Israele ha risposto all’Iran ma non rivendicherà l’attacco e, secondo molti analisti, la questione per ora può dirsi chiusa. Alle prime luci dell’alba di venerdì 19 aprile, giorno del compleanno della Guida Suprema iraniana Alì Khamenei, uno stormo di droni si è alzato in volo dal territorio israeliano diretto verso l’Iran centrale. Alle 5 circa si è saputo che l’obiettivo era la base militare dell’aeronautica nei pressi di Isfahan, a 350 km da Teheran. Si registrano anche attacchi nella regione siriana di Soueida, ha dichiarato in mattinata Afp citando una fonte locale.
Lo spazio aereo sulle grandi città iraniane è stato subito chiuso, la paura per l’arrivo dei missili di Tel Aviv ha messo in stato di allerta i sistemi di contraerea degli Ayatollah e si è subito convocato un gabinetto di guerra. In un primo momento si pensava che alcuni dei velivoli teleguidati fossero riusciti a colpire la base, lo aveva riportato il New York Times citando degli anonimi funzionari iraniani. Ma poi l’agenzia locale Tasnim ha chiarito che i boati derivavano dalle esplosioni dei droni colpiti dalla contraerea e che non si erano registrati danni a terra, dove si trova di stanza l’ottava divisione aviotrasportata dell’aeronautica militare di Teheran, «tranne qualche finestra rotta per gli edifici governativi nella città di Ghahjaverestan, nel nord-est di Isfahan». Inoltre, «le strutture nucleari della zona sono completamente sicure» ha aggiunto Tasnim prima che anche l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) confermasse che non si è registrato «alcun danno agli impianti nucleari iraniani». Anche perché per colpirle, dato che si trovano ben protette sottoterra, Israele avrebbe dovuto impiegare ben altra potenza di fuoco.
Si è trattato dunque di una rappresaglia simile, ma di minore portata e minore effetto scenografico, a quella di sabato scorso da parte dell’Iran. «Un segnale all’Iran che Israele ha la capacità di colpire all’interno del Paese» ha dichiarato una fonte anonima israeliana al Washington Post. Tuttavia, a quanto si è appreso in mattinata, è possibile che Israele non avesse alcuna intenzione di pubblicizzare l’attacco. Finora l’esercito di Tel Aviv non ha rilasciato alcun commento ufficiale. Ed è probabile che non lo farà. Secondo il Jerusalem Post, che cita fonti governative: ufficialmente, Israele non si assumerà la responsabilità di questo attacco per ragioni strategiche, onde evitare un ulteriore escalation. Secondo lo stesso quotidiano israeliano, non è chiaro il motivo per cui il Pentagono abbia rivelato ai media americani il coinvolgimento di Israele: «avrebbero potuto restare in silenzio» dicono le fonti, «avrebbero potuto preservare la dignità dell’Iran ed evitare di aggravare la situazione da soli».
L’Iran dal canto suo sembra voler evitare l’inasprirsi dello scontro. Secondo l’agenzia russa Tass, un alto funzionario iraniano ha affermato che Teheran non prevede una ritorsione immediata dopo l’azione militare di stanotte di Israele. Del resto, non è affatto scontato che l’Iran incolpi Israele. Per ora i portavoce delle forze armate hanno sminuito di molto l’attacco, non hanno annunciato rappresaglie e si sono riservati di accertare i responsabili di quello che vuole essere fatto passare come «un incidente». «Non è stato chiarito quale sia il Paese straniero da cui è stato generato l’incidente. Non abbiamo ricevuto alcun attacco esterno e non abbiamo in programma ritorsioni da attuare con urgenza», ha dichiarato una fonte ufficiale del governo iraniano alla stampa. Secondo altre fonti iraniane sentite dal New York Times il raid di stamane «è stato effettuato da piccoli droni, forse lanciati dall’interno del Paese stesso». Inoltre, riporta la stessa fonte, «i sistemi radar del Paese non hanno intercettato velivoli non identificati entrati nello spazio aereo dell’Iran». Il comandante in capo dell’Esercito iraniano, Abdolrahim Mousavi, si è spinto oltre e ha etichettato come «assurde» le indiscrezioni che attribuiscono ad Israele gli attacchi a Isfahan, come riporta Iran International. Per Mousavi le esplosioni sono derivate dall’abbattimento di «oggetti volanti». Riguardo ad una potenziale. Inoltre, Mousavi ha dichiarato che Israele «ha già visto la risposta dell’Iran» e che quindi non c’è bisogno di un’ulteriore azione immediata.
Il punto, in questa diatriba internazionale, sembra essere che gli Usa, nell’affrettarsi a dichiarare immediatamente di essere stati avvisati da Israele ma di non aver fornito alcuna autorizzazione a colpire, hanno complicato i piani israeliani. «Non abbiamo approvato la risposta», ha detto la un alto funzionario del Pentagono alla Cnn. Il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, avrebbe inoltre avuto una conversazione telefonica giovedì sera con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant rispetto alle «minacce regionali e alle azioni destabilizzanti dell’Iran in Medioriente», ma nessun cenno è stato fatto all’imminente attacco. Le reti NBC e la CNN, citando rispettivamente fonti informate sui fatti e un funzionario statunitense, hanno affermato però che Israele ha fornito a Washington una notifica preventiva dell’attacco. È dunque lecito pensare che gli Usa abbiano voluto immediatamente scaricare ogni eventuale responsabilità su Israele, anche alla luce del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di ieri sera dove sono stati più volte accusati di fomentare l’escalation in Medioriente.
Sabato Angieri