A portare l’attenzione sull’aumento della distanza tra ricchi e poveri è il rapporto Oxfam 2025, presentato al Forum economico di Davos.
L’ultimo rapporto Oxfam, dedicato alle diseguaglianze nel mondo, riporta dati che fanno accapponare la pelle che mostrano come, in maniera esponenziale, stia crescendo sempre di più il gap, ormai incolmabile, tra ricchi e poveri.
Ma analizziamo insieme i dati rilevati.
Quasi il 50% della popolazione mondiale è povera
Quasi la metà della popolazione mondiale (che ammonta, complessivamente, a poco più di 8 miliardi di persone) vive in uno stato di povertà assoluta. Stato che viene considerato tale se l’individuo preso in esame vive con meno di 7 dollari al giorno. Una soglia bassissima oltre la quale, comunque, non è detto che si riesca a sopravvivere dignitosamente.
I poveri nel mondo, selezionati in base a questo criterio, sarebbero ben 3,5 miliardi.
Colonialism is not dead: da dove vengono i soldi?
L’executive summary del rapporto Oxfam esordisce così: “it’s never been a better time to be a billionaire”. Non c’è mai stata un’epoca migliore per essere un miliardario. Il perché è presto spiegato: infatti, stando a quanto rilevato, nel 2024 la ricchezza dei miliardari sarebbe cresciuta tre volte più velocemente rispetto al 2023. Si prevede che entro un decennio ci saranno cinque trilionari. Eppure il numero di persone che vivono in povertà, complici crisi economiche e climatiche e guerre, sarebbe rimasto pressoché invariato dal 1990.
Il report Oxfam ha un titolo significativo: “Takers, not makers”. Un titolo duro che allude alla natura dei ricchi di oggi: sfruttatori, non ideatori, creatori, di qualcosa. Un dato importante da evidenziare, quindi, è la fonte di questa ricchezza: il 60% proviene da eredità, nepotismo, corruzione o potere monopolistico. La storia, fatta anche di lunghe dominazioni coloniali in svariati Paesi del Sud del mondo, ha avuto le sue gravi conseguenze, avvantaggiando solo le persone più ricche. I più poveri, le persone razzializzate, le donne e i gruppi marginalizzati sono stati – e continuano a essere – sistematicamente sfruttati a un costo umano enorme.
Il mondo di oggi, sotto molti aspetti, rimane coloniale. Un cittadino belga tipo, ad esempio, ha un potere di voto alla Banca Mondiale 180 volte superiore rispetto a un cittadino etiope. E il sistema si alimenta estraendo ricchezze dal Sud del mondo per trasferirla al super-ricco 1% del Nord al ritmo di 30 milioni di dollari all’ora.
E in Italia? I dati del rapporto Oxfam
Anche in Italia crescono in modo esponenziale le disuguaglianze inerenti la distribuzione della ricchezza.
Secondo il rapporto Oxfam 2025, in Italia a metà del 2024 il 10% più ricco delle famiglie possedeva oltre otto volte la ricchezza detenuta dalla metà più povera. Un divario che è cresciuto rispetto di 6,3 volte rispetto al 2010, evidenziando una concentrazione della ricchezza sempre più marcata. In parole povere, ça va sans dire, 71 persone detengono un patrimonio complessivo di 272 miliardi di euro. Nell’ultimo anno, la ricchezza dei miliardari italiani è cresciuta di 61,1 miliardi di euro, raggiungendo un totale di 272,5 miliardi, di cui il 63% è attribuibile a eredità.
Tra il 2010 e il 2024, la quota di ricchezza del top 10% è passata dal 52,5% al 59,7%, mentre quella del bottom 50% si è ridotta dall’8,3% al 7,4%. La concentrazione si accentua ulteriormente se si considera il 5% più ricco, che detiene il 47,7% della ricchezza nazionale, quasi il 20% in più rispetto al 90% più povero.
Di contro, cresce la povertà assoluta. Nel 2023 ha riguardato 2,2 milioni di famiglie, pari a 5,7 milioni di persone, incapaci di sostenere i costi di beni e servizi essenziali per una vita dignitosa. L’incidenza della povertà familiare è aumentata dall’8,3% all’8,4%, mentre quella individuale è rimasta stabile al 9,7%.
Nonostante il miglioramento del mercato del lavoro, con un tasso di occupazione al 62,4% e un calo della disoccupazione al 5,7%, l’elevata inflazione ha penalizzato le famiglie meno abbienti. Ad aggravare la situazione ha contribuito anche la transizione dal Reddito di Cittadinanza all’Assegno di Inclusione, che si è accompagnata a una riduzione dei beneficiari pari al 37,6%.
Tornando al mercato del lavoro italiano, questo presenta squilibri territoriali e segmentazioni. Giovani e donne continuano a essere sottorappresentati, contraddistinti da condizioni lavorative precarie e salari bassi nella maggior parte dei casi. Il salario medio reale è rimasto invariato negli ultimi 30 anni, e l’inflazione cumulata tra il 2019 e il 2023 ha causato una riduzione del salario reale di oltre 10 punti percentuali. La mancanza di una politica del salario minimo, i contratti a termine e le ridotte tutele sarebbero alcuni dei fattori che stanno accentuando le disuguaglianze.
Autonomia differenziata e iniquità fiscale: due punti critici
La legge sull’autonomia differenziata del 2024 ha sollevato timori di accentuare le disuguaglianze territoriali. Il trasferimento di competenze alle Regioni senza adeguate garanzie rischia di compromettere l’uguaglianza nell’accesso ai servizi pubblici, già fortemente differenziati in base al territorio.
Per come è strutturato, il sistema fiscale italiano favorisce i contribuenti più ricchi, che versano proporzionalmente meno rispetto ai cittadini a reddito più basso. Le riforme fiscali del 2024, inclusa la revisione dell’IRPEF e l’ampliamento del regime forfettario, hanno aggravato l’iniquità fiscale, tradendo il principio di democrazia fiscale.
I contribuenti più abbienti continuano a beneficiare di privilegi significativi: tra il 1995 e il 2016, lo 0,1% dei cittadini italiani più ricchi ha aumentato la propria quota di ricchezza dal 5,5% al 9,4%.
Le raccomandazioni di Oxfam
Queste le buone pratiche che Oxfam consiglia di mettere in atto al governo italiano:
- Garantire un sistema di reddito minimo universale.
- Disincentivare i contratti non standard e promuovere la contrattazione collettiva.
- Introdurre un salario minimo legale.
- Perseguire politiche industriali orientate alla creazione di occupazione stabile e di qualità.
- Riformare il sistema fiscale, introducendo un’imposta progressiva sui grandi patrimoni e rafforzando la lotta all’evasione.
- Abrogare la legge sull’autonomia differenziata per tutelare l’uguaglianza territoriale.
Difficile che le orecchie del governo Meloni si tendano davvero in ascolto di questi pochi, ma preziosi, consigli.
Giulia Bucelli