Cantanti per Trump: Jason Aldean e il country
Nell’agosto 2024, la superstar del country americano Jason Aldean ottiene il suo primo posto nella classifica Billboard. La canzone che glielo regala si chiama «Try That In A Small Town», “provateci in un paesino”.
Provate a fare cosa? A puntare un’arma in faccia al commesso di un negozio, sputare in faccia ai poliziotti, calpestare e bruciare le bandiere americane. Tutte attività nelle quali, a quanto pare, sono soliti cimentarsi gli spudorati giovani di sinistra che popolano le grandi città. Ma se quei giovanotti tentassero di ripetere tale comportamento in una cittadina di campagna, popolata da “bravi ragazzi all’antica” disposti a lottare con le unghie e con i denti per proteggere i loro diritti e il fucile avuto dal nonno.
In un ambiente country in cui le nuove leve cercano di aprirsi al resto del mondo musicale, abbattendo le barriere di razzismo, sessismo e omofobia che si sono erette attorno al loro genere, Jason Aldean si fa testimonial del suo zoccolo duro più tradizionalista e conservatore. Un aspetto del country che è sempre esistito al suo interno, anche ai tempi di Woody Guthrie e della sua chitarra con su scritto «questa macchina uccide i fascisti», ma che nei tempi moderni ha trovato un suo messia: Donald Trump.
«Try That In A Small Town» e Donald Trump sono inestricabilmente legate; si sostengono, si complimentano e si promuovono a vicenda. Il testo della canzone è una raffigurazione caricaturale e incompleta delle proteste di sinistra verificatesi durante gli anni della presidenza Trump.
Dopo il tentato assassinio di Donald Trump, il 14 luglio 2024, Aldean ha dedicato una performance di «Try That In A Small Town» all’ex presidente. Trump ha ricambiato il tributo l’8 ottobre: durante un concerto di beneficenza di Aldean si è presentato a sorpresa sul suo palcoscenico, rivolgendogli una dedica durante un discorso presso la Convention Nazionale Repubblicana.
Alla riunione era presente un’altra superstar, Kid Rock, che si è esibito in alcuni vecchi successi. La sua prima dedica ufficiale alla destra americana è «Don’t Tell Me How To Live», singolo del suo album «Bad Reputation». Appaiono tutti i punti di conversazione correnti: i “millenial” offesi per ogni cosa, le “fake news”, i trofei di partecipazione e la percepita “mollezza” della “nuova generazione”.
E se questa presa di posizione pareva vaga, il singolo seguente avrebbe reso chiare le idee del cantante di «All Summer Long».
Il 2 ottobre 2021, mentre il pilota automobilistico Brandon Brown veniva intervistato dopo la sua vittoria alla Talladega Superspeedway, un coro di tifosi prese a urlare «f**k Joe Biden» sullo sfondo. L’imbarazzata intervistatrice Kelli Stavast cercò di mettere da parte il coro come un tifo per Brown, «let’s go Brandon», “forza Brandon”. Da allora “let’s go Brandon” è diventato l’abbreviazione di un insulto a Biden – e quello stesso coro è citato da Kid Rock nel secondo singolo, «We The People».
Seguono tra gli altri un video virale su Facebook: «you f**k with Trump? You f**k with me», e una comparsata a un’apparizione pubblica durante la corsa presidenziale del 2024.
Il mondo del country è dunque uno dei più attivi per Trump. Artisti come Travis Tritt, Billy Ray Cyrus, Gabby Barrett o Hank Williams Jr, figlio del re dell’honkytonk, hanno reso noto il loro sostegno. Ma sorprenderà la presenza di un zoccolo duro di seguaci del MAGA anche nel mondo del rap.
Cantanti per Trump: i rapper
L’elemento più vocale è Kanye West, o Ye, anch’egli temporaneamente candidato alle presidenziali. Il controverso rapper ha reso noto il suo interesse per il tycoon già dal 2016, incontrandolo nell’Ufficio Ovale per discutere di questioni multiculturali. Nel 2017 dichiarò che «se avesse potuto avrebbe votato per Trump». Nel 2024 non ha cambiato idea: «Trump tutto il giorno» dichiara a Febbraio ai paparazzi.
Tra le nuove leve spiccano invece DaBaby, caduto in disgrazia nel 2021 dopo una serie di commenti omofobi sull’HIV, e Kodak Black, che nel 2021 ha ricevuto dall’allora presidente l’amnistia per il carcere. Tale decisione, che ha coinvolto altri colleghi come Lil Wayne, ha contribuito ad ammorbidire la percezione pubblica del Don.
Sorprendono i numerosi nomi femminili: la più riconoscibile è Sexxy Red, rapper debuttante che sembra vedere in Trump un paladino della sua gente. «Sì, nel ghetto supportano Trump», dichiara all’intervistatore web Theo Von. «Pensavano fosse razzista, che diceva c*zzatine sulle donne. Ma quando ha cominciato a tirar fuori di galera i neri e dare alla gente quei soldi gratis. Aww baby, noi amiamo Trump. Lo rivogliamo in ufficio. […] Trump, ci manchi».
La rapper fa riferimento al programma PPP, «Congress’ Paycheck Protection Program», un programma proposto da Trump per sovvenzionare le compagnie. Quest’ultimo era rivolto soprattutto a una clientela abbiente, e non ha mai avuto l’intenzione di «dare soldi gratis».
Anche la controversa Azealia Banks e M.I.A., la cantante di Paper Planes, hanno sostenuto Donald Trump sui loro social media.
Musicisti per Harris: Katy Perry e «Woman’s World»
Tra i seguaci di Kamala Harris, invece, poche voci sono forti come quella di Katy Perry, che ha omaggiato la candidata con un edit del suo ultimo singolo. «Woman’s World» è un’ingenua celebrazione della forza delle donne, non apprezzata dalla critica o dal pubblico, e realizzata in collaborazione con un produttore – Lukasz Gottwald, in arte Dr. Luke – accusato di violenza sessuale dalla collega Kesha; ma alla California Gurl per eccellenza bastano poche frasi-slogan per rendere chiara la sua posizione. «È un mondo di donne, e tu sei fortunata a viverci/festeggiamo, perché non ce ne andremo da nessuna parte».
Un tempo avversa all’etichetta di “femminista”, Katy Perry ha iniziato ad abbracciare invece tale ruolo nel 2016, durante un’altra gara presidenziale: quella tra Trump e Hillary Clinton, la sua candidata favorita. Perry l’aveva spesso accompagnata sul palco, e ha colorato di nero i propri canali social dopo la sconfitta di lei alle presidenziali. Ora la si vede andare in giro per New York con in testa un berretto con su scritto «Harris/Walz», i nomi dei candidati che sostiene.
Musicisti per Harris: «Kamala Is Brat» e la “gattara” Taylor Swift
Perry non è l’unica a combinare il suo sostengo per Harris con la sua musica. Charli XCX ha dominato l’estate del 2024 con Brat, il suo ultimo album: pur essendo britannica, la cantante di «Boom Clap» esprime la sua posizione con un post su X di poche parole.
«Kamala IS brat» fa il giro della rete e diventa un meme, ma contribuisce anche all’identità politica della candidata: una donna giovane, alla mano, al passo con i tempi, che prende le situazioni con ironia.
Durante le elezioni del 2016, Taylor Swift era stata oggetto di scrutinio pubblico per il suo silenzio sull’argomento. Già allora la cantante di «Shake It Off» era una delle popstar più famose del mondo, e la sua posizione avrebbe potuto rappresentare una notevole influenza. Questa possibilità è divenuta certezza il 5 marzo 2016, durante le elezioni primarie dello stato del Tennesee, in cui Swift ha usato i suoi canali social per spingere i fan a votare. Quelle particolari elezioni ricevettero una percentuale di partecipanti superiore del 22,5% all’anno prima.
Nel 2020, Swift ha messo in chiaro il suo sostegno per Joe Biden, proclamando di essere intenzionata a votare per lui e sfornando biscotti con slogan a suo favore dipinti nella glassa. Nel 2024 ha mantenuto un forte silenzio, ma è stata costretta a spezzarlo quando Donald Trump ha usato la sua canzone «22» in un video musicale.
L’11 settembre 2024, Taylor Swift ha pubblicato una sua foto assieme a un gatto – per poi ironicamente un’affermazione di JD Vance sulle «gattare senza figli» – e dichiarato la sua intenzione di votare per Kamala Harris.
«Ritengo che [Harris] sia una comandante solida e dotata, e credo che possiamo ottenere molto di più in questo paese se siamo girati dalla calma e non dal caso. Sono stata commossa e impressionata dalla sua selezione di compagno di corsa, @timwalz, che ha sostenuto i diritti LGBT+, la fecondazione in vitro e il diritto di una donna sul proprio corpo per decadi».
I seguaci di Kamala Harris nel mondo della musica coprono una vasta gamma di demografie e generi. Da vecchie leggende come Neil Young, Stevie Wonder, Patti LaBelle, Linda Rondstadt, Bruce Springsteen, Barbra Streisand e Stevie Nicks, a rapper socialmente impegnati come Common e Chance the Rapper, a tutte le popstar del momento. Dalle sorelle Bailey, Chloe e Halle, a Lady Gaga, dalla stella nascente Gracie Abrams a Kesha; e poi Janelle Monae, Mandy Moore, Laufey, Ariana Grande, Jack Johnson, P!nk, Sia, Usher, Jennifer Lopez e Demi Lovato.
Notevole, però, che molti sostenitori sembrino motivati più dal disprezzo verso Trump che da effettivo sostegno verso la candidata. Nelle parole di Joan Baez, un’altra vecchia leggenda che sostiene la potenziale prima donna presidente, «saremo fortunati se saremo eliminati dal cambiamento climatico, perché allora Trump non avrà tempo di preparare i campi di morte. È orrendo, ma è vero.»
Flaminia Zacchilli