“Akira”, film fantascientifico di animazione scritto e diretto da Katsuhiro Ōtomo e uscito originariamente nel 1988, è tornato in sala per delle proiezioni evento per celebrare i suoi 35 anni. Tale opera, universalmente riconosciuta come uno dei lungometraggi, non solo di animazione, più importanti della storia del medium, ha affascinato e continua ad affascinare un pubblico di persone sconfinato.
Ogni fase produttiva e realizzativa del film merita un approfondimento per le innovazioni e i cambiamenti che ha generato nell’industria cinematografica.
Dal punto di vista produttivo, “Akira” ha una storia incredibile. Il film fu prodotto con la chiara intenzione di dar battaglia alle grandi produzioni animate statunitensi e quindi, nonostante il tema trattato sia legato a doppio nodo con la storia del Giappone, fu pensato già in origine per un mercato mondiale. A corroborare ciò c’è il budget esorbitante: 1,1 miliardi di Yen (quasi 9 milioni di dollari). Un dispendio economico quasi impensabile per l’epoca e infatti per mettere insieme questa cifra fu istituita una sorta di cordata produttiva, la “Akira Committee”, formata da sette delle più grandi società di produzione giapponese (Kodansha, Mainichi Broadcasting System, Bandai, Hakuhodo, Toho, LaserDisc Corporation e Smitomo Corporation).
Nonostante la difficoltà, la scommessa fu vinta e oltre agli enormi incassi che “Akira” conquistò nei botteghini di tutto il mondo, la pellicola di Ōtomo contribuì alla diffusione dei prodotti cinematografici (e non) d’animazione giapponese, prima dello Studio Ghibli.
La resa grafica è ancora oggi straordinaria. Com’è facile immaginare l’impegno messo nella realizzazione delle animazioni fu uno dei fattori principali a far gonfiare i costi produttivi. Tale cura per i dettagli è visibile in ogni singolo fotogramma del film. La fluidità dell’immagine mostrata a schermo fu per l’epoca senza precedenti e la Neo-Tokyo che fa da sfondo al film risulta, nel suo look futuristico e distopico, estremamente plausibile e realistica.
Vedendolo oggi, “Akira” restituisce ancora quella sensazione di meraviglia che colpì gli occhi degli spettatori per la prima volta nel 1988.
Persino l’aspetto legato alla trama e alla narrazione merita il suo approfondimento. Ōtomo, infatti, fu anche e soprattutto un mangaka ed “Akira” oltre ad essere un capolavoro del cinema è anche un capolavoro del fumetto.
La realizzazione dell’opera nei due media fu portata avanti in contemporanea: di fatto il film iniziò il suo ciclo produttivo quando l’opera cartacea era intorno alla metà e uscì nelle sale cinematografiche prima della corrispettiva fine. Pertanto, la trama del film segue quella della sua controparte cartacea fino ad un determinato punto per poi evolversi in un modo totalmente diverso; tralascia alcuni aspetti delle vicende narrate nel fumetto, cambiando alcune sfumature di significato del racconto e cambiando totalmente il finale.
Nonostante ciò, lo sfondo narrativo è lo stesso e, come detto, è strettamente collegato alla cultura giapponese: “Akira” infatti tratta diverse tematiche centrali nella ricostruzione della società giapponese successiva alla sconfitta patita in guerra. Si parte dalla pericolosità delle armi atomiche, e si arriva alle sottoculture giovanili giapponesi, passando per l’incapacità gestionale dei politici non in grado di riedificare la comunità e le difficoltà della popolazione che sembra seguire come unica legge quella del più forte.
In conclusione “Akira” è un film epocale che ha segnato l’immaginario collettivo in modo trasversale, cambiando per sempre l’intero genere della fantascienza; molti registi e artisti affermati provenienti da tutto il mondo indicano il film diretto da Ōtomo come influenza diretta e, senza dubbio, molti altri che verranno in futuro continueranno a guardare ad “Akira” come una fonte di ispirazione.
Sebastian Angieri