Trionfatore assoluto al Festival di Cannes dove è risultato vincitore della Palma d’oro, Anora segna il ritorno di Sean Baker nelle sale a tre anni di distanza dall’uscita di Red Rocket.
Ani – un’abbreviazione del suo vero nome troppo legato alle sue origine russe – lavora come spogliarellista in uno strip club di New York e sembra non avere né sogni né prospettive, fatta eccezione per il denaro. L’inaspettata svolta arriva quando durante uno dei suoi turni di lavoro incontra Vanja, il rampollo della famiglia di un ricchissimo oligarca russo. I due iniziano una relazione basata sulle smisurate somme di denaro che il giovanissimo è disposto a pagare per comprare il tempo – e il corpo – della protagonista e dopo un periodo all’insegna del divertimento e del sesso sfrenato, finiscono con lo sposarsi. La protagonista, infatti, abbagliata dal lusso estremo e da possibilità che non ha mai neanche considerato è incapace di leggere lucidamente la prospettiva certamente fallimentare di tale unione. A tal proposito, tutto cambia nuovamente quando la notizia del matrimonio fa il giro del mondo e raggiunge i genitori di Vanja: questi, infatti, mandano dei loro emissari per rimediare a quella che è ritenuta l’ennesima bravata di un figlio viziato e immaturo.
È evidente sin da subito che Sean Baker rovescia il mito della prostituta e del gentiluomo narrato in Pretty Woman per raccontare, pur con toni estremamente grotteschi, una storia di sogni infranti tremendamente reale. La protagonista, giovane e già apparentemente incastrata in una situazione senza via d’uscita, è consapevole di tutto ciò che potrebbe accadere sposando un uomo come Vanja e, nonostante tutto, lo fa lo stesso. Il folgorante stile di vita del giovane russo abbaglia Ani che travolta dal denaro e da piaceri effimeri e immediati mette da parte il suo giudizio per provare finalmente ad essere una vincente. Questo tentativo si scontra però presto con la realtà e proprio quando la ragazza comprende la reale natura del suo legame con il russo il film cambia totalmente registro passando dal realistico al grottesco e dai toni, seppur stravolti ed esagerati, della rom-com alla comicità – divisa tra lo slapstick, la satira e il surreale. Questa commistione, tuttavia, rappresenta allo stesso tempo il più grande pregio e il più grande difetto della pellicola. Il rovesciamento della favola hollywoodiana al centro del film porta con sé, infatti, una certa dose di prevedibilità che se da una parte risulta funzionale, dall’altra indebolisce diverse svolte narrative. Le sequenze della seconda metà del film Anora, invece, pur molto divertenti non sono particolarmente originali e di certo non sono figlie di un’esigenza di innovare i canoni del racconto. Al netto di ciò, va esplicitato che il finale riesce lo stesso a emozionare poiché aggiunge un risvolto emotivo fondamentale per la comprensione totale del personaggio della protagonista.
Dal punto di vista recitativo, tutti gli attori del cast sono in grado di concedere allo spettatore interpretazioni estremamente convincenti; nonostante l’alto livello generale, tuttavia, due attori riescono a svettare sopra gli altri: Mikey Madison e Jurij Borisov. I due, rispettivamente nelle parti della protagonista e dello scagnozzo della famiglia russa, riescono a comunicare con abilità la sensibilità solita di cui Baker carica i personaggi provenienti dagli strati più bassi della società.
Il film Anora uscirà nelle sale il 7 novembre.
Sebastian Angieri