Assemblea! di Michele Santoro, tra sogni di pace, terra e dignità

Assemblea! di Michele Santoro, tra sogni di pace, terra e dignità

Ieri sera si è tenuta la chiacchieratissima assemblea di Michele Santoro al Teatro Ghione di Roma: un vero e proprio appello popolare. Non una chiamata alle armi dal momento che proprio le armi si propone di combattere.

All’invito a partecipare hanno risposto in parecchi, con una platea pressoché sold out. Alla faccia di chi, dalle pagine di un quotidiano come Repubblica, sconsigliava le persone di spendere 10 euro per sostenere un evento simile.
L’assemblea, sebbene composta soprattutto da uomini di un’età media compresa tra i 55 e i 75 anni, è gremita e piuttosto eterogenea. Ad animare la zona relatori ci sono 8 sedie, 4 per lato, sulle quali prendono posto le persone che interverranno ufficialmente, alternate per genere.

Verso le 16:30 si accendono le luci sul palco: l’assemblea è aperta.

Assemblea: le tematiche del giorno

Quali siano le tematiche portanti di questa assemblea è chiarito dal nome dell’evento: “Assemblea per la pace, la terra, la dignità”. in tre punti cardine, un programma perfetto per la sinistra.
E, in effetti, lo scopo non dichiarato della mossa di Michele Santoro, qui al Ghione, è provare a rifondare la sinistra, partendo dai suoi cavalli di battaglia e restituendole un’identità che sembra avere perduto da tempo. Sebbene l’appello a partecipare all’assemblea fosse rivolto ai “militanti di tutti i partiti”.
La pace, comunque, è il punto di partenza di ogni disquisizione. Ed è un tasto dolente, dal momento che anche la leader del Partito Democratico, Elly Schlein, è stata molto reticente sul tema, non dichiarandosi mai a favore della pace come disarmo delle nazioni.
I no dell’assemblea sono molti: alla costituzione di un esercito europeo, alla non neutralità dell’Europa, all’ecocidio. Ma anche alla demonizzazione della Russia.

Gli interventi

Tra riflessioni linguistiche, sul significato della parola “pacifista” e della “ribellione” – “tornare al bello, non al bellico” – si interrogano Ginevra Bompiani e Alessandro Bergonzoni.
Poi è la volta di Vauro, caustico disegnatore, che si lancia in un toccante elenco degli ultimi della terra e vi si aggancia per presentare il capitano Ultimo, fondatore della ONLUS Mistica, e Mimmo Lucano, entrambi colpevoli del “reato di accoglienza” per le loro azioni solidali.

Guerra significa devastazione ambientale ma anche malattie: lo sottolinea Andrea Cocco, che ricorda che nella Regione Sardegna 373 chilometri quadrati sono destinati ad aree militari italiane e registrano alti tassi di incidenza di leucemia.

Poi è l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris a far notare un’anomalia: “Appoggiamo una guerra senza stare in stato di guerra”. Per lui, l’imperativo è “scuotere le coscienze, istigare i sogni” e “unire le persone che si devono muovere, agitare”.

Nella discussione irrompe Maurizio Cacciari, che parla della necessità di un “grande accordo, che potrebbe essere ottenuto da quelle potenze che non sono grandi stati imperiali”, come l’India e il Brasile.

Un barlume di speranza arriva dal giornalista Raniero La Valle: “Dai tempi di Antigone, è stata la coscienza e non il potere a cambiare le cose”. Ma La Valle ammonisce: “Il fascismo non è finito, e tutti i fascismi europei sono nati come conseguenza di una guerra”. Per lui, una standing ovation.

A scuotere le coscienze del pubblico ci pensa Chloe Bertini, attivista di Ultima Generazione: Ognuno di noi ha un potere che deve risvegliare adesso”. Incalza la platea: “Dove sono le persone in piazza? Non sentiamo il nostro potere perché non sentiamo nulla davvero. Perché deleghiamo la nostra rabbia”.

Appaiono, poi, altri giovani battaglieri: come lo street artist Jorit, che ha dedicato un controverso murale a una vittima del Donbass. E Giorgio Pizio, attivista per il clima nel Mediterraneo che ricorda una questione fondamentale inerente il cambiamento climatico: “Cento aziende sono responsabili del 71% delle emissioni globali”.

Un progetto in fase di definizione

Santoro, al termine dell’Assemblea, mette le mani avanti: “INTRAPRENDIAMO un cammino, non stiamo decidendo niente di definitivo”. La sostanza del suo progetto è ricca ma ancora in fase di definizione. Diventerà un movimento trasversale in grado di esercitare pressioni in Europa o un soggetto partitico? E’ ancora presto per dirlo.

Quello che esce fuori con prepotenza da questa prima sessione di confronto di teste e di intenti è, comunque, l’assoluta necessità di contribuire al raggiungimento della pace. Una premessa imprescindibile per costruire il rispetto per i diritti umani e per l’ambiente, portando avanti un progetto di assoluta trasparenza.

Perché, come recita una frase di Julian Assange citata nel corso dell’assemblea, “se le guerre possono essere avviate dalle bugie, esse possono essere fermate dalla verità”.

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