Su Wikipedia lo chiamano “Springfield, Ohio, cat-eating hoax”. Ne parlano personalità in vista della destra americana – inclusi Donald Trump e JD Vance, concorrenti per le massime cariche di stato, e il quasi triliardario Elon Musk. Persino la donna che l’ha messo in giro per prima, in un post su Facebook senza fondamento, ha dichiarato di essersene pentita.
Eppure, nei primi giorni d’autunno, il mondo non parla d’altro: immigrati Haitiani, nella località di Springfield e fuori, che rapiscono i cani e gatti domestici dei residenti per mangiarli.
Springfield, Ohio: le origini di una diceria
La città di Springfield, Ohio, ha visto un aumento demografico della popolazione haitiana come parte di un’iniziativa per rimpinguare l’industria locale. Gli immigrati haitiani sono aumentati esponenzialmente dopo la diffusione della pandemia di Coronavirus nel 2020, e dopo l’assassinio del presidente di Haiti, Jovenel Moïse, il 7 giugno 2021, e rappresentano una frazione fondamentale della forza lavoro locale.
Nonostante tutto, a partire dal 2023 si sono verificate numerose istanze di crimini d’odio rivolti alla comunità. La chiesa Haitiana di Springfield è stata vandalizzata in due diverse occasioni, e il tradizionale festival Jazz & Blues, tenutosi nell’agosto 2024, è stato invaso da una squadraccia di neo-Nazisti, con bandiere e saluti romani. Nulla, però, in scala larga quanto la “cat-eating hoax”, lanciata in un gruppo di Facebook intitolato “Springfield Ohio Crime and Information”
L’autrice del post da cui ha avuto inizio ogni cosa è Erica Lee, e il gatto scomparso e mangiato apparterrebbe a una sua conoscenza o un amico. In una recente intervista per NBC News, Lee si è scusata per le sue azioni e per l’impatto che hanno avuto. “È esploso in qualcosa che non intendevo far succedere. Non sono una razzista; tutti sembrano trasformarlo in questo, e non era la mia intenzione”. Ma non c’è nulla che lei, o chiunque altro, sembra poter fare in questo momento per fermare le voci, le battute, e le dichiarazioni da politici repubblicani come Donald Trump e JD Vance.
Il riferimento compiuto dal candidato presidenziale repubblicano, durante un dibattito con l’avversaria Kamala Harris, il 10 settembre, è stato il trampolino di lancio della voce alla fama mondiale. “A Springfield, si mangiano i cani, la gente che è venuta, si mangiano i gatti. Si mangiano gli animali della gente che ci vive.”
Non solo gatti, ma anche cani, anatre e oche del parco. Appaiono in meme e immagini realizzate con l’IA, in cui immigrati vestiti di stracci si avventano famelici sulle prede inermi, o stretti nel rassicurante abbraccio di un Donald Trump digitale. E per chi fa notare che non vi è alcuna prova di attacchi di tale tipo – a Springfield sono stati trovati gatti morti dopo l’annuncio, ma senza colpevoli certificati, e senza che nessuno di essi mostrasse segni di consumo alimentare – JD Vance risponderà di saperlo benissimo: l’importante è diffondere una storia memorabile che attiri l’attenzione del pubblico e dei media.
“Se devo creare delle storie perché i media americani prestino attenzione alla sofferenza del popolo americano, io lo farò.”
Quello che Vance non sembra sapere è la lunga storia alle spalle delle sue azioni. Una storia già raccontata, di bugie già conosciute, che chiunque appartenga a una categoria razzializzata conosce a memoria.
Dal colonialismo al covid: la creazione del disgusto
L’immagine del “selvaggio” che si nutre di creature viventi, animali o addirittura umani, è tristemente ingranata nella cultura popolare.
L’archetipo del cannibale è il più noto e crudele. Innumerevoli media popolari ne hanno fatto uso: da numerosi cartoni animati classici, della Disney o della Warner Bros. – che ne ha realizzati ben undici, chiamati “Censored Eleven”, dai contenuti così degradanti da essere cancellati dalla circolazione – fino a One Piece, il fumetto più popolare di sempre, ai suoi esordi negli anni novanta.
Le sue origini, come tassello piccolo ma letale della macchina coloniale, risalgono alla colonizzazione stessa, raccontate nei rapporti di Cristoforo Colombo sui popoli indigeni delle Americhe. Un nemico che mancasse di rispetto alle più basiche regole di convivenza civile, dopotutto, giustificava più facilmente la sua completa soggiogazione da parte della “civilizzata” europa.
“Il cannibalismo”, scrive Manuel Barcia per l’Università di Leeds, sezione di Storia, “è stato spesso discusso in riferimento a società pre-industriali, e soprattutto nel caso di popoli africani è stato una costante, a prescindere dalle loro particolari origini, tradizioni culturali e relazioni con altre culture e società.”
E può fare effetto anche senza toccare la carne umana. L’animale domestico, che si tratti di gatti e cani o di creature più particolari, è considerato nelle case bianche “per bene” come parte della famiglia. L’accusa rivolta alla comunità haitiana, senza alcun fondamento, indica una vera e propria “rottura” di una legge di civiltà. Ottimo terreno per alimentare crimini d’odio.
L’idea che fuori dall’Europa esistano tradizioni culinarie destinate a mostrare disgusto, anche senza toccare la carne umana, fa parte di questa medesima linea di conquista. Un bersaglio frequente di questo tipo di malelingue è la comunità cinese, la prima ad essere colpita da restrizioni severe rivolte strettamente a una comunità immigrata.
Non a caso, studiosi come la professoressa cinese May-lee Chai presso la San Francisco State University, hanno compiuto paragoni tra l’inganno dei gatti mangiati e un comune pregiudizio razzista verso gli asiatici. La truffa dei gatti mangiati è qui accostata a una serie di voci sinofobiche diffuse nei primi giorni della pandemia di Coronavirus, secondo le quali in Cina si mangino frequentemente non solo pipistrelli, ma anche topi, cani, e persino feti. Lo stereotipo si è poi esteso anche ad altre culture asiatiche, come quella filippina, thailandese, cambogiana e coreana.
David Rasavong, proprietario di un ristorante thailandese a Fresno, racconta la sua esperienza con il pregiudizio alimentare in un articolo per AP. “Da quando la pandemia ha acceso per la prima volta le ostilità anti-asiatiche, le comunità AAPI (Asian American and Pacific Islanders, asiatici americani e nativi del Pacifico) hanno provato a prendere il controllo della narrativa per cui il cibo Asiatico sia sporco, strambo, esotico”.
La cucina che per Rasavong rappresenta un legame culturale forte, commemorata nei ritratti di famiglia e nei murali che raffigurano il viaggio della sua famiglia da Laos alla California, diventa un modo per insultare lui e la sua gente.
Simili pregiudizi legati all’alimentazione hanno colpito anche italoamericani e messicani, con slur razzisti rivolti alle categorie in riferimento, rispettivamente, all’alimentazione a base di aglio o di fagioli.
Fino ad arrivare, oggi, alla truffa dei gatti mangiati. Non sorprende dunque che la comunità haitiana in America sia non solo colpita dal vivo, ma fin troppo famigliare con questo tipo di discorsi. L’accusa specifica di mangiare cani è tuttavia una triste novità per loro, e apre a livelli di persecuzione razzista mai visto prima.
Nelle parole di Anthony Ocampo, professore di sociologia della California State Polytechnic University di Pomona, “da come gli americani bianchi hanno posizionato sé stessi come culturalmente e moralmente superiori, questo è un atto di basso livello per scatenare la xenofobia in modo molto rapido”.
Vi è inoltre un altro strato di malizia nel mangiare un animale domestico, o un animale di “proprietà pubblica” come anatre e oche, è inoltre associato popolarmente con la povertà. La carne di gatto, nello specifico, è stata spesso consumata come cibo d’emergenza – anche e soprattutto da bianchi ed europei – in periodo di guerra, quando le risorse sono scarse. L’accusa rivolta alla comunità haitiana rivela dunque un ulteriore, insidioso strato di pregiudizio.
E non si può dunque non citare le parole del giornalista del New York Times David French, in un commento sulla questione in un podcast. Per “il nucleo dei MAGA” diffondere le notizie a effetto, a prescindere dalla loro veridicità, è un’attività di interazione sociale. “Se è vero, fantastico. Se non è vero, chi se ne importa? Loro si divertono.”
Flaminia Zacchilli