Atlante

C’è ancora domani – Speciale Festa del Cinema

C’è ancora domani – Speciale Festa del Cinema

Presentato alla Festa del Cinema di Roma, in concorso nella sezione Progressive Cinema, C’è ancora domani uscirà nelle sale italiane il 26 ottobre e segna l’esordio dietro la macchina da presa dell’attrice e comica romana Paola Cortellesi.

Le vicende narrate prendono vita in una Roma da poco liberata, in cui gli echi dei bombardamenti passati si alternano alla speranza di un futuro equo e uguale per ogni cittadino e, soprattutto, ogni cittadina.

Protagonista della storia  è Delia, moglie e madre in un’epoca in cui la massima ambizione possibile per la maggior parte delle donne era rappresentata dalla concomitanza di questi due ruoli; quest’ultima è impantanata in un matrimonio senza prospettive e senza amore con Ivano, marito manesco ed autoritario che non esita a punire o a far sentire una nullità la compagna in qualsiasi occasione. Oltre ai coniugi, la famiglia è completata dai tre figli, di cui la più grande prossima ad una proposta di matrimonio, e dal suocero disabile.

Il fulcro attorno al quale ruota la narrazione è la voglia di rivalsa di Delia, la quale si trova costretta dalle circostanze a dimostrare, prima a sé stessa e poi a sua figlia, che per le donne un altro mondo è possibile; all’orizzonte non c’è solo un futuro fatto di teste abbassate e violenze domestiche. Un tema nobile e necessario per una storia, oggi più che mai.

Nonostante la bontà del tema trattato, va detto però che il film non è esente da difetti; primo fra tutti la regia. Essa non segue uno stile unitario e coerente: in alcuni casi cita un certo modo di fare cinema dell’Italia degli anni ’50 (piuttosto che farlo col ben più immaginabile Neorealismo, sebbene sia fotografato in un convincente bianco e nero), in altri le commedie contemporanee del cinema nostrano (alcune delle quali vedono la stessa Cortellesi nel ruolo di sceneggiatrice), in altri ancora un non meglio precisato cinema statunitense fatto di ralenti e altre tecniche del tutto superflue per un film del genere. Inoltre, va anche citata la presenza di alcuni commenti sonori che sembrano esser stati selezionati casualmente (non c’è nessuna giustificazione alla presenza di chitarre elettriche e distorte in un film che parla dell’Italia del ’46 nel modo in cui lo fa C’è ancora domani).

Oltre alla diversità incongruente degli stili, in alcune scene fondamentali si è davanti a scelte di messa in scena davvero discutibili che in qualche modo le esautorano della loro stessa profondità e incisività.

Un ulteriore difetto è dato dalla scrittura, o meglio da alcuni elementi di scrittura. A dire il vero, nel complesso la sceneggiatura funziona e, come detto, tratta un tema fondamentale per l’epoca in cui stiamo vivendo, ma alcune soluzioni narrative sono veramente banali e forzate. Lo spettatore ha la sensazione in varie fasi del racconto che alcune cose accadano casualmente solo per far procedere quest’ultimo, piuttosto che per una reale e realistica concatenazione di avventi delineati nell’intreccio.

Al netto di ciò però, C’è ancora domani è un film godibile, scorrevole e che si lascia guardare. In aggiunta a tutto ciò, devo citare, per dovere di cronaca, le frequenti risata del pubblico in sala che hanno accompagnato l’opera per tutta la sua durata.

Il cast è ricco e i vari elementi si accoppiano bene tra di loro, nonostante quasi tutti i personaggi camminino sulla sottile linea tra realistico e macchiettistico.

Per ovvi motivi su tutti gli attori presenti nel film (Emanuela Fanelli, Vinicio Marchioni, Giorgio Colangeli ecc.) sono due gli attori a svettare: i coniugi.

Paola Cortellesi interpreta con gran rigore e abilità una donna con tanto da dire e da dare ma che non riesce a causa della morbosità del marito. Valerio Mastandrea al contrario è schiavo di un personaggio che trovo scritto male e senza alcuna profondità. Sia chiaro non è in questione in nessun modo l’esistenza di una violenza domestica e di genere (che ha caratterizzato e, ahinoi, continua a caratterizzare la nostra società), ma la mancanza di profondità di un personaggio, necessaria in un’opera di finzione (sia esso buono o cattivo).

C’è ancora domani è un film interessante e un atto di coraggio della sua regista. Al netto degli errori, tanti, presenti nella pellicola, questo è l’ennesimo passo verso un’apertura ad un cinema di donne e fatto da donne, il quale però senza alcuna barriera deve esser visto e compreso indipendentemente dal sesso dello spettatore.

Condividi