Israele alza il livello dello scontro e lancia due attacchi in Medioriente nel giro di 24 ore quando sembrava che gli accordi per la tregua a Gaza fossero più vicini.
Martedì è stata colpito un sobborgo di Beirut, con l’obiettivo di uccidere Fuad Shukr, comandante in seconda delle milizie di Hezbollah in Libano. La conferma ufficiale della morte del militare è arrivata solo il giorno dopo. Inizialmente Hezbollah aveva confermato che “il comandante si trovava nell’edificio colpito”, ma poi, verso le 18 di mercoledì la notizia del ritrovamento del corpo tra le macerie dell’edificio colpito è diventata ufficiale.
Israele ha accusato Shukr di essere il mandante dell’attacco missilistico che sabato 29 luglio ha ucciso 12 bambini drusi in un campo da calcio sulle alture del Golan. Hezbollah ha promesso una risposta e la tensione al confine tra Libano e Israele, dove si trova la missione dei Caschi blu dell’Onu a guida italiana (Unifil) è altissima.
Poche ore dopo, la stessa notte, un ordigno (probabilmente un drone, secondo altri un razzo teleguidato) ha colpito un palazzo di Teheran uccidendo Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas. Stavolta l’attacco è stato davvero studiato fin nei minimi dettagli, segno del fatto che Haniyeh era sicuramente sorvegliato da vicino dagli uomini dei Servizi segreti israeliani. I quali, probabilmente, hanno dato il via libera definitivo all’attacco mentre il politico palestinese dormiva. Per ora la provenienza dell’ordigno che ha ucciso Haniyeh resta sconosciuta.
Il problema è che, sebbene Haniyeh fosse stato condannato dalla Corte penale internazionale come uno dei responsabili dell’attuale guerra a Gaza (insieme, al premier israeliano Netanyahu e al suo ministro della Difesa Gallant) si è trattato di un attacco in un Paese terzo, “in violazione delle norme del diritto internazionale”, come ha dichiarato l’UE. Ora i vertici iraniani minacciano: “Li faremo pentire di quello che hanno fatto”. Dunque ci troviamo di nuovo in un contesto estremamente pericoloso in cui si attende una risposta da parte di Teheran, che potrebbe essere annunciata e scenografica come il 14 aprile scorso, oppure più violenta e inattesa
L’attacco è arrivato a un solo giorno dall’insediamento del neo-eletto presidente della Repubblica islamica, Masoud Pezeshkian, che tra l’altro aveva voluto Haniyeh alla cerimonia e si era fatto fotografare con lui più volte. Pezeshkian ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale in seguito all’uccisione di Haniyeh.
Sabato Angieri