Non si placano le proteste in Georgia. Stamattina, i manifestanti filoeuropeisti che chiedono il ritiro della cosiddetta «legge russa» hanno provato a forzare i cordoni di sicurezza della polizia per entrare in Parlamento. Nell’aula, si stava discutendo una misura che imporrebbe a qualsiasi Ong o organizzazione mediatica che riceva più del 20 per cento dei propri finanziamenti dall’estero di registrarsi come «organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera». Secondo i manifestanti, la misura è la fotocopia della cosiddetta «legge sugli agenti stranieri» vigente in Russia e mira a inasprire il controllo sulla società civile e ad allontanare il Paese dall’Ue. Già nella primavera del 2023 c’era stato un primo tentativo di far passare un ddl simile ma, in seguito a delle partecipatissime proteste di piazza, si era deciso di accantonarlo. Il 9 aprile di quest’anno il partito Sogno georgiano ha presentato nuovamente la legge e ora siamo già alla seconda approvazione. Sogno georgiano è stato fondato nel 2012 dall’oligarca Bidzina Ivanishvili, che è considerato un alleato di ferro di Vladimir Putin, oltre a essere l’uomo più ricco della Georgia con un patrimonio di oltre 6,4 miliardi di dollari, ovvero una cifra superiore al bilancio statale della Georgia. Ivanishvili è stato premier della Georgia dal 2012 al 2013 e per i successivi 10 anni, secondo gli oppositori di Tiblisi, è stato colui che ha guidato nell’ombra la politica georgiana tenendo i fili dei rapporti con Mosca.
Dopo la seconda approvazione del testo, il 30 aprile, migliaia di manifestanti hanno invaso le strade della capitale georgiana e si sono registrati scontri con le forze dell’ordine in assetto anti-sommossa che ha usato cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e granate stordenti. “Ci opponiamo a tutto ciò che ci separa dall’Unione europea”, ha dichiarato uno dei giovani leader del movimento contro il disegno di legge, come riporta France Inter.
Oltre al controllo statale sulle ong e i media, la «legge sugli agenti stranieri», allontanerebbe la Georgia dall’Unione Europea, dalla quale ha ottenuto lo status di candidato nel dicembre 2023. I vertici di Bruxelles, infatti, hanno posto come condizione necessaria all’iter per l’ingresso di Tiblisi nell’Unione una serie di riforme sulla corruzione e la libertà di stampa. Per questo le proteste, che durano ormai da 3 settimane, si stanno trasformando sempre più in uno scontro tra chi vuole una Georgia filo-russa e chi guarda a Occidente. E lo spettro di Euromaidan e delle sue conseguenze per l’Ucraina, aleggia minaccioso nei discorsi di una parte e dell’altra.
Sabato Angieri