Non è insolito per Vicenzo De Luca scontrarsi sia con i suoi compagni di partito, sia con i suoi rivali politici. Sin dalla sua prima vittoria nelle elezioni campane del 2015, il presidente della Campania non ha infatti mai esitato ad andare contro la volontà del Partito Democratico e le proteste degli altri partiti per perseguire i suoi progetti politici.
La sua decisione di candidarsi per un terzo mandato come presidente della regione Campania, nonostante la ferma opposizione della segretaria PD Elly Schlein, non ha quindi sorpreso i suoi sostenitori e critici. Pochi potevano però prevedere il terremoto politico innescato dalla sua decisione: non solo la presidenza della Campania rappresenta un tassello fondamentale per la continuazione dell’alleanza politica tra il Pd e i Cinque Stelle, ma la ricandidatura di De Luca ha anche riacceso le tensioni all’interno della coalizione governativa di Giorgia Meloni.
La Campania è una delle poche regioni italiane in cui il partito di Giuseppe Conte supera il 10% nei sondaggi. Per questo motivo, l’accordo nazionale tra PD e Movimento Cinque Stelle prevede che la guida della coalizione di centro-sinistra alle prossime elezioni campane verrà affidata ad un membro del partito pentastellato. Il rifiuto di De Luca di ritirarsi indebolisce quindi il progetto politico di Elly Schlein. La leader del PD rischia di essere accusata di non riuscire a controllare i membri del suo stesso partito e di perdere così il sostegno dei Cinque Stelle, rivelatosi fondamentale nelle elezioni regionali in Sardegna e in Umbria del 2024.
Nonostante i toni duri contro De Luca, la Schlein e i suoi collaboratori sembrano però riluttanti all’idea di espellere l’attuale presidente della Campania dal partito. Secondo i sondaggi, De Luca è ancora molto popolare tra gli elettori campani (con un indice di gradimento che si aggira attorno al 60%) e il PD teme che potrebbe presentarsi come candidato indipendente alle prossime elezioni regionali nel caso in cui fosse espulso dal partito del Nazareno. Questo scenario spaccherebbe in due l’elettorato del centro-sinistra in Campania, avvantaggiando soprattutto la lista elettorale di centro-destra. Per risolvere questo problema, la Schlein starebbe cercando di trovare un accordo con De Luca. Il politico campano è forse disposto a fare marcia indietro, a patto che il figlio faccia parte della lista elettorale del PD alle prossime elezioni regionali e la garanzia di potersi ricandidare per un quinto mandato come sindaco di Salerno.
Rimane però l’incognita del potenziale successore di De Luca come capolista alle prossime elezioni regionali. Il politico campano ha proposto il suo vicepresidente Fulvio Bonavitacola o l’assessore alla Scuola Lucia Fortini, mentre il PD preferisce l’ex presidente della Camera dei deputati Roberto Fico o l’ex ministro Sergio Costa (entrambi membri del Movimento Cinque Stelle). Elly Schlein non è però l’unica politica italiana allarmata da quanto sta succedendo in Campania. Sebbene la terza ricandidatura di De Luca metta in difficoltà l’opposizione, anche la presidente del consiglio Giorgia Meloni si è infatti espressa duramente contro la sua scelta. Nel corso della conferenza stampa di inizio anno, Meloni ha annunciato che farà ricorso presso la Corte Costituzionale contro la legge regionale della Campania sul terzo mandato. La speranza del governo è che l’organo giudiziario giudicherà la legge incostituzionale, portando così alla sua abrogazione ed impedendo a De Luca di ricandidarsi per un ulteriore mandato.
La Meloni è disposta a lasciare la Campania in mano al centro sinistra, se questo significa espandere ulteriormente l’influenza di Fratelli d’Italia nelle poche regioni italiane ancora controllate dalla Lega. Nel corso degli ultimi due anni, Fratelli di Italia è infatti riuscito a soppiantare il partito di Salvini come principale forza politica nel Nord Italia e ora punta a fare lo stesso anche in Lombardia e Veneto. Anche se Luca Zaia e Attilio Fontana, rispettivamente presidente del Veneto e presidente della Lombardia, sono ancora molto popolari nelle loro regioni, entrambi sono oramai giunti alla fine del loro secondo mandato. Per questo motivo, la Meloni sostiene che i prossimi candidati del centro destra per la presidenza delle due regioni settentrionali dovrebbero essere scelti dalle file del suo partito in modo da rispecchiare i rapporti di forza presenti all’interno della coalizione governativa.
La corsa al terzo mandato di De Luca ha però messo in crisi il piano di Fratelli d’Italia. Zaia ha infatti espresso pieno supporto per la decisione del politico piddino e vuole seguire il suo esempio. Usando argomenti simili a quelli usati dal presidente della Campania, il politico leghista ha accusato Roma di voler scavalcare la volontà dei veneti con l’imposizione di un candidato non adatto per i bisogni della regione. Come De Luca, anche Zaia e i politici leghisti veneti sarebbero pronti a candidarsi con una lista elettorale separata dal resto del centro-destra, a meno che la Meloni non rinunci ad imporre un suo candidato. Non è una minaccia da poco: secondo i sondaggi, la lista elettorale di Zaia potrebbe riuscire a raccogliere il 40% dei consensi alle prossime elezioni regionali senza bisogno di alcuna alleanza con le altre forze politiche.
La rivolta di Zaia rappresenta un duplice problema per il governo. Da un lato, rischia di mettere in discussione il ruolo di leader incontrastata del centro-destra italiano di Meloni. Dall’altro lato, c’è il timore che lo scontro tra Zaia e la presidente del consiglio possa portare al defenestramento di Salvini come leader della Lega. Una parte crescente della Lega, capitanata dai governatori leghisti del nord-est, ritiene infatti che sotto la direzione di Salvini il partito si sia allontanato troppo dai suoi programmi politici originali (ad esempio la richiesta di maggiore autonomia interna per le regioni del nord), provocando così le numerose sconfitte elettorali degli ultimi anni, e che l’alleanza con Giorgia Meloni si sia rivelata controproducente.
L’unico modo per assicurare la sopravvivenza della Lega è trovare un nuovo capopartito e abbandonare la coalizione governativa formata con Fratelli d’Italia. L’aperta opposizione di Zaia alle richieste della Meloni rafforza quindi il fronte anti-Salvini nella Lega in vista del congresso del partito previsto per il prossimo febbraio.
A questo punto, non rimane che aspettare. Forse gli accordi sottobanco o la sentenza della Corte Costituzionale porranno fine a questa crisi ancora prima che abbia inizio. O forse la testardaggine di De Luca causerà il collasso dell’intricata rete di alleanze che compongono sia le forze politiche al governo, sia quelle all’opposizione.
Raffaele Gaggioli