A quasi tre anni dall’uscita di Dune, Denis Villeneuve torna su Arrakis per raccontare al pubblico il prosieguo delle vicende, tratte dall’omonimo romanzo di Frank Herbert, che legano Paul Atreides, la spezia e il destino dell’impero cosmico. In questo secondo film, il cineasta canadese si allontana dai toni illustrativi del primo film per giungere all’esaltazione pura dell’azione, delle battaglie e delle emozioni: mentre, infatti, il primo film serviva a presentare allo spettatore un mondo narrativo chiaro e coeso (croce e delizia di Dune), il secondo, totalmente libero da quel tipo di imposizioni descrittive, è in grado di concentrarsi sull’epica, sulla meraviglia e sull’azione. La trama riprende la seconda parte del romanzo e segue la trasformazione del protagonista, Paul, da rifugiato e ricercato, a leader dei Fremen, la popolazione autoctona di Arrakis, e pretendente al trono imperiale.
Anche in questo seguito, come è stato per il primo, la regia e la fotografia riescono ad evocare perfettamente nello spettatore ciò che Herbert aveva immaginato e scritto. Partendo dalle coreografie e dalla messa in scena delle battaglie e degli scontri, passando per le varie scene mistiche e psichedeliche, giungendo infine alle immense distese di sabbia di Arrakis, allo sfarzo spartano del pianeta Harkonnen e alla grandiosa composizione degli insediamenti dei Fremen, Dune – Parte due è senza dubbio, dal punto di vista visivo, una delle migliori esperienze fantascientifiche presentate in sala degli ultimi anni.
Dal punto di vista narrativo, occorre dire che il film, al pari del precedente, si discosta dal libro sotto molti aspetti. Villeneuve, e Jon Spaiths, il cosceneggiatore, eliminano alcuni elementi per calcare la mano su altri. Tali scelte da una parte si rivelano vincenti (ad esempio l’approfondimento psicologico e narrativo legato al personaggio di Chani), da un’altra si rivelano necessarie (la riduzione del periodo che intercorre tra l’ambientamento di Paul tra i Fremen e la guerra all’imperatore) e da un’altra ancora figlie di una chiara volontà autoriale (la modifica del finale fa presagire ad un terzo film conclusivo. Desiderio manifestato anche dallo stesso regista). Queste modifiche, tuttavia, alterano l’equilibrio di una narrazione tanto bilanciata quanto precaria, quella dell’opera letteraria: nel corso del film, sebbene ciò non infici affatto la godibilità dell’opera, è possibile percepire dei passaggi un po’ problematici, fin troppo sbrigativi o eccessivamente semplicistici.
Il cast, in larga parte riconfermato (Timothée Chalamet, Zendaya, Rebecca Ferguson, Josh Brolin, Dave Bautista, Stellan Skarsgård e Javier Bardem), si arrichisce di nuovi interpreti: Austin Butler, nella parte del Na-Barone Feyd-Reutha; Florence Pugh, nel ruolo della Principessa Irulan, figlia dell’imperatore; Cristopher Walken, nel ruolo dell’imperatore Shaddam IV; Léa Seydoux, nella parte della Bene-Gesserit Margot Fenrig.
Le interpretazioni sono di buon livello, senza, tuttavia, la presenza di un nome in grado di svettare su tutti gli altri.
Dune – Parte due è un film di fantascienza da non perdere, l’epica e l’azione si mescolano in un colossal, che seppur con i suoi difetti, rappresenta un’esperienza visiva imperdibile per ogni appassionato di sci-fi che vuole dirsi tale.
Sebastian Angieri