Governo Trump, esplodono le cripto. Complice Musk

Governo Trump, esplodono le cripto. Complice Musk

Trump e le criptovalute

A seguito del trionfo elettorale di Donald Trump, le criptovalute hanno subito un’impennata: svetta tra le altre il BitCoin.

Tra gli effetti collaterali dell’elezione di Donald Trump a 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America ce n’è anche uno, di natura economica, che si differenzia da tutti gli altri: la crescita potenziale del valore delle criptovalute.

Scopriamo insieme come, perché e in quale misura l’insediamento del nuovo presidente influenzerà questo scenario, che è allo stesso tempo economico e tecnologico.

Uno dei consiglieri di Trump è il re del Bitcoin

Uno dei fattori decisivi è determinato dalle persone di cui si sta circondando il presidente neo-eletto. A partire da un consigliere: il miliardario Howard Lutnick, CEO della società di servizi finanziari Cantor Fitzgerald. Lutnick ha apertamente dichiarato il suo appoggio alle criptovalute, e in particolare a Bitcoin, che ha definito una commodity al pari dell’oro e del petrolio.

Mesi prima dell’elezione di Trump, lo scorso 27 luglio, aveva preso parte alla conferenza Bitcoin 2024, annunciando il lancio di un programma di prestito di BTC che offrirà “una leva finanziaria a coloro che possiedono Bitcoin”, stanziando un capitale pari a 2 miliardi di dollari.

Lutnick non è un semplice consigliere, bensì il co-direttore del team di transizione del presidente Trump: un ruolo che gli assicurerà grande potere e influenza nel team presidenziale.

Elon Musk, tra DOGEcoin e innovazione tecnologica

L’altro uomo che è fortemente legato alle criptovalute, delle quali è grande sostenitore, è Elon Musk. Nominato da Trump capo del DOGE, acronimo di Department Of Government Efficiency, avrà inevitabilmente un forte impatto sulle criptovalute.

Grande fan delle crypto, ha sostenuto in particolare la DOGEcoin, che ha più volte descritto come “la valuta del futuro della Terra”, definendosi “The DogeFather”. Le ha dedicato svariati tweet, che hanno avuto come effetto principale quello di incrementarne il valore.

 

(I Dogecoin potrebbero essere le mie criptovalute preferite. E’ molto cool, ndr)

Per il suo aperto sostegno alla criptovaluta ha anche rischiato una causa da 256 miliardi di dollari, che gli era stata intentata da alcuni investitori che lo accusavano di aver sostenuto il DOGEcoin in modo ingannevole, definendolo “un investimento legittimo quando invece non ha alcun valore”.

Che cos’è il DOGEcoin?

Chiariamo che cos’è e com’è nata la DOGEcoin: si tratta di una criptovaluta creata per scherzo da Billy Markus e Jackson Palmer nel 2013. È nata come parodia del Bitcoin e si è rapidamente diffusa grazie ai meme. È anche la prima valuta token a tema cani: rappresenta un cane Shiba Inu.

Nel corso degli anni il suo valore non ha ancora mai raggiunto il dollaro: il suo massimo storico risale al 2021, quando riuscì a raggiungere un picco di 0,71 dollari. Stando alle stime di CoinPedia, però, il suo valore potrebbe superare la fatidica soglia di un dollaro entro la fine di quest’anno.

Attualmente, il DOGEcoin è la sesta criptovaluta per diffusione dopo Bitcoin, Ethereum, Tether USDt, Solana e Bnb.

Il Bitcoin nella seconda era Trump

Il Bitcoin sta scalando posizioni nella classifica degli asset (beni rifugio, ndr) di maggior valore a livello mondiale: attualmente, occupa la nona posizione e ha superato anche Meta di Mark Zuckerberg.

Per intenderci, al primo posto c’è l’oro, al secondo NDIVIA, l’azienda tech che produce schede grafiche per computer, al terzo Apple. L’asset più vicino per valore al BitCoin è l’argento, che si trova giusto una posizione più in alto.

A pochi giorni dall’elezione di Donald Trump, il 12 novembre, il valore di questa criptovaluta ha superato la soglia dei 93.000 dollari, e si stima che possa superare anche il tetto dei 100.000.

Gli stati Usa iniziano a prendere provvedimenti in materia

Uno dei primi a prendere provvedimenti in materia di Bitcoin è stata la Pennsylvania: lo scorso 14 novembre, i rappresentanti della Camera hanno presentato il Pennsylvania Bitcoin Strategic Reserve Act, un disegno di legge che consentirebbe al tesoro dello stato di detenere Bitcoin nel proprio bilancio.

La proposta è stata avanzata dal deputato repubblicano Mike Cabell.

Le promesse elettorali di Trump

Le criptovalute sono state esplicitamente menzionate da Trump in alcune promesse elettorali: in primo luogo quella di creare una riserva nazionale grazie ai 16 miliardi in Bitcoin accumulati dal governo Usa tramite sequestri di beni. Cui segue quella di non vendere i 207.000 BitCoin attualmente detenuti dagli Stati Uniti e l’annuncio del lancio di una nuova piattaforma di criptovalute denominata The DeFiant Ones.

Promesse che si accompagnano a quella di tagliare progressivamente i tassi d’interesse, rendendo più facile prendere in prestito denaro. Tutto ciò denota politiche decisamente più friendly e fiduciose nei confronti delle cripto rispetto a quelle messe in atto nel corso del primo mandato presidenziale.

Una promessa che non è stata buttata lì per caso, dal momento che pare che il 20% degli elettori registrati negli Stati Uniti possegga criptovalute. Una percentuale elevata, considerato un sondaggio del Pew Research Center Survey secondo il quale il 63% degli statunitensi non si fiderebbe delle criptovalute.

Criptovalute che Trump ha sfruttato in campagna elettorale per portare acqua al suo mulino screditando i Dem. A ottobre, riferendosi al Securities and Exchange Commission Chair Gary Gensler, ha sottolineato: “Gensler è completamente contrario. I democratici sono completamente contrari”.

A luglio, l’allora candidato presidente si era spinto a dire che, se avesse vinto le elezioni, avrebbe fatto degli Stati Uniti “la capitale cripto del pianeta e la superpotenza Bitcoin del mondo”.

Che fosse una boutade o che le sue parole fossero espressione di un piano concreto una cosa è certa: sta per avere inizio una nuova “età dell’oro” poco materiale e molto digital.

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