Per capire quale fosse il più inconfessabile desiderio di Silvio Berlusconi, basta pensare al suo viso: tirato in modo innaturale sulle tempie, sulle quali campeggiavano fieri i capelli trapiantati, gli occhi ormai ridotti a fessura per i troppi lifting, a inseguire una giovinezza ormai perduta da decenni.
Silvio Berlusconi era un uomo ossessionato dalla giovinezza, e quindi anche dalla morte, da parecchio tempo: perlomeno dal lontano 1990. Anno in cui, poco più che cinquantenne, si fece costruire un mausoleo ad Arcore dal celebre scultore Pietro Cascella. Realizzato in marmo di Carrara, è una vera e propria opera d’arte: si intitola Volta Celeste e ospita la camera mortuaria con il sarcofago destinato ad accogliere la salma di Berlusconi. Che non riposerà in eterno in solitudine: attorno a lui, 37 loculi destinati ai suoi cari. Previti, Dell’Utri e compagnia bella. Il Cavaliere avrà pensato: la vita è breve, meglio essere previdenti. Eppure, a lungo, ha negato a sé stesso di essere vecchio. La prima volta che l’ex Presidente del Consiglio lo ha ammesso è stato in occasione della causa di divorzio dalla moglie Veronica Lario, nel 2015: all’epoca, quasi 79enne, affermò che gli restavano circa 10–15 anni di vita.
Previsioni ottimistiche, stando a quello cui abbiamo assistito: prima Silvio Berlusconi ricoverato in terapia intensiva all’Ospedale San Raffaele di Milano per 45 lunghi giorni, poi Berlusconi morto, nuovamente ricoverato nello stesso ospedale. In occasione del primo ricovero sono definitivamente venute alla luce le reali condizioni dell’uomo e del politico, tenute nascoste da tempo: Berlusconi aveva la leucemia. Per la precisione, la leucemia mielomonocitica cronica. La malattia ha ribadito la mortalità dell’uomo, che fino a poco tempo fa si era sempre comportato in pubblico quasi come fosse immortale.
“Non si illudano: ci seppellirà tutti. La sua vera età è di 55 anni. Berlusconi è tecnicamente quasi immortale”: così sentenziò, nell’ormai lontano 2004, il suo medico di allora, Umberto Scapagnini.
Merito anche di un improbabile elisir consigliato al presidente dallo stesso Scapagnini: “Provitamine, antiossidanti, immunostimolanti, enzimi, amminoacidi, e soprattutto minerali, magnesio e selenio attivato. Gli stessi che assorbono i centenari che ho incontrato sulla via della Seta, a Sud di Urumqi e nelle oasi tra il deserto del Taklamakhan e il Gobi. Poi un olio particolare, un certo yogurt”.
E di poco sonno, ma ben dosato: “Gli bastano 3, 4 ore a notte, più mezz’ora strategica al pomeriggio, che gli consente di recuperare il 40% delle energie. È sbalorditiva la sua capacità di dormire ovunque e in qualunque momento, in auto, in aereo”.
Insomma: l’ex presidente del Consiglio sembrava essere destinato all’immortalità e alla buona salute per sempre. E invece. I primi indizi c’erano stati a fine marzo, quando Berlusconi era stato ricoverato sempre al San Raffaele per alcuni “controlli di routine”. Accompagnato dalla compagna Marta Fascina, era stato dimesso lo scorso 31 marzo.
Ora le vecchie dichiarazioni di Scapagnini non valgono più: siamo di fronte ad un anziano di 86 anni, malato di una grave forma di leucemia, giunto alla sua naturale fine. Un corpo sempre più fragile delle apparenze, e sempre esposto. Il corpo dell’Uomo di Potere che, posseduto dalla hybris, ha sempre voluto tutto: le televisioni, il potere politico, e le donne, soprattutto se giovanissime.
Un corpo sul quale si è sempre saputo tanto, troppo: soprattutto in ambito intimo. Girava voce che si fosse fatto impiantare una protesi peniena per ottenere facilmente l’erezione, la cosiddetta “pompetta”. Le sue relazioni, più o meno lecite, hanno tenuto per lungo tempo banco sui media.
Il sesso come escamotage per sfuggire alla morte. Eros e Thanatos. Quasi a ribadire il concetto: il Cavaliere è sempre stato terrorizzato dalla morte, come ogni altro essere umano. Per questo ha inseguito la giovinezza sottoponendosi ad interventi di medicina estetica, mettendosi il cerone sul viso, frequentando partner sempre più giovani di lui. Sempre più nudo, come l’imperatore della celebre fiaba di Andersen.
Per questo si è sempre mostrato al mondo dietro uno spesso strato di trucco, nelle dirette tv e in tutte le occasioni pubbliche. Un trucco che una volta, in seguito a una sua apparizione su La7 da Corrado Formigli, gli valse parecchi commenti sarcastici degli utenti sui social network: “Berlusconi su La7 è arancione. Silvio devi usare Maestro di Armani come fondotinta”.
Una maschera del teatro, nella quale si è trasformato anche al cinema: si pensi al “Silvio” di Toni Servillo, rappresentato in modo grottesco in Loro di Paolo Sorrentino. Oggi, la prospettiva, ancora una volta, di un corpo, stavolta inerme.
Un corpo del quale, un giorno, non resteranno che le ossa, ma che nella nostra memoria resterà sempre uguale a sé stesso: gli occhi a fessura che tentano invano di sorridere, il sorriso quasi plastificato, i capelli trapiantati e mai bianchi, il colorito abbronzato. Per sempre giovane.
Giulia Bucelli