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Emilia Perez – Speciale Festa del Cinema

Emilia Perez – Speciale Festa del Cinema

Accolto con una fragorosa standing ovation alla sua presentazione al Festival di CannesEmilia Pérez è il nuovo film diretto dal regista Jacques Audiard, al suo decimo lungometraggio da regista.

La trama, tanto intricata quanto singolare, ruota attorno al cambiamento di sesso di  Manitas, il boss di uno dei più potenti cartelli criminali del Messico. Attorno a questo personaggio ruotano le coprotagoniste: Rita, un avvocato di quaranta anni imprigionata in un lavoro che non la soddisfa e in una vita senza prospettive, e Jessi, la moglie del boss allo scuro di tutto e certa della morte violenta del marito.

Per narrare una storia tanto peculiare, Audiard si affida a un linguaggio altrettanto insolito: una commistione tra il musical, il thriller e il dramma sentimentale. Nel film, infatti, si susseguono senza uno schema preciso, una serie di scene totalmente diverse tra loro per impostazione e messa in scena che contribuiscono a rendere Emilia Pérez un film unico nel suo – non – genere. Tuttavia, questa unicità porta con sé una serie di criticità impossibili da non prendere in considerazione in un’analisi come questa. La più evidente è senza dubbio il sacrificio della profondità in favore di una messa in scena barocca, forzata e in certi casi smaccatamente kitsch. Potrebbe sembrare quasi una provocazione parlare di superficialità in un’opera che tratta in modo originale un argomento tanto complesso come la transizione di genere, tuttavia, ciò è evidente sin da subito. I raccordi di trama e l’evoluzione dei personaggi si compiono quasi nell’arco di un cambio scena e la bivalenza iniziale, contrassegnata dalla condizione imposta da una parte e la voglia di sentirsi liberi dall’altra, non viene mai risolta, lasciando di fatto la storia in una condizione disonesta di ambiguità. Inoltre, il cambiamento di sesso (messo in scena in maniera ottima dall’attrice Karla Sofía Gascón, dichiaratamente transgender) è raccontato in modo troppo netto e approssimativo.

Un ulteriore problema risiede nel ritmo. Il frequente inserimento di scene musicali inficia sul corso e sull’emotività delle intere sezioni narrative. L’impeccabile resa formale di tali intermezzi, infatti, non aiuta la loro digestione. Inoltre, la sottotrama legata alla parentesi amorosa della protagonista – nel modo in cui è scritta e viene sviluppata – non fa altro che contribuire a questi continui rallentamenti difficili da mandare giù.

Con Emilia Pérez, Jacques Audiard sembra servirsi di un tema fondamentale per il mondo di oggi senza alcuna voglia di scandagliare le possibili svolte semantiche che lui stesso inserisce e ignora. Ne risulta, dunque, un esercizio di stile volto a mostrare l’abilità del regista di gestire una messa in scena complicata e bisognosa di una rigorosa organizzazione. Infine, il film, pur facendo di tutto per comunicare tutt’altro, racconta dell’immutabilità. Un controsenso quando ciò che viene messo al centro è la transizione.

 

Il film non ha ancora una data di uscita in Italia.

 

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