EJP esclusa da un evento della Commissione europea: “La memoria è di tutti gli ebrei”.

EJP esclusa da un evento della Commissione europea: “La memoria è di tutti gli ebrei”.

“La memoria dell’Olocausto appartiene a tutti gli ebrei” ha denunciato in un comunicato stampa la rete European Jews for Palestine. La rete di associazioni, presentata l’11 ottobre al Parlamento europeo in occasione del Capodanno ebraico, si è riunita per opporsi al genocidio in corso a Gaza.
Composta da venti associazioni provenienti da 14 Paesi, la rete sarebbe stata esclusa da un evento promosso dalla Commissione europea. Si legge nel comunicato diffuso che la EJP è “preoccupata, indignata e rattristata nel vedere il nostro trauma storico tenuto in ostaggio dallo Stato di Israele, dai governi europei e dalla stessa UE. Riteniamo che sia nostro diritto, in quanto ebrei che vivono in Europa, avere voce in capitolo su come viene raccontata la storia dell’Olocausto, su come viene utilizzata e su cosa non dovrebbe essere utilizzata”.

I fatti

Il 21 gennaio si è tenuto la conferenza “Holocaust Remembrance Conference: ricordare il passato, plasmare il futuro”. In vista della partecipazione, il 16 dicembre i portavoce della rete hanno incontrato e scritto alla tedesca Katharina Von Schnurbein, coordinatrice della Commissione europea per la lotta all’antisemitismo e la promozione della vita ebraica, senza mai ricevere risposta. Un segnale, si legge nel comunicato stampa, della volontà di rappresentare solo alcuni voci ebraiche.
Alla conferenza avrebbero infatti partecipato undici organizzazione ebraiche, impegnate però nel sostegno politico a Israele. “Ci chiediamo perché non ci sia alcuna rappresentanza rom nel programma dell’evento, nonostante le centinaia di migliaia di rom uccisi ad Auschwitz”, si legge ancora.
La separazione tra voci ebree accettabili e non accettabili sarebbe allineata alla definizione di antisemitismo accettata da molti Paesi europei e promossa nel 2016 dall’assemblea IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance) e secondo la quale l’atteggiamento verso Israele ha un peso notevole (ben 7 degli 11 punti riguardano proprio lo Stato d’Israele). È proprio in ragione della nuova definizione di antisemitismo che, ad esempio, in Germania e in Francia le manifestazioni degli scorsi mesi contro Israele sono state represse.
In questo solco rientrerebbe allora anche l’esclusione della rete di ebrei pro Palestina: “L’esclusione dell’EJP come rete ebraica serve solo a dividere gli ebrei in accettabili e inaccettabili, meritevoli e non meritevoli”, commentano. “Invitando e prendendo in considerazione solo le opinioni delle organizzazioni pro-Israele, la Commissione europea rischia di perpetuare il mito antisemita dell’omogeneità politica all’interno della comunità ebraica. Questa posizione escludente e politicizzata non fa altro che negare la lezione di uno dei crimini più efferati mai commessi dalla società europea, l’Olocausto. Come ebrei che vivono in Europa, molti dei quali discendenti di sopravvissuti all’Olocausto, siamo impegnati a “Mai più, per nessuno”.
La Shoah, secondo il comunicato dell’EJP, sarebbe usata quindi in modo improprio. Soprattutto se si pensa che alcuni membri della rete nata lo scorso anno discendono da ebrei fuggiti dalle persecuzioni antisemite: è il caso di Fenya Fischler, dell’associazione belga Another Jewish Voice, nipote di sopravvissuti e discendente di ebrei dell’Europa dell’est fuggiti dal genocidio.
“È doloroso vedere il nostro trauma collettivo come popolo ebraico usato in modo improprio allo scopo perverso di proteggere lo Stato di Israele dalla responsabilità dei suoi crimini” conclude l’EJP. “Cerchiamo di recuperare la memoria dell’Olocausto, lontano dalle grinfie del pensiero sionista e coloniale, e di ricordare al mondo: non ci sono mai scuse per il genocidio.”

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