Batterie, qualcosa per fare luce: i civili rimasti nelle città vicino al fronte hanno questa tra le prime richieste per quanti giungono da fuori. Sabato Angieri si trova oggi a Sivers’k, le strade sono deserte e si sente solo il suono dell’artiglieria. Il rapporto tra militari e civili è piuttosto simbiotico, con i secondi che hanno bisogno degli aiuti che i primi sono in grado di fornire per poter sopravvivere, si tratti di acqua, di cibo, di vestiti o medicine. D’altro canto molti civili sono preoccupati dall’arrivo dei militari, la cui presenza viene vissuta come elemento di turbativa del poco di pace rimasto. Spesso si assiste a discussione, gli animi sono esasperati; tuttavia la stanchezza prende progressivamente il posto degli altri sentimenti, la rassegnazione si fa strada scalzando la rabbia. Le postazioni ucraine a Sivers’k sono piuttosto stabili, forti anche del fatto di trovarsi su un’altura. In alcuni angoli di quel che resta della città la puzza di gasolio è insopportabile, gasolio bruciato per mantenere in funzione i mezzi corazzati, che necessitano di essere accesi diverse volte al giorno per mantenere la propria operatività. Mentre Sabato Angieri descrive i particolari intorno a sé, improvvisamente esplode violento un colpo di artiglieria. “Si tratta di un colpo in uscita” commenta con fiato corto. “Le persone” continua “ormai non battono più ciglio di fronte a questi suoni, ormai hanno imparato a distinguere i colpi in uscita da quelli in entrata”.
A cura di Sabato Angieri
Regia di Ciro Colonna