Le promesse elettorali, i programmi roboanti, spesso, finiscono con l’infrangersi attorno a due o tre tematiche che tengono il banco del dibattito politico, a prescindere dal colore del governo. Sembra essere una coazione a ripetere: ogni governo deve affrontare le medesime questioni che quello precedente non ha risolto in materia elettorale e di amministrazione della giustizia.
E sì che dal 1992 sono passati 31 anni, da quando le forze del nuovo centrodestra a trazione berlusconiana avrebbero chiesto un cambio di passo netto sul sistema elettorale e sulla giustizia.
Il dibattito, dunque, che è presente nell’interlocuzione tra i partiti di maggioranza, nonché sui quotidiani nazionali tutti (giornali a carattere locale compresi), è riguardo le intercettazioni telefoniche. L’arresto di Matteo Messina Denaro (e ora anche del suo alias Andrea Bonafede) ha fatto sì che il fuoco del dibattito – mai spento del tutto – riprendesse vigore: «Quando le intercettazioni vengono pubblicate sui giornali, la colpa non è di chi le pubblica e che fa il suo mestiere, la colpa è di chi non tutela il segreto istruttorio, che dovrebbe impedirne la diffusione […] Poiché molte volte queste intercettazioni escono, nonostante il divieto di diffusione, questo significa che non si vigila abbastanza». Il ministro della giustizia Carlo Nordio lo ha affermato in varie occasioni, anche nelle trasmissioni di prima serata (in questo caso specifico prendendo parte a “Quarta Repubblica” nella giornata di lunedì 23). Nordio ha poi aggiunto che la «riforma è una priorità del governo», esattamente come per i governi Berlusconi, Prodi, Monti, Draghi, Letta, Gentiloni.
Aumentare l’elenco con esecutivi tecnici e “balneari” quanto basta.
Maurizio Lupi, da parte sua, prima alfiere berlusconiano ed ora esponente centrista e rappresentante del movimento degli italiani all’estero, ribadisce il proprio sostegno a Nordio e al governo: «Nessun passo indietro di “Noi moderati”: siamo a fianco del ministro della giustizia e con questa maggioranza. Le intercettazioni sono uno strumento importante ma gli abusi vanno contrastati e combattuti: forse è giunto finalmente il momento, in questa legislatura, di fare una riforma della giustizia a favore del cittadino».
Sulle polemiche che hanno investito il ministro è intervenuto anche Ciro Maschio, Fratelli d’Italia e presidente della commissione giustizia della Camera dei Deputati, in un’intervista al «Corriere della Sera» di martedì 24 [gennaio 2023]: «Si è cercato di forzare la passione con cui [Nordio] ha parlato, però ha detto che non verrà colpito l’uso delle intercettazioni ma le sue distorsioni, le violazioni della privacy e della presunzione di innocenza. E quando si analizzeranno le proposte concrete si vedrà che si è creato un caso oltre la realtà».[1]
Gongola anche Berlusconi: «Noi di Forza Italia sosterremo l’azione del ministro Nordio con assoluta convinzione. Il nostro obiettivo non è certo un conflitto tra politica e magistratura: le nostre riforme non sono contro i magistrati ma per il cittadino. Certo, incontrano l’ostilità di alcuni settori politicizzati della magistratura, alcuni di questi magistrati sono passati direttamente dai loro uffici giudiziari alle aule del Parlamento nelle fila dei 5 stelle. E questo dimostra quanto poco quei magistrati potessero essere imparziali; altri colleghi sono rimasti nelle fila della magistratura di sinistra. Ma la gran parte della magistratura svolge il compito con imparzialità e senso dello Stato». Dalle toghe rosse alle toghe cinquestelle il passo sembra essere breve. Nonostante la legge Orlando-Bonafede – che infiniti addusse lutti agli Achei – sia in vigore da qualche anno.
Sul tema tuona «Il riformista» di Piero Sansonetti: «Per i Pm anche l’insulto è un indizio. Negli atti di un’inchiesta che riguarda Carlo Fidanza e altri Fdi la procura di Milano include parolacce intercettate e rivolte anche a persone non indagate come Daniela Santanché. E tutto finisce sui giornali. Rilievo per le indagini? Zero. Ma per i magistrati vale zero pure la legge». Titolo e sottotitolo di un pezzo riguardo la reale influenza della legge Orlando-Bonafede sulle intercettazioni.
Eppure proprio “il cittadino”, evocato a più riprese, aveva bocciato la consultazione referendaria dei “cinque referendum per la giustizia giusta” promossi dal Partito radicale nonviolento transnazionale e transpartito, dalla Lega, da Matteo Salvini [2], per cui la galassia liberal aveva comunque dato indicazioni di voto.
Forse siamo di fronte ad un nuovo capitolo della lotta fra poteri tra politica e magistratura? Oppure “il cittadino” da proteggere è più l’idea che alcuni rappresentanti del Parlamento e del Governo hanno di se stessi, anziché della maggioranza della popolazione?
Note:
[1] Virginia Piccolillo, «Clima infiammato, confrontiamoci con l’Anm», «Corriere della sera», 24 gennaio 2023.
[2] Sul sito del comitato promotore, ancora attivo, si distinguono i tre soggetti: Prntt, Lega e Matteo Salvini.