo di «Radio Radicale»: «[la maggioranza] si è trovata a dover mettere in piedi un Governo entro un mese; a dover costruire le strutture che lo sorreggono, [a dover affrontare] la finanziaria… non si può pensare che si possa fare tutto nel corso del primo anno!»[2].
Giovani e cultura: stop alla 18app
Sulla 18App il governo ritiene che vada introdotto un limite per coloro che possono accedere alla misura di incentivo [3].
Il governo si affida all’onorevole Mollicone (presidente della commissione cultura) per chiarire e rettificare: «Nascerà una nuova carta cultura da subito, grazie all’aiuto delle categorie, a beneficio dei giovani: sarà migliorata trasparenza e sicurezza, date le notizie di frodi» e, ovviamente, «la 18app non esisterà più dato che terminerà il suo esercizio: esisterà la nuova carta cultura [pensata] insieme ad associazioni di editori e librai: non ci sarà nessun vuoto economico, né di esercizio. Abbiamo fatto, nonostante la situazione emergenziale, un piccolo miracolo: abbiamo redistribuito e riorganizzato quei fondi», [4] ha spiegato Mollicone.
Giorni di scioperi: in piazza sindacati di base e confederali
La settimana in corso è quella dello sciopero dei sindacati confederali, ma solo due su tre: Cgil e Uil. La Cisl, in ossequio del motto caro al senatore Quinto Fabio Massimo, preferisce temporeggiare e attendere cosa riuscirà a mettere in atto il Governo. Nonostante la proverbiale “coperta corta”, nonostante la già presentata Legge di bilancio, la linea attendista è quella che sembra aver prediletto la direzione della Cisl. Ma se lo sciopero dei confederali arriva nella settimana della manovra finanziaria, per chiedere, tra tutto: «di aumentare i salari detassando gli aumenti dei contratti nazionali, portando la decontribuzione al 5% per i salari fino a 35.000 euro per recuperare almeno una mensilità; la rivalutazione delle pensioni; di cancellare la Legge Fornero», senza convocare una manifestazione nazionale e andando a promuovere iniziative locali in tutta Italia, i sindacati di base – a distanza di due settimane – torneranno a sfilare nella Capitale. L’appuntamento nazionale convocato da “Rete nazionale salute” è quello del “corteo nazionale per la salute” del 17 dicembre: «[…] In Italia la crisi pandemica ha posto con forza sotto gli occhi di tutti/e non solo le carenze del Servizio sanitario nazionale, ma i limiti strutturali di questo modello di sanità […] che si basa sulla riduzione dei costi di esercizio e sulle prestazioni: perfettamente in linea con le esigenze del sistema economico. A questo modello noi contrapponiamo un concetto di salute olistico: per noi la salute non è solo assenza di malattia ma una condizione di benessere fisico, psicologico e sociale complessivo. La cura non è solo l’eliminazione della patologia, ma dovrebbe essere applicata alla persona nel suo complesso, e soprattutto dovrebbe prevenire le condizioni di nocività che portano l’insorgenza delle malattie».
Note:
[1] Seduta del 13/12/2022. Il Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ha reso comunicazioni all’Assemblea in vista della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2022.
[2] Il Governo, la Legge di Bilancio. l’Ue e Macron: intervista a Lorenzo Cesa (9.12.2022) (radioradicale.it)
[3] Non si riportano, in questa sede, le dichiarazioni rese dalla Presidente del Consiglio dei ministri a mezzo Facebook nella ormai sfortunatamente ‘celeberrima’ rubrica “Gli appunti di Giorgia”.
[4] La verità su 18app: intervista a Federico Mollicone (12.12.2022) (radioradicale.it)