A 110 anni dal primo spettacolo messo in scena dai moderni al Teatro Greco di Siracusa , L’ Agamennone di Eschilo, l’INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico), in collaborazione con il MAXXI (Museo Nazionale d’arte contemporanea di Roma) per rappresentare la realtà cruenta e dolorosa della tragedia greca, ha affidato il manifesto della stagione teatrale a Enzo Cucchi, esponente del movimento della transavanguardia Italiana. Per il manifesto del Teatro Greco di Siracusa, Cucchi ha elaborato un’iconografia tra mito e tradizione, la “gorgone” dalle fauci spalancate e la testa di serpente che esce dalla “Triscele”, figura mitologica dalle tre gambe, metafora della Sicilia. L’artista rivisita la Trinacria in chiave simbolica e contemporanea, ne offre una parzialità, non la mostra completamente. Nella sua fisiognomica terrificante la figura emerge da uno sfondo rosso, che rappresenta il mar rosso, tragico e violento, indossando così l’immagine delle tragedie scelte per l’edizione 2024.
Al centro delle opere di quest’anno c’è la “follia” ; l’Aiace di Sofocle, diretto e interpretato da luca Micheletti. L’Aiace, punito da Atena perde il senno per la sua tracotanza (hybris) e Fedra (Ippolito portatore di corona) di Euripide che dopo 14 anni, debutta al Teatro Greco di Siracusa, per la regia di Paul Curran, traduzione di Nicola Crocetti.
Fedra, consumandosi nelle “malattia” è strumento di Afrodite per vendicarsi dell’indifferenza di Ippolito, questa è la lettura che prevede una macchinazione inarrestabile degli dei onnipotenti. Da un punto di vista contemporaneo Fedra è rappresentazione della spaccatura interna di una donna aristocratica che è causa della sua stessa rovina.
Il teatro al debutto è gremito di gente, la luce naturale durante la narrazione, dal tramonto al buio, accompagna la catarsi, invito della tragedia stessa.
La vicenda si svolge nei pressi di una struttura monumentale in costruzione o in restauro fatta di livelli, passerelle e scale che consentono lo sfruttamento della scena su più piani. Davanti all’impalcatura si erige un enorme volto di donna, sfondo per un video mapping che offre, al pubblico, attraverso delle proiezioni una lettura delle atmosfere emozionali dei protagonisti.
Al principio del dramma Ippolito ha al suo seguito un gruppo di giovani il cui aspetto suggerisce il festival di Woodstock, dall’altra parte il popolo è costituito da lavoratori delle più modeste classi sociali che indossano abiti moderni ad alta visibilità, tute, gilet, giacche catarifrangenti di grande impatto visivo nell’enorme spazio teatrale. Le linee degli abiti anche apparentemente più moderni, seguono le forme degli abiti antichi.
C’è un’evidente appartenenza al mondo classico con dettagli contemporanei che aiutano a collocare i protagonisti in un tempo più vicino, senza però cambiarne la percezione per come l’idea classica li suggerisce.
Il tentativo, ben riuscito, di Paul Curran di scardinare la tradizione, pur rispettando la direzione e i canoni perfettamente riconoscibili dell’identità classica, comincia già dal primo impatto visivo. Il lavoro in scena è in contatto con la realtà attuale non dando mai la percezione di essere eccessivamente artefatto. Appare una comprensione della tradizione ed un suo superamento che rende il testo attuale. è sorprendente riconoscere un lavoro artistico di tale fantasia pur rimanendo fedeli all’autorevolezza del testo di Euripide che vede Ferdra, Ippolito, Teseo e la Nutrice, portatori di tragedia, concorrere all’evoluzione della storia soggiogati da Afrodite sotto gli occhi impotenti di Artemide e delle corifee.
La scelta di traduzione in prosa ritmica, svincolata da un metro specifico, fatta da Crocetti è in linea con la ricerca di contemporaneità di Curran. Il traduttore alleggerisce il testo senza privarlo della sua densità e la prosa attribuisce credibilità, restituendo l’originale emozione, per un pubblico odierno.
L’obbiettivo dell’ INDA è di proteggere e portare avanti come discorso culturale la ricerca e lo studio per preservare soprattutto la lingua greca e questo passa anche per le proposte della stagione teatrale. Il lavoro di Curran è coerente con obbiettivo di divulgare ciò che appartiene ai tre tragediografi più importanti, Eschilo, Sofocle ed Euripide, nella volontà di offrire al pubblico il frutto dell’ingegno artistico di questi autori classici, rendendo evidente la perfezione di visione, pensiero e parola e l’attualità dei temi trattati dopo oltre duemila anni. Quest’anno oltre alle tragedie ci sarà un inserto di commedia in scena al Teatro Greco di Siracusa, dal 13 di giugno, coerente con la tematica della follia, il Miles Gloriosus, commedia di Plauto, diretta da Leo Musato.
Nella commedia di Plauto il soldato Pirgopolinice viene punito dagli uomini e non dagli dei per il delirio di credersi figlio di Marte e Venere.
Il Teatro Greco di Siracusa è il più popolare d’Italia, a livello di prosa. La sua capienza di 5mila posti ospita un pubblico vario di studenti, cittadini, la sensazione all’arrivo nell’anfiteatro è quella di far parte di un movimento, l’essere in presenza offre l’opportunità di prendersi un tipo di obbligo civile, un modo di far parte della società che ti propone un’ esperienza di elevazione culturale, sociale, artistica, com’ era concepito nella cultura greca e nella sua massima esposizione del 5 secolo a.c.