Il celebre – e mai troppo celebrato – regista statunitense David Lynch è morto oggi, 16 gennaio, alla soglia dei 79 anni. A diffondere la tragica notizia sono stati i suoi familiari attraverso un post pubblicato sulla pagina Facebook del cineasta.
Lynch, da sempre grande fumatore, aveva annunciato nel corso del 2024 di soffrire di enfisema e aveva quindi comunicato la sua impossibilità a dirigere nuove opere. Una scelta tanto necessaria quanto sofferta per un uomo geniale che ha seguito per tutta la sua vita un percorso guidato dall’arte in ogni sua forma.
Musicista, pittore e ovviamente regista, Lynch girò il suo primo lungometraggio nel corso di sei anni. Da questo periodo travagliato e sofferto nacque Eraserhead, un’opera in grado di tracciare un segno indelebile nella storia del cinema, contribuendo anche a creare il filone – tutt’altro che unitario – dei Midnight Movies. Da allora, da quell’opera figlia dell’assurdo e del surreale, Lynch è diventato uno dei registi più apprezzati dagli spettatori di tutto il mondo.
Nel corso della sua carriera il cineasta ha approfondito tematiche legate al microcosmo contenuto all’interno di ogni uomo, descrivendo visivamente i viaggi all’interno della mente e dell’inconscio dei suoi personaggi. Da sempre restio a spiegare o anche solo a descrivere le sequenze contenute all’interno delle sue opere, Lynch ha dato vita, grazie alla sua capacità di sognare, immaginare e in seguito catturare immagini grandiose, ad una poetica della perdizione inconscia: da Eraserhead a Inland Empire, passando per Strade Perdute e Mulholland Drive, il cineasta statunitense ha descritto con maestria la complessità di una dimensione che va oltre il reale, il tangibile e il personale.
Non mancano le eccezioni, come il colossal fantascientifico Dune (prodotto da Dino De Laurentiis e figlio del travagliato rapporto del regista con quest’ultimo), il drammatico Una storia vera o il pastiche narrativo Cuore Selvaggio. Impossibile, inoltre, non citare quella che forse è la sua opera più grande e che, tuttavia, non fu destinata alle sale bensì ai massicci televisori degli anni ’90: la serie che ha cambiato per sempre il modo di fare serialità in televisione, ovvero Twin Peaks.
In questo triste giorno, uno dei più grandi registi di sempre ci ha lasciato, tuttavia l’eredità artistica che Lynch ha lasciato continuerà ad accompagnare ogni appassionato di cinema pronto a cogliere la sfida del suo cinema. Come la stessa famiglia scrive nel post pubblicato su facebook: «Keep your eye on the donut and not on the hole».
Sebastian Angieri