- 1948 – 49 Prima guerra arabo israeliana
La prima guerra arabo-israeliana inizia dopo la fine del mandato britannico per la Palestina il 14 maggio 1948 e la Dichiarazione di indipendenza israeliana avvenuta quello stesso giorno. Dopo 10 mesi di combattimenti, la Giordania prende il controllo e annette resto dei territori del mandato britannico, compresa gran parte della Cisgiordania, mentre l’Egitto occupa Gaza. Su una popolazione totale di circa 1.200.000 persone, circa 750.000 arabi palestinesi fuggono o vengono cacciati dai loro territori.
- 1956
Nell’ottobre del 1956, pochi mesi dopo che il presidente egiziano aveva nazionalizzato la via navigabile del Canale di Suez, tagliando fuori Israele dalle spedizioni, Israele invade la penisola del Sinai e la Striscia di Gaza sostenendo che non fosse mai appartenuta all’Egitto.
- 1967 La guerra dei sei giorni
La guerra, combattuta tra Israele da una parte, Siria Egitto e Giordania dall’altra, lascia a Israele il controllo di Gerusalemme Est, Gaza, alture di Golan, Sinai e tutta la Cisgiordania, con insediamenti ebraici stabiliti in queste aree per contribuire a consolidare il controllo.
- 1972 Olimpiadi di Monaco
Alle Olimpiadi di Monaco del 1972, 8 membri del gruppo terroristico palestinese “Settembre Nero” prendono in ostaggio la squadra israeliana. Il leader del gruppo Luttif Afif chiede il rilascio di 234 palestinesi imprigionati in Israele e dei fondatori della Fazione dell’Armata Rossa che erano tenuti dai tedeschi occidentali. Ne segue un fallito tentativo di salvataggio da parte delle autorità tedesche in cui tutti i 9 ostaggi furono uccisi insieme a 5 membri di Settembre Nero, con il governo israeliano che lancia l’Operazione Ira di Dio per dare la caccia e uccidere chiunque fosse coinvolto nel complotto.
- 1973 Guerra dello Yom Kippur
Durante lo Yom Kippur dell’ottobre 1973, le forze d’invasione provenienti dall’Egitto e dalla Siria cercano di persuadere Israele a negoziare condizioni migliori per i paesi arabi. Quasi 2.700 soldati israeliani muoiono durante una guerra di 19 giorni e migliaia rimangono feriti su una popolazione di circa tre milioni di abitanti.
- 1977 Accordo di Camp David
A novembre, il presidente egiziano Anwar Sadat visita Gerusalemme e avvia il processo che avrebbe portato al ritiro di Israele dal Sinai e al riconoscimento di Israele da parte dell’Egitto negli accordi di Camp David. Gli accordi impegnavano inoltre Israele ad espandere l’autonomia palestinese a Gaza e in Cisgiordania.
- 1982 Invasione del Libano
A giugno, Israele invade il Libano con l’Operazione Pace in Galilea per espellere la leadership dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) dopo un attentato all’ambasciatore israeliano a Londra. A settembre, il massacro dei palestinesi nei campi di Sabra e Shatila a Beirut da parte degli alleati cristiani falangisti di Israele ha portato a proteste di massa e richieste per la rimozione dall’incarico del ministro della Difesa, Ariel Sharon. Nel giugno 1985 Israele si ritira dalla maggior parte del Libano ma continua a occupare una ristretta “zona di sicurezza” lungo il confine.
- 1987 – 1993 Prima Intifada palestinese
Nel 1987 i palestinesi in Israele iniziarono a protestare contro la loro posizione emarginata e contro l’imminente annessione dei propri territori. Viene fondata Hamas, che nasce come organizzazione politica e paramilitare, braccio operativo dei Fratelli Musulmani per combattere con atti di terrorismo lo Stato di Israele.
La popolazione di coloni israeliani in Cisgiordania era quasi raddoppiata a metà degli anni ’80 e, sebbene circa il 40% della forza lavoro palestinese lavorasse in Israele, la maggior parte di essi era impiegata in lavori di natura non qualificata o semiqualificata.
Nel 1988 Yasser Arafat, responsabile dell’OLP, dichiarò formalmente la fondazione di uno Stato palestinese, nonostante l’OLP non avesse alcun controllo su alcun territorio e fosse considerata un’organizzazione terroristica da Israele.
Durante i sei anni di Intifada, l’esercito israeliano ha ucciso tra 1.162 e 1.204 palestinesi – di cui 241 bambini – e ne ha arrestati più di 120.000. Nella sola Striscia di Gaza, dal 1988 al 1993, circa 60.706 palestinesi sono rimasti feriti a causa di sparatorie, percosse o gas lacrimogeni.
- 1993 Accordi di Oslo
Yasser Arafat e il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin compiono passi verso la pace tra i loro due paesi, con la mediazione di Bill Clinton. Tra maggio e luglio 1994, Israele si ritira da gran parte di Gaza e Gerico, consentendo a Yasser Arafat di istituire l’Autorità Nazionale Palestinese.
- 1997 Attentati di Gerusalemme
Dopo l’assassinio di Yitzhak Rabin il 4 novembre 1995 e la nomina a primo ministro di Benjamin Netanyahu otto mesi dopo, gli Accordi di Oslo siglati nel 1993 furono di fatto accantonati. Il 30 luglio due palestinesi si fecero esplodere in una via centrale del mercato di Mahane Yehuda, uccidendo 16 persone e ferendone altre 178. Il 4 settembre dello stesso anno, un nuovo attentato terroristico nella via poco distante di Ben Yehuda uccise cinque persone e ne ferì oltre 181. Il primo ministro israeliano, Shimon Peres, dichiarò che avrebbe intrapreso una guerra incessante contro Hamas.
- 2000 – 2005 Ritiro dal Libano e Seconda Intifada
A maggio Israele si ritira dal Libano meridionale. Due mesi dopo, tuttavia, i colloqui tra il primo ministro Barak e Yasser Arafat si interrompono per via dei tempi e della portata del ritiro israeliano dalla Cisgiordania. A settembre, il leader del Likud Ariel Sharon visita il sito di Gerusalemme noto agli ebrei come Monte del Tempio e agli arabi come Al-Haram-al-Sharif. Questa visita altamente provocatoria scatenò una nuova violenza, conosciuta come la Seconda Intifada.
Tra marzo e maggio del 2002, l’esercito israeliano lancia l’operazione Scudo difensivo in Cisgiordania dopo un numero significativo di attentati suicidi palestinesi – la più grande operazione militare in Cisgiordania dal 1967. Nel giugno 2002 gli israeliani iniziano la costruzione di una barriera attorno alla Cisgiordania.
- 2005 Ritiro da Gaza
A settembre, Israele ritira tutti i coloni e i militari ebrei da Gaza. Gli attacchi missilistici da Gaza si intensificano e incontrano una crescente violenza israeliana come ritorsione.
Nel mese di giugno, Hamas prende in ostaggio un soldato israeliano e la tensione aumenta. Viene rilasciato nell’ottobre 2011 in cambio di 1.027 prigionieri in un accordo mediato da Germania ed Egitto.
Tra luglio e agosto si assiste a un’incursione israeliana in Libano, che sfocia nella seconda guerra del Libano. Nel novembre 2007, la Conferenza di Annapolis stabilisce per la prima volta una “soluzione a due Stati” come base per i futuri colloqui di pace tra l’Autorità Palestinese e Israele.
- 2006 Elezioni vinte da Hamas
Circa un anno dopo la morte del leader palestinese Yasser Arafat, cofondatore dell’organizzazione paramilitare Fatah, Hamas vince le elezioni parlamentari palestinesi. Un anno dopo, Hamas prende il controllo di Gaza, sbaragliando le forze di Fatah.
- 2008 Operazione Piombo Fuso e invasione di Gaza
A dicembre Israele lancia un’invasione su vasta scala della durata di un mese per impedire ad Hamas di organizzare ulteriori attacchi. Vengono uccisi tra 1.166 e 1.417 palestinesi; gli israeliani perdono 13 uomini. Gli attacchi si protraggono tra dicembre e gennaio e i primi di gennaio un raid israeliano colpisce una scuola ONU adibita a rifugio per civili, dalla quale si riteneva fossero partiti lanci di razzi. Il numero delle vittime è stimato essere circa 40 e i feriti circa 50. Immediata la reazione dell’ONU. Sempre a gennaio gruppi israeliani e palestinesi hanno dichiarato un cessate il fuoco unilaterale, poi Israele si ritira da Gaza.
- 2012
Nel novembre 2012, Israele uccide Ahmed al-Jabari, capo militare di Hamas, dando inizio a uno scontro a fuoco durato più di una settimana in cui sono rimasti uccisi più di 150 palestinesi e almeno sei israeliani.
- 2014
Hamas rapisce e uccide tre adolescenti israeliani, provocando attacchi da parte di Israele e lanci di razzi da Gaza, in un conflitto che ha ucciso più di 1.881 palestinesi e più di 60 israeliani.
- 2016
Israele incrina i rapporti con 12 paesi che hanno votato a favore di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU che condanna la costruzione di insediamenti. Per la prima volta gli Stati Uniti si astengono dal voto. Nel giugno 2017 inizia la costruzione del primo nuovo insediamento ebraico in Cisgiordania dopo 25 anni. Segue l’approvazione di una legge che legalizza retroattivamente dozzine di insediamenti ebraici costruiti su terreni privati palestinesi in Cisgiordania.
- 2016
Nel settembre 2016 gli Stati Uniti hanno concordato un pacchetto di aiuti militari del valore di 38 miliardi di dollari per i successivi 10 anni: il più grande accordo di questo tipo nella storia degli Stati Uniti.
- 2017
Con una mossa senza precedenti, Donald Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale, provocando ulteriori turbamenti e divisioni nel mondo arabo e attirando la condanna di alcuni alleati occidentali. Nel 2019 si è dichiarato “il presidente degli Stati Uniti più filo-israeliano della storia”.
- 2018
Almeno 170 palestinesi sono stati uccisi mentre Israele rispondeva alle proteste lungo la barriera che separa Gaza e Israele. L’ONU e l’Egitto hanno tentato di mediare un cessate il fuoco a lungo termine tra i due stati, a seguito del forte aumento degli spargimenti di sangue al confine di Gaza
- 2021 Ricomincia la violenza
Nella primavera del 2021, il sito del Monte del Tempio/Al-Haram-al-Sharif è diventato nuovamente un campo di battaglia politica nel corso di numerosi scontri tra polizia israeliana e palestinesi durante il Ramadan.
Tel Aviv ha dichiarato lo stato di emergenza.
- 2022 l’anno più nero
Dopo un’ondata di attacchi terroristici nelle città israeliane nel 2022, le forze israeliane hanno ucciso almeno 166 palestinesi nella Cisgiordania occupata da Israele. Tra le vittime, almeno 30 bambini.
Allo stato attuale, il 2022 è stato tra i più letali per i palestinesi negli ultimi 20 anni. Il bilancio delle vittime in Cisgiordania è il più alto dal 2006. La campagna militare israeliana è iniziata dopo una serie di attacchi da parte di militanti palestinesi tra marzo e maggio del 2022 che hanno ucciso 19 persone in Israele. Da settembre almeno cinque soldati israeliani sono morti nelle operazioni militari.
La maggior parte delle morti palestinesi dello scorso anno si è verificata nel governatorato di Jenin. Tra le vittime, anche la giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh, che è stata uccisa mentre seguiva gli scontri tra le forze israeliane e la resistenza a Jenin l’11 maggio. Una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha concluso che i proiettili erano stati sparati da un soldato israeliano
A metà aprile 2022 si sono susseguiti scontri tra polizia e palestinesi sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, ad Al Aqsa, che ancora una volta diventa teatro di conflitto. Infine tra ottobre e novembre 2022 si sono susseguiti scontri mortiferi a Hebron, Ramallah e Gerusalemme.
- 2023 L’escalation continua
Nel gennaio di quest’anno, Israele ha lanciato il primo di due raid contro il campo profughi di Jenin in Cisgiordania, dove si nascondevano militanti e attivisti palestinesi. Lo stesso giorno, sette israeliani sono stati uccisi davanti a una sinagoga a Gerusalemme Est. In risposta, ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Israele schiererebbe forze e introdurrebbe ulteriori misure di sicurezza per “agire contro il terrorismo”
Il 13 febbraio 2023, il governo israeliano ha annunciato che il suo gabinetto di sicurezza aveva autorizzato nove insediamenti nella Cisgiordania occupata. Ciò è avvenuto in risposta a quelli che ha definito “attacchi terroristici omicidi” a Gerusalemme Est. L’annuncio ha portato ad una dichiarazione presidenziale da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La dichiarazione delle Nazioni Unite afferma che i piani rischiano di impedire la pace e di ostacolare la fattibilità di una soluzione a due Stati. In risposta, l’ufficio del primo ministro israeliano ha descritto la dichiarazione delle Nazioni Unite come “unilaterale” e ha affermato che “la dichiarazione non avrebbe mai dovuto essere fatta e gli Stati Uniti non avrebbero mai dovuto aderirvi”. Diversi giorni dopo, Israele ha annunciato che avrebbe sospeso la costruzione di nuovi insediamenti nella Cisgiordania occupata per i “prossimi mesi”. Proposito decisamente disatteso.
Il 23 febbraio 2023, in seguito al raid di Nablus, militanti palestinesi e le forze di difesa israeliane si sono scambiati colpi di razzo nella Striscia di Gaza.
Il secondo raid, nel luglio 2023, ha visto Israele inviare circa 1.000 soldati, sostenuti da attacchi di droni, a Jenin, per demolire quello che ha definito un “centro di comando” militante.
Le morti, i feriti e le demolizioni avvenute tra il 25 luglio e il 15 agosto, inclusa la demolizione, il 17 agosto, di una scuola elementare palestinese a Ein Samiya, pochi giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico hanno esacerbato il conflitto e annullato ogni speranza di negoziato. Si tratta della terza demolizione di questo tipo nell’ultimo anno.
Le vittime palestinesi e israeliane nel 2023 hanno già superato le cifre annuali del 2022, e l’espansione degli insediamenti “continua senza sosta. Le autorità israeliane quest’anno hanno utilizzato una procedura semplificata per approvare piani per la costruzione di più di 12.000 unità abitative, accompagnate dallo sgombero forzato delle famiglie palestinesi dalle loro case a Gerusalemme Est e in Cisgiordania.
Quest’anno stava diventando uno dei più sanguinosi del conflitto anche prima dell’attacco di Hamas dei giorni scorsi, con il numero dei palestinesi uccisi che superava già più di 200, tra cui donne e minori.
Fino all’attacco del 7 ottobre, le agenzie delle Nazioni Unite hanno registrato 591 incidenti legati ai coloni che hanno provocato vittime palestinesi, danni alla proprietà o entrambi, la media mensile più alta di incidenti dall’inizio delle registrazioni.
Redazione