È stato presentato in anteprima, a Roma, all’Auditorium Parco della Musica il nuovo film di James Mangold, “A Complete Unknown”. Il biopic basato sul libro “Dylan Goes Electric!” di Elijah Wald, propone un immaginario appassionato fatto di desiderio e ideali per cui lottare anche attraverso l’arte. Se il protagonista di questa narrazione non si chiamasse Bob Dylan, ci troveremmo davanti al racconto di un giovane di provincia, che mosso dalla scintilla della musica arriva a New York e con grande sentimento e determinazione trova il suo ispiratore e punto di riferimento musicale Woody Guthrie, (Scoot McNairy), che è in fin di vita in un ospedale, con lui c’è Pete Seeger (Edward Norton) che prende il giovane sotto la sua ala e lo introduce nel panorama artistico musicale folk. In breve tempo, destreggiandosi senza troppa fatica nel confronto amoroso con due donne, Joan Baez (Monica Barbaro) e Silvie Russo (Elle Fanning) il ragazzo viene raggiunto dal successo. Il protagonista di questa storia, però, è Bob Dylan, restituito da James Mangold in un’operazione che si discosta del biopic inteso come una raccolta per lo più quantitativa di informazioni biografiche ma che propone un preminente punto d’osservazione.
Questo lavoro cinematografico offre infatti sfumature cangianti del personaggio di Dylan, tenendo in considerazione una porzione circoscritta della vita dell’artista, l’ascesa nel folk dal nulla.
Siamo nel 1961, la lotta contro i poteri forti, proposta nei testi delle canzoni e l’ostinato anticonformismo di Dylan che torna anche nella trasformazione da icona di una generazione che gridava le sue ragioni politiche e sociali attraverso sonorità folk, alla svolta del rock. Scelta coraggiosa che si manifesta al Newport folk Festival nel 1965. Il fuoco del film è sulla musica, sulla dimensione umana e aurorale, come se il biopic trovasse le sue uniche ragioni nei testi di Dylan, facendosi veicolo di un richiamo al risveglio del pensiero e della coscienza critica. Per le due ore e venti di film l’elemento sonoro è dominante rispetto al resto, al limite con il musical. Nell’interpretazione del personaggio di Dylan la fisicità aiuta Timothée Chalamet, che con professionismo non si costringe nell’imitazione vocale, nel cantare, ma propone un’interpretazione godibile di molti brani dell’elenco di Dylan. L’intero cast di attori diretto da James Mangold offre interpretazioni capaci di restituire il fervore di un’epoca viva di resistenza e trasformazione.