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Mixed by Erry

Mixed by Erry

Con “Mixed by Erry”, uscito nelle sale il due marzo, il cineasta campano Sidney Sibilia torna alla regia dopo il suo ultimo film “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose”. Come è stato per la precedente, anche questa pellicola racconta una storia accaduta davvero: la storia dei fratelli Frattasio. Il soggetto è tratto dal libro omonimo scritto dalla saggista Simona Frasca, che figura anche tra gli sceneggiatori del film (insieme al regista stesso e Armando Festa).

Le vicende narrate nel film prendono vita a Napoli tra la fine degli anni Settanta e l’inizio dei Novanta e seguono la storia dell’ascesa e della caduta dei tre fratelli nel mondo della distribuzione musicale pirata. I tre, infatti, ottengono fama e denaro grazie alla duplicazione e al commercio di musicassette false, business che di fatto inventano e che, oltre i fattori positivi già descritti, costa loro la persecuzione da parte delle forze dell’ordine, l’interesse sinistro della malavita e infine il carcere.

Il genere a cui appartiene il film è la commedia e Sibilia non sembra voler allontanarsene in nessun momento; nonostante al centro della narrazione vi sia quella che è stata a tutti gli effetti un’associazione a delinquere il tono del film procede su una melodia sempre leggera e quasi sognante. Non c’è, e probabilmente non vuole esserci, una complessità e non vi sono sfumature nel racconto. I protagonisti risultano in ogni momento gli eroi da tifare, mentre l’ispettore che gli dà la caccia è sempre presentato come l’ostacolo noioso da superare per raggiungere gli scopi dei protagonisti, siano essi un sogno che inseguono da sempre, i soldi facili o la bella vita. Tale scelta narrativa appiattisce inevitabilmente la trama e i personaggi stessi ma, nonostante ciò, non inficia la godibilità del film.

La messa in scena e la regia sono degne di analisi specifiche poiché sono il mezzo perfetto per descrivere l’ambiguità di fondo su cui si regge la pellicola. La prima risulta credibile e ben fatta sin dall’inizio e contribuisce a far immergere lo spettatore nella trama. Ciò nondimeno non risulta affatto originale poiché si rifà alla rappresentazione standardizzata degli anni ’80 visti da un punto di vista nostalgico di cui il mercato dell’intrattenimento risulta ormai saturo da diversi anni. La regia è buona e alcune sequenze in particolare sono davvero ben studiate e soprattutto ben realizzate. Tuttavia, c’è un ma anche in questo caso. Il regista campano cita e a volte copia quelli che sono i suoi modelli e inserisce dei cliché tipici di un certo modo di fare cinema che per certi versi contribuiscono a banalizzare l’opera.

Le interpretazioni attoriali sono nel complesso buone ma, a causa della piattezza dei personaggi precedentemente descritta, alcune prestazioni risultano inferiori alle altre.
Se è vero infatti che i tre fratelli interpretati da Luigi D’Oriano (Enrico), Giuseppe Arena (Peppe), Emanuele Palumbo (Angelo) risultano credibili dall’inizio alla fine, lo stesso non può dirsi, a mio avviso, dei personaggi interpretati da Francesco Di Leva (l’ispettore) e da Fabrizio Gifuni (un discografico milanese col quale i protagonisti si trovano a legare nel corso della storia) i quali risultano macchiettistici ed eccessivamente parodistici, schiavi appunto di una scrittura monodimensionale.

La colonna sonora, più importante che mai in un film come questo, è buona e contribuisce come la messa in scena a far immergere lo spettatore in quell’atmosfera. Sono presenti vari titoli cult per gli amanti della musica, sia italiana sia internazionale, del periodo.

Va inoltre citato il singolo del celebre artista napoletano Liberato presente nel film “ ‘O Dj (Don’t give up)” (che stranamente però non si rifà a generi musicali propri degli anni ‘80, ma più a sonorità legate al decennio successivo).

“Mixed by Erry”, al netto dei suoi evidenti difetti e di una banalità di fondo, è un film che diverte, intrattiene e coinvolge lo spettatore per gran parte della sua durata.

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