Cent'anni dalla Marcia su Roma
La Marcia su Roma è stata raccontata con enfasi dal regime mussoliniano, che non ha esitato a parlare di “rivoluzione fascista” nel riferirsi agli eventi degli ultimi giorni di ottobre del 1922. Di contro, all’evento è stata dedicata un’attenzione relativamente ridotta in epoca repubblicana, con un ribaltamento di senso che ha finito per derubricare la presenza di trecentomila uomini in armi alle porte di Roma ad atto simbolico senza maggiore significato storico e politico. Si notano molti elementi ancora controversi nell’analizzare i fatti di quei giorni – non ultimo quanto Mussolini effettivamente credesse nell’opportunità dell’iniziativa – ma è innegabile che la pressione armata sulla monarchia affinché consegnasse il governo nelle mani di Mussolini non fu un dato marginale. D’altro canto, la monarchia ci mise del proprio “rifiutandosi di controfirmare lo stato d’assedio votato all’unanimità dal già dimissionario governo Facta” e scongiurando nella sostanza la possibilità che le milizie fasciste – male armate e scarsamente inquadrate militarmente – potessero essere respinte dall’esercito regio. Nell’approcciarsi alla questione giova ricordare come il fascismo non sarebbe mai giunto al potere “senza il sostegno delle classi padronali, in particolare del latifondo agrario, per conto delle quali aveva sedato violentemente i moti socialisti e le ondate di scioperi degli anni precedenti”.
Se salta alla vista la coincidenza storica tra il centenario della presa del potere da parte di Mussolini e la salita a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni, “le radici storiche di Fratelli d’Italia, sono da ricercare maggiormente nell’esperienza della RSI e nelle componenti giovanili del MSI degli anni ’80, che non nel fascismo di regime”. Ciò non toglie che “per quanto Meloni presumibilmente desideri che si parli il meno possibile della Marcia su Roma in questi giorni, le frange movimentiste a lei vicine – in particolare Casapound – non potranno evitare di celebrare la ricorrenza”.