Elezioni in Sudafrica, il 29 maggio hanno luogo le settime elezioni politiche da quando il Paese è diventato una democrazia.
Dopo secoli di occupazione coloniale bianca, iniziata ufficialmente nel 1652 con la costruzione, da parte degli occupanti olandesi, dell’insediamento di Città del Capo, destinata poi a diventare la capitale del Paese, il Sudafrica ha combattuto molte battaglie per affrancarsi dai suoi dominatori.
Dopo essere nato, nel 1910, come agglomerato di colonie, prendendo il nome di Unione Sudafricana, nel 1948 ha subito l’instaurazione dell’apartheid, finendo sotto l’egida del National Party, partito politico filo-nazista. L’apartheid terminò ufficialmente solo 43 anni dopo, nel 1991, con l’abolizione delle ultime leggi segregazioniste. Decisivo fu il contributo di Nelson Mandela, che passò 27 anni della sua vita in carcere per opporsi al regime, venendo scarcerato nel 1990.
Partiamo da qui, dalla tormentata storia di questo Paese, per raccontare quelle che sono le imminenti elezioni in Sudafrica.
Una panoramica sull’attuale governo
Il Sudafrica è una democrazia molto giovane: vi sono indette elezioni politiche democratiche dal 1994. I cittadini sono chiamati al voto ogni 5 anni, da quando il dominio politico della minoranza bianca ha avuto fine. Queste saranno le settime elezioni politiche democratiche del Paese, e coinvolgeranno quasi 28 milioni di elettori registrati.
Il presidente attualmente in carica è Cyril Ramaphosa, 71 anni, esponente di spicco del Congresso Nazionale Africano (ANC). Avvocato e sindacalista, negli anni ha reso l’Unione Nazionale dei Minatori il sindacato più potente del Paese. Uomo vicinissimo a Mandela negli anni Novanta, fu un uomo chiave della fine dell’apartheid e l’inizio di una nuova fase democratica. È presidente del suo partito dal 18 dicembre 2017 e occupa la carica di presidente del Sudafrica dal 2020.
Elezioni in Sudafrica 2024, il quadro dei contendenti
Sono quattro i principali partiti in corsa. Il primo è il governo che ha la maggioranza di governo, l’African National Congress (ANC), dato per favorito. Nelle ultime elezioni del 2019 conquistò il 57,50% dei voti.
Tra le altre forze politiche, la più importante è la Democratic Alliance (DA, Alleanza Democratica), il cui candidato è il bianco John Steenhuisen. Quarantotto anni, originario di Durban, molto attivo sui social, Steenhuisen afferma che “la gente guarda oltre la razza, dando importanza alla competenza, alla capacità di portare a termine le cose e di essere in grado di mantenere le promesse”. L’analista politico Richard Calland lo descrive così: “Dà l’impressione di essere una persona privilegiata, ma inconsapevole, ignara del contesto, ignara della realtà vissuta dalla maggior parte dei sudafricani”. Nelle elezioni del 2019 il DA, sotto la guida di Mmusi Maimane, conquistò il 20,77% delle preferenze.
In corsa per questa tornata elettorale c’è anche l’uMkhonto weSizwe (MK), in lingua zulu “lancia della nazione”, che come candidato presidente esprime Jacob Zuma. Dei candidati Zuma è l’unico ad essere già stato Presidente del Sudafrica (dal 2009 al 2018, ndr). Oggi 81enne, esponente dell’ANC come Ramaphosa, fu ugualmente impegnato nella lotta anti-apartheid e fu rinchiuso nel carcere di Robben Island per 10 anni.
Il suo partito prende nome proprio dall’omonimo braccio armato dell’ANC ai tempi della lotta. La sua popolarità entrò in crisi durante il decennio del 2010, quando l’allora presidente fu indagato per corruzione, stupro, frode e riciclaggio di denaro. Presidente dell’ANC, fu costretto a dimettersi per lasciare il posto a Ramaphosa nel 2017. Il 20 maggio scorso la Corte Costituzionale sudafricana lo ha dichiarato ineleggibile a causa di una condanna a quindici mesi di prigione risalente al 2021: nessuno, infatti, può candidarsi alle elezioni se condannato a una pena detentiva superiore ai 12 mesi.
Il quarto e ultimo grande contendente è il partito degli Economic Freedom Fighters (EFF, il partito dei Combattenti della Libertà Economica), rappresentato da Julius Malema. Malema è il candidato più giovane (43 anni, ndr), è stato un membro dell’ANC dalla tenera età di 9 anni fino all’espulsione, nel 2012. Un anno dopo ha fondato l’EFF. È stato più volte condannato per incitamento all’odio (ama intonare il canto anti-apartheid “Kill the Boer, Kill the Farmer”) e, nel 2012, è stato accusato per frode, riciclaggio di denaro e racket. Il suo EFF viene descritto come un movimento anti-capitalista di ispirazione marxista, è il terzo partito per numero di seggi in Parlamento e alle scorse elezioni raccolse il 10,79% dei voti.
Tra i partiti “minori” in corsa vale la pena menzionare il Freedom Front Plus (FF+), fondato da Constand Viljoen nel 1994, che include la maggioranza dei bianchi afrikaaner. Il suo candidato presidente è Pieter Groenewald, unico bianco di queste elezioni assieme a Steenhuisen.
Un altro attore da considerare è l’Inkatha Freedom Party (IFP), presieduto da Velenkosini Hlabisa, un partito di più antica fondazione (1975) nato da una scissione dell’ANC. Partito di destra, sostiene la nascita di un regno zulu autonomo.
Concludiamo la carrellata con il partito più giovane di queste elezioni: Action SA, fondato nel 2020 e rappresentato da Herman Mashaba. Alla stregua del Movimento 5Stelle all’epoca della sua comparsa in Italia, questo partito rivendica il fatto di essere “un team di individui competenti” che offriranno “un’alternativa credibile all’attuale establishment politico fallito”, non includendo “politici di carriera o leader compromessi”.
Elezioni in Sudafrica, le prospettive e i sondaggi
Le elezioni in Sudafrica di quest’anno potrebbero riservare sorprese. È probabile che questa sarà la prima volta in 30 anni in cui l’ANC riceverà meno del 50% delle preferenze. Alle ultime elezioni ne aveva ricevute il 57,5%.
Stando ad un recente sondaggio pre-elettorale, riportato dal The Economist, il maggiore partito potrebbe ottenere circa il 43% dei voti. Al secondo posto il DA, che si stima che possa raggiungere quota 22%. A pari merito l’MK e l’EFF, con il 12% dei voti ciascuno.
Stando a un sondaggio IPSOS dello scorso aprile, le elezioni in Sudafrica sono caratterizzate da “incertezza e desiderio di cambiamento”. Il dato che emerge con più evidenza è che più di un terzo (il 35%) degli elettori registrati afferma che “nessun partito politico rappresenta veramente le loro opinioni”. Stando alle stime IPSOS, solo il 23% degli elettori ritiene che il Paese stia andando nella giusta direzione, mentre due terzi (66%) pensano che la “direzione attuale” del paese sia sbagliata. La fiducia nei confronti del partito di governo è in calo: stando al sondaggio, solo il 38% degli intervistati crede che l’ANC manterrà le sue promesse elettorali.
Mentre si mantiene stabile il consenso del DA, che incontra il favore di un quinto dell’elettorato, è più incerta la situazione per l’MK e l’EFF, che è il partito più giovane e radicale tra quelli in ballo per queste elezioni.
Queste le proiezioni del sondaggio IPSOS in occasione di tre diverse rilevazioni: mostrano come il consenso verso i partiti, nel tempo, sia generalmente calato, fatta eccezione per il DA, l’MK e i partiti di minore entità.
Il calo più significativo? Quello subito dall’EFF dal 6 febbraio a fine aprile.
Per questo studio, l’IPSOS ha analizzato dati raccolti in tutte e 9 le province del Sudafrica, aree rurali incluse, sulla base di un campione di 2.545 elettori registrati.
A rendere ancora più incerta la situazione è il cambiamento nella modalità di voto e nei candidati eleggibili. In queste elezioni, infatti, gli ufficiali dell’Independent Electoral Commission (IEC) consegneranno agli elettori tre diverse schede elettorali. E, per la prima volta, parteciperanno alcuni candidati indipendenti.
Grande peso eserciterà l’elettorato femminile: la percentuale degli elettori di sesso femminile è infatti pari al 55,24% del totale.
I bacini elettorali: le 9 province sudafricane
Sono nove le province del Sudafrica: Capo Occidentale, Capo Orientale, Capo Settentrionale, Gauteng, KwaZulu-Natal, Limpopo, Mpumalanga, Nordovest, Stato Libero. Di queste, le province chiave che determineranno maggiormente il corso di queste elezioni sono due: Gauteng e KwaZulu-Natal, le province più popolose, cui fanno capo rispettivamente il 23,6% e il 20,7% dell’elettorato.
Sono riconducibili soprattutto a Guateng i sostenitori di Action SA, così come i sostenitori dell’IFP si concentrano in KZN. Pur avendo un bacino modesto di voti, il FF+ riceve consensi in modo uniforme da tutto il Paese.
L’incertezza è massima soprattutto nella provincia del KZN, che conta un quinto di elettori indeciso su chi votare.
I problemi del Paese, le sfide per il futuro governo, le proposte
Quali sono i problemi più urgenti che affliggono il Sudafrica? Soprattutto l’elevato tasso di disoccupazione (lo scorso anno era a quota 32%), la corruzione, le diseguaglianze economiche, nonché un elevato tasso di crimini violenti su base giornaliera (130 stupri e 80 omicidi è la media, nell’ultimo trimestre del 2023). Come naturale conseguenza, la popolazione ripone scarsa fiducia nelle forze dell’ordine.
L’ANC sostiene di essere al lavoro per risolvere questi problemi, e rivendica di aver contribuito a far diminuire il tasso di povertà e di aver migliorato l’accesso alle cure sanitarie. In campagna elettorale ha promesso di creare milioni di posti di lavoro nei prossimi 5 anni, di sostenere maggiormente il settore privato e mettere fine alla corruzione.
Cosa si propongono, invece, di fare i partiti di opposizione? La DA afferma che “il Paese è in crisi”: per questo, intende liberalizzare l’economia e puntare sulla privatizzazione. L’obiettivo: creare 2 milioni di nuovi posti di lavoro e “dimezzare il tasso di crimini violenti”.
L’MK prospetta la costruzione di fabbriche per creare nuovi posti di lavoro e istruzione gratuita per i giovani. Queste le recenti dichiarazioni di Zuma all’Orlando Stadium di Johannesburg: “Vogliamo che i nostri figli studino gratuitamente, soprattutto quelli delle famiglie povere, perché la povertà che abbiamo non è stata creata da noi. È stata creata dai coloni che hanno preso tutto, compresa la nostra terra. Riprenderemo tutte quelle cose, faremo soldi e educheremo i nostri figli”. Tra le riforme che propone anche quella alla Costituzione, per restituire più poteri ai leader tradizionali, sottraendolo a giudici e magistrati.
L’EFF ha idee economiche radicali: poiché ritiene che l’ANC non abbia corretto gli squilibri economici razziali dell’apartheid, si propone di redistribuire le terre dandole ai più poveri. E rema contro gli altri partiti, puntando sulla nazionalizzazione di miniere, banche e altri reparti strategici dell’economia locale. Così Malema durante un comizio elettorale: “Quando diciamo che vogliamo darvi la terra, non è uno scherzo, non è una strategia elettorale. Ho iniziato la battaglia per la terra quando ero nella Lega Giovanile dell’ANC. Ho detto ‘espropriamo la terra senza compenso, nazionalizziamo le miniere’”.
La campagna del FF+ punta forte sulle manovre economiche. Così il suo leader Groenewald: “La ragione per cui ci concentriamo sull’economia è che consideriamo la disoccupazione la più grande minaccia in Sudafrica. L’unico modo per creare posti di lavoro è garantire la crescita economica. Il nostro piano include la privatizzazione di Eskom (azienda elettrica pubblica sudafricana, ndr) e considera importante il settore degli affari. Le persone sanno che le loro attività saranno protette, quindi rifiutiamo l’espropriazione senza compenso”.
Sul tema della disoccupazione e sull’assegnazione o espropriazione delle terre, due temi cardine, si giocherà l’esito di queste elezioni.