L’insurrezione armata guidata da Evgenij Prigozhin, il capo della compagnia di mercenari Wagner, si è conclusa senza alterare l’assetto del potere russo. Questo è quanto ci è dato vedere in superficie, posto che la dinamica dei fatti di questi giorni rimane ancora in gran parte oscura. Se i giornali statunitensi riportano che i vertici USA fossero al corrente dei piani di Prigozhin, secondo molti analisti questo varrebbe anche per il Cremlino. Cosa è dunque accaduto, affinché Mosca non prevenisse gli eventi? Possibile ipotizzare che il capo della Wagner abbia preso preventivamente contatti con settori dell’establishment russo contrari a Putin, di modo che questi potessero mettere i bastoni tra le ruote al tentativo di reazione governativa. D’altro canto ci si domanda cosa abbia offerto il presidente bielorusso Lukashenko per conto di Putin per far sì che l’avanzata delle truppe della Wagner si arrestasse. Si rincorrono le voci secondo cui sul piatto ci sarebbero le teste di Shoigu e Gerasimov, rispettivamente ministro della difesa russo e comandante in capo delle operazioni militari in Ucraina. Nell’immediato è prevedibile che non accada nulla di appariscente – destituire i due in questo momento, se questa ipotesi dovesse vedersi confermata sarebbe uno smacco pubblico troppo evidente per Putin, confermando la sottomissione al ricatto di Prigozhin. È anche facile presumere che Prigozhin stesso dovrà mantenersi lontano dalla Russia per un periodo, rifugiando probabilmente in Africa, dove i suoi mercenari hanno forti interessi in svariati paesi. Il quadro è composito e tuttora difficile da delineare nel suo complesso, quel che è certo – riflessione condivisa dai principali organi di stampa internazionali – è che quanto accaduto nelle ultime ore mostra una crepa inedita nel potere di Putin.
A cura di Sabato Angieri
Regia di Ciro Colonna