Nuovo Olimpo è il nome del cinema nel quale tutto ha inizio, nel nuovo film del regista turco Ferzan Ozpetek.
Un film che è dichiaratamente autobiografico, almeno al pari di quelli che lo hanno preceduto. Il nuovo film, co-prodotto da Netflix, segna l’inizio della fase matura della produzione di Ozpetek, che come fatto anche nella recente Istanbul Trilogy, continua ad interrogarsi sul proprio passato. Con lo sguardo tenero e non giudicante proprio di chi è cresciuto abbastanza per potersi guardare alle spalle.
Due protagonisti maschili, Enea (Damiano Gavino) e Pietro (Andrea Di Luigi): il primo studente di cinema e autentico alter-ego di Ozpetek, fissato con il cinema e letteralmente ossessionato da un bel film con Anna Magnani e Giulietta Masina, Nella città l’inferno; il secondo studente di medicina, all’apparenza timido, ingolfato in un dolcevita a collo alto.
I loro sguardi si incrociano per la prima volta in un set sul quale Enea lavora come aiuto regista: è attrazione a prima vista. Si riallacciano nella penombra di un cinema d’essai che funge anche da luogo di incontri fugaci per ragazzi omosessuali.
Un cinema la cui cassiera sembra la sosia di Mina, e invece è Luisa Ranieri. Pare che sia stata proprio la celebre cantante a suggerire a Ozpetek il suo nome per il ruolo di Titti. Mina, artista e persona molto cara ad Ozpetek, viene rievocata anche da un quadro sulla parete di casa della cassiera e dalla colonna sonora. Prima E se domani e poi, alla fine, Povero amore.
Siamo nel 1978, è tempo di rivoluzioni e di manifestazioni studentesche. E sarà proprio una di queste manifestazioni, un pomeriggio, a separare i due amanti proprio prima che il loro percorso insieme prenda una direzione ineludibile.
La protesta, e i celerini, irrompono nel Nuovo Olimpo, e le strade si separeranno. Ed è qui che le loro vite troveranno una nuova via per proseguire.
La città di Roma, dopo tanto peregrinare nella terra natia, torna di nuovo protagonista del cinema di Ozpetek: la cornice non è quella dell’amato Gazometro di Ostiense ma quella delle viuzze del centro di Roma, tra Trastevere e Colosseo. Passando per i Fori Imperiali, il luogo nel quale i due amanti si guardano e si riconoscono per la prima volta.
Nuovo Olimpo è un film romantico, dai toni melò, reso più vivo che mai da alcuni elementi autobiografici mutuati dalla biografia del suo autore. Come Enea, anche lui ha conosciuto un suo grande amore al cinema. Come ha raccontato in una recente intervista: “Qui ci sono due ragazzi che si incontrano al cinema. Con Walter [un incontro importantissimo della sua vita] è andata proprio così. Quando sono arrivato a Roma vedevo tre film al giorno”.
Strettamente autobiografico è anche il rapporto sessuale e di amicizia di Enea con Alice, interpretata in modo inappuntabile da Aurora Giovinazzo. Lo ha raccontato lo stesso Ozpetek al Corriere della Sera: “Facevo sesso con la mia amica, poi le parlavo di un ragazzo. Nella Roma anni Settanta eravamo più liberi”.
Alice appartiene alla foltissima schiera di personaggi femminili forti, Titti inclusa, che il regista ha regalato al nostro cinema: da Antonia di Le fate Ignoranti alla Dea Fortuna dell’omonimo film (Jasmine Trinca, che in Nuovo Olimpo compare in un piccolo cameo). Personaggi ai quali non puoi che affezionarti. In questo film troviamo anche un altro personaggio femminile degno di nota: quello di Giulia, interpretata dalla bravissima Greta Scarano. Una donna davvero capace di amare.
Perché il fulcro del film e della storia, al di là del sesso e delle alterne vicende, è l’amore: quello offerto senza chiedere nulla in cambio. Quello tormentato, che si crogiola nei dolci ricordi del passato. Quello che si intuisce, sfuggente, attraverso i vetri di un finestrino. Quello impossibile, destinato a far palpitare il cuore per sempre.
Ozpetek sa raccontarlo con uno struggimento malinconico che ricorda quello di certi film di Almodovar – si pensi al recente cortometraggio Strange Way of Life – ma che, in definitiva, è pura essenza di Ferzan Ozpetek.