L’incontro di venerdì scorso a Ramstein del «gruppo di contatto» della Nato non aveva portato a decisioni immediate. Il governo tedesco non si era piegato subito alle richieste statunitensi e alle pressioni internazionali rispetto agli ormai famosi carri armati Leopard 2 prodotti dalla Reinhmetall. Stamane, tuttavia, è arrivato un parziale vialibera.
Il nuovo ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, aveva dichiarato ai giornalisti dopo il summit che «non possiamo ancora dire quando verrà presa una decisione e quale sarà la decisione per quanto riguarda i carri armati Leopard», ma il cancelliere Scholz ha chiarito che il Bundestag si esprimerà in merito all’invio «presto». «Bisogna a tutti i costi evitare una guerra tra Russia e Nato» aveva spiegato in precedenza Scholz, a proposito delle forniture di armamenti pesanti a Kiev. Eppure, venerdì mattina Berlino aveva ordinato una revisione degli arsenali dove sono tenuti i Leopard in vista, si pensava, di un possibile via libera. Che però non è arrivato. In molti avevano interpretato la reticenza tedesca come un atto di buon senso e, allo stesso tempo, di fastidio per le insistenze di Washington. Secondo l’agenzia Reuters un anonimo funzionario tedesco avrebbe dichiarato (evidentemente infastidito dalla querrelle) che il suo Paese avrebbe acconsentito alla fornitura dei Leopard se gli Usa avessero inviato i loro tank «Abrams». Ma Washington finora non si è mai sbilanciata sui suoi carri armati e, sembra, non abbia affatto gradito la sfida. Alcune indiscrezioni riportano «un clima teso» durante un incontro a porte chiuse a Ramstein tra i funzionari dell’amministrazione Biden e i rappresentanti del governo tedesco.
Stamattina, invece, il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock ha finalmente rotto gli indugi prendendo parola rispetto alle forniture di Leopard in possesso di altri stati. «Ci siamo posti la questione e non ci opporremo alla richiesta», ha dichiarato l’esponente governativa del partito dei «Verdi». Ciò vuol dire che i Paesi che vorranno fornire i tank a Kiev ora potranno chiedere l’autorizzazione a Berlino e procedere. Sarà soddisfatta la Polonia, che da giorni aveva premeva in tal senso e si era detta pronta all’invio di uno «squadrone di Leopard» anche senza il consenso del governo tedesco.
Si consideri che la premura del governo ucraino deriva dal fatto che le nuove controffensive che si annunciano per la primavera sarebbero facilitate (e molto) dalla disponibilità di un mezzo che possiede un pesante cannone da 120 mm, ha una notevole velocità di spostamento e consuma relativamente poco rispetto ai vecchi carri sovietici. Inoltre i Leopard possiedono dei sistemi tecnologicamente avanzati che permettono il combattimento notturno e possono essere caricati con vari tipi di munizioni. Il che li rende molto versatili ed efficienti.
Ora, però, sarà necessario capire dove sono questi carri armati e in che condizioni si trovano. Dei tredici Paesi europei che li hanno nei propri hangar, non molti hanno la possibilità di inviarli subito. La Spagna, ad esempio, ha dichiarato che i suoi non sono operativi. Di conseguenza, al momento il passo successivo sarà capire quando, in che modo e, soprattutto, in che quantità i Leopard saranno inviati a Kiev.
Redazione