Da thriller a dramma per uno dei migliori film dell’anno
Dopo esser stato presentato in anteprima nazionale alla Festa del Cinema di Roma, lo scorso 13 aprile è uscito nelle sale cinematografiche As Bestas, l’ultima fatica del regista spagnolo Rodrigo Sorogoyen.
Ispirata a fatti realmente accaduti, la sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Sorogoyen in coppia con la sua collaboratrice fissa Isabel Peña e narra la storia di un conflitto economico, sociale e culturale tra due famiglie profondamente diverse che sorge in un paese quasi disabitato della Galizia.
Da una parte ci sono Antoine e Olga, una coppia francese di borghesi che si è trasferita in quella zona per cambiare totalmente le loro abitudini e per stabilire un contatto profondo con la natura; dall’altra ci sono i fratelli Xan e Loren Anta, contadini stufi delle amarezze e ristrettezze della vita rurale. Il motivo scatenante del disaccordo tra i due è l’offerta monetaria che la comunità locale riceve da un’azienda energetica intenta a costruire una serie di pale eoliche in quella zona. Tutti sono disposti ad accettare l’accordo ad eccezione di Antoine e Olga.
Da questo disaccordo prendono vita le vicende narrate nel film.
Sorogoyen dirige magistralmente una pellicola in grado di mostrare le ragioni sia dei protagonisti, una coppia di coniugi vicina allo spettatore appartenente alla classe media, sia degli antagonisti, al contrario dei precedenti, lontanissimi dal cittadino medio.
Questi ultimi sebbene possano superficialmente apparire mostruosi e dissennati, ad uno sguardo approfondito, risultano ragionevoli nel loro delirio.
Un’ulteriore prova di merito del regista sta nel cambio di registro linguistico e di genere presente nel film intorno ai tre quarti della sua durata. Prendendo in contropiede lo spettatore, il film cambia punto di vista e si trasforma da thriller puro in dramma, andando ad aggiungere ancor più sfumature nella vicenda generale.
Dal punto di vista fotografico il film è sontuoso. Di tutte le scene presenti, se ne può prendere in esempio una, che restituisce l’idea dell’elevata qualità dell’opera. La scena in questione vede su schermo da una parte i fratelli Anta e dal lato opposto Antoine che discutono delle loro motivazioni in merito alla questione legata all’azienda energetica. La composizione fotografica ci esplicita l’intenzione significante: si tratta di un’inquadratura fissa di lunga durata che vede i tre personaggi ripresi di tre quarti e a mezzo busto. La luce entra dal lato destro, lo stesso nel quale è presente Antoine. In questo modo le parti illuminate in scena sono la schiena di quest’ultimo e i volti dei fratelli. Una composizione sapientemente composta visto che questa lunghissima inquadratura fissa mette sotto un’altra “luce” i fratelli che qui confessano, per bocca di Xan, la loro stanchezza, le loro aspirazioni e le loro paure. È proprio grazie a questa sequenza che lo spettatore riesce a cambiare prospettiva e a comprendere in parte anche le ragioni di quei due personaggi così apparentemente distanti.
Il cast, composto tra gli altri da Denis Ménochet, Marina Foïs e Luis Zahera restituisce allo spettatore interpretazione eccellenti e credibili senza scadere mai nella rappresentazione stereotipata.
In conclusione, “As Bestas” è un grande film, capace di descrivere con sapienza i conflitti che si frappongono fra uomini profondamente diversi e si candida senza dubbio ad essere uno dei migliori film dell’anno.
Sebastian Angieri