Elon Musk spacca in due un Sud America già diviso

Elon Musk spacca in due un Sud America già diviso

Elon Musk, CEO di Tesla e X

Elon Musk divide due Paesi dell’America Latina che sono in competizione da sempre: l’Argentina e il Brasile. E prende posizione a destra.

In questo momento, due dei Paesi più grandi del Sud America – Argentina e Brasile – sono governati da due governi che potremmo definire agli antipodi: il primo da Javier Milei, uomo di ultradestra, libertario e anti-casta eletto presidente da nemmeno un anno (eletto il 20 novembre 2023, è entrato in carica il 10 dicembre, ndr).

Il secondo è ora sotto l’egida di Luiz Inácio Lula da Silva, universalmente noto come Lula, uomo di sinistra, riformista, leader del Partito dei Lavoratori (Partido dos TrabalhadoresPT), primo uomo ad essere giunto al suo terzo mandato non consecutivo da presidente del Brasile.

Due Paesi, e due Presidenti, radicalmente diversi, anche nel rapporto con i grandi magnati tecnologici. Anzi, con uno di loro: il proprietario di Tesla e Twitter, poi ribattezzato X, Elon Musk.

Musk è noto per flirtare con capi di governo radicalmente posizionati a destra: è noto il suo ottimo rapporto con Donald Trump che, meno di una settimana fa ha annunciato che se diventasse Presidente degli Stati Uniti gli affiderebbe la guida di una Commissione per l’efficienza governativa. Una proposta, e una promessa elettorale, che Musk ha molto gradito, dichiarando, attraverso X: “Non vedo l’ora di servire l’America se si presenterà l’opportunità”.

Elon Musk, dal Nord al Sud America

Ma Elon Musk non si accontenta di Trump: vuole intrattenere ottimi rapporti con molti politici che strizzano l’occhio alla destra. Oltre agli USA, infatti, guarda al Messico ed El Salvador.

Samuel García, governatore di destra dello stato messicano di Nuevo León, è un suo grande ammiratore e pare che abbia strappato un accordo per la costruzione di una fabbrica Tesla nella città di Monterrey.

È inoltre risaputo che l’imprenditore ha avuto numerosi colloqui anche con il giovane presidente di El Salvador, Nayib Bukele: un governante di destra, da molti ritenuto autoritario, spesso preso di mira dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani.
Un presidente che sta investendo fortemente nel settore tecnologico: nel 2021 ha reso i Bitcoin valute a corso legale nel Paese e ne promuove fortemente l’uso. Tra i suoi progetti c’è anche quello di costruire Bitcoin City, città autonoma dotata di un regime fiscale vantaggioso per potenziali investitori.

È da qui, da questo stato dell’America Centrale, che ha avuto inizio una vera e propria “invasione” dell’America Latina, come la definisce in un articolo la collega dell’Avvenire Costanza Oliva.

L’Argentina, dall’assist a Milei alla fame di litio

A questo punto la strategia di Musk ha virato più a sud: verso la potente Argentina, la seconda economia del Sud America. Un’economia che, va sottolineato, sta attraversando un periodo difficile: quest’anno, secondo le proiezioni della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale (FMI), della CEPAL e del BBVA sarà l’unico paese sudamericano con una crescita negativa nel 2024, segnata da una contrazione del 3,2% del PIL.

Il governo Milei, in un simile quadro, ha tutto l’interesse ad intrattenere ottimi rapporti con il secondo uomo più ricco del mondo, forte di un patrimonio stimato da Forbes di 241,8 miliardi di dollari. Il primo assist al neo presidente è stato fornito dallo stesso Musk in un post su X, nel quale ha dichiarato: “La prosperità è in arrivo per l’Argentina“.

 

Dopo svariati colloqui telefonici, i due si sono incontrati di persona ufficialmente più di una volta: la prima lo scorso 13 aprile nello stabilimento Tesla di Austin, Texas, per discutere di temi che stanno a cuore a entrambi: il libero mercato, lo sviluppo tecnologico e la necessità di abbattere la burocrazia.

Solo 3 settimane più tardi, lo scorso 7 maggio, l’incontro si è ripetuto a Los Angeles, stavolta in presenza di altre due persone: la sorella del presidente, che è anche la segretaria generale della Presidenza, Karina Milei, e Gerardo Werthein, ambasciatore argentino negli Stati Uniti. In quell’occasione, Musk avrebbe dichiarato di voler “scommettere sull’Argentina” e di volerci investire per trasformarla nella “Roma del 21/mo secolo”, nonché  nella “nuova mecca dell’Occidente”.

L’obiettivo più importante di Musk è stato svelato da Werthein: gli interessa investire nel litio, minerale chiave per la transizione energetica e per la costruzione di dispositivi tecnologici, tra cui le sue auto Tesla. Guarda combinazione, il litio abbonda nei Paesi del cosiddetto Cono Sud: Argentina, Bolivia e Brasile. Conosciuto anche come “triangolo del litio“.

Il Brasile: da Paese amico a nemico giurato

Ecco quindi spiegato l’interesse di Elon Musk per il Brasile, ricchissimo di risorse minerarie.

Come cavallo di Troia, ha sfruttato la politica: così ha intessuto ottimi rapporti anche con l’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro, già nel 2022, quando era ancora in carica. Nel 2022 Musk venne nel Paese per lanciare il suo sistema di satelliti Starlink allo scopo di portare la connessione nelle aree rurali e monitorare l’Amazzonia. Un progetto che non si è mai concretizzato.

Quando ha perso le ultime elezioni, Bolsonaro ha sfruttato la stessa tattica già adottata da Trump quando perse contro Biden: denunciare una presunta frode elettorale e aizzare i suoi sostenitori per innescare una rivolta. E il mezzo perfetto per farlo, neanche a dirlo, è stato X.

Dopo la rielezione di Lula, lo scorso 30 ottobre, la musica è cambiata: tra l’attuale presidente e il CEO di Tesla, infatti, i rapporti sono complicati. Musk ha comunque provato ad accattivarsi la simpatia dei cittadini donando al Paese più di mille terminali Starlink, volti a portare Internet anche nelle aree più remote.

L’ultima stangata in ordine di tempo è arrivata da Lula, che ha bloccato X in Brasile preferendogli il competitor Bluesky, ideato dal creatore di twitter Jack Dorsey, sul quale lui stesso ha un account.

Una mossa che è stata molto criticata da Bolsonaro, che su Instagram l’ha definita “un altro colpo alla nostra libertà e sicurezza giuridica. Non colpisce solo la nostra libertà di espressione, ma mina anche la fiducia delle aziende internazionali nell’operare sul suolo brasiliano, con impatti che vanno dalla sicurezza nazionale alla qualità delle informazioni che raggiungono i nostri cittadini”.

Il risultato: una grande protesta, capitanata dallo stesso Bolsonaro, che si è svolta sabato 7 settembre sull’Avenida Paulista nella città di San Paolo, in nome della libertà d’espressione per chiedere le dimissioni del giudice del Tribunale Federale Supremo Alexandre de Moraes, fautore esecutivo della chiusura di X e del blocco dei conti bancari di Starlink.

Tra le accuse mosse al social e al suo proprietario, quelle di aver fatto da cassa di risonanza mondiale a messaggi d’odio e di non avere nominato un rappresentante legale di X in Brasile, come previsto per legge. Su quest’ultima accusa si è concentrato lo statement di Lula: “Qualsiasi cittadino, da qualsiasi parte del mondo, che abbia investimenti in Brasile, è soggetto alla Costituzione brasiliana e alle leggi brasiliane. Pertanto, se la Corte Suprema ha deciso che i cittadini si adeguino a determinate cose, devono o conformarsi o adottare un’altra linea di condotta. Non è perché il ragazzo ha molti soldi che può mancargli di rispetto”.

Per gli utenti che non rispetteranno il blocco sfruttando un VPN (Virtual Private Network) è prevista una multa giornaliera di ben 50.000 reais (8.000 dollari). Una sanzione che ha fatto insorgere l’Ordine degli Avvocati del Paese.

Le conseguenze del blocco su X per Elon Musk

Perdere il mercato brasiliano, per Elon Musk, è un gran peccato. Finora, X è stato l’app di informazione più scaricata in Brasile, forte di 25 milioni di iscritti: una quantità comunque irrisoria rispetto al numero di abitanti, intorno ai 200 milioni.

Tuttavia, il Brasile era il sesto Paese per numero di utenti attivi: utenti che ora rischiano multe salate. Come contromossa Musk ha minacciato di pubblicare su X la lista dei presunti crimini commessi dal giudice De Moraes e a questo scopo ha già creato un account ad hoc, Alexandre Files.

Seguiremo l’evolversi di questa vicenda nelle prossime settimane. Ma la domanda la cui risposta dovrebbe preoccuparci e inquietarci è la seguente: può un potente imprenditore tecnologico tenere sotto scacco un eminente uomo politico o istituzionale?

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