Lo scontro nei cieli del Mar Nero e le conseguenze per la guerra.

Lo scontro nei cieli del Mar Nero e le conseguenze per la guerra.

Martedì un drone di ricognizione statunitense Mq9 è stato costretto a schiantarsi sulle acque del Mar Nero a causa delle manovre di disturbo di due caccia russi Su-27. Fin dalle prime ore il rischio che questo incidente causasse una serie di reazioni a catena tali da portare a un’escalation del conflitto in corso in Ucraina si sono susseguite senza sosta. I più allarmisti consideravano il rischio di una risposta armata di Washington come un’eventualità resa più reale dalla nota predisposizione degli Usa a punire chiunque attenti ai suoi armamenti o alle sue truppe. Diffatti, il giorno seguente l’ambasciatore Antonov è stato convocato per protestare ufficialmente, come sempre si fa in questi casi, ma anche per sottolineare che «il Mar Nero non appartiene alla Russia e noi continueremo ad operare nel pieno rispetto del diritto internazionale», come ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca John Kirby e che «non bisogna sbagliarsi, gli Usa continueranno a volare ed operare dove è permesso dal diritto internazionale» come ha ribadito il segretario alla Difesa Lloyd Austin.

Sergei Lavrov
Sergei Lavrov

Quasi immediata la risposta del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, secondo il quale gli Usa «stanno ignorando il fatto che dopo l’inizio dell’operazione speciale in Ucraina le aree costiere del Mar Nero hanno uno status limitato per i voli. Qualsiasi incidente che provochi uno scontro tra due grandi potenze nucleari è sempre molto rischioso e le autorità statunitensi non possono non capirlo». L’ambasciatore Antonov ha anche aggiunto che «sappiamo tutti a cosa servano queste ricognizioni, cioè a raccogliere informazioni di intelligence che poi l’Ucraina usa per colpire la Russia», sottolineando che il Cremlino si aspetta che Washington interrompa «i voli ostili nei pressi dei confini russi». Ma non è fuori luogo pensare che in realtà, dopo aver «subito» (almeno stando alle reazioni in patria) diversi affronti da parte di Washington, Mosca abbia voluto dare una prova di forza. E, infatti, durante la mattinata di mercoledì 10 jet russi si sono alzati in volo da San Pietroburgo in direzione dell’exclave russa di Kaliningrad sorvolando lo spazio aereo dell’Estonia e provocando la reazione dell’aeronautica tedesca e britannica che hanno fatto affiancare la flottiglia da caccia militari della Nato per scortarla fuori. A fine giornata però i toni si sono molto mitigati. Il portavoce del Dipartimento di stato Usa, Ned Price, ha dichiarato che la collisione tra i caccia russi e il drone americano è stata «un atto non intenzionale» da parte della Russia. Secondo la Cnn, inoltre, il capo di Stato maggiori congiunto americano, il generale Mark Milley, ha in programma un colloquio telefonico con l’omologo russo, Valery Gerasimov a proposito degli ultimi eventi. Intanto, in serata, i due ministri della difesa si sono parlati al telefono (su richiesta americana) e dalle prime dichiarazioni sembra che gli Usa abbiano chiesto «più comunicazione» alla controparte. Il che, per una volta, è un buon segno.

Giovedì, poi, il comando dell’aeronautica Usa in Europa ha deciso di mostrare il video registrato dal suo drone spia prima di essere abbattuto. Nel filmato si vede chiaramente il Sukoi russo che scarica il carburante sull’Mq9 statunitense, in seguito un forte impatto fa saltare il collegamento radio che si riattiva su un velivolo danneggiato con l’elica del rotore compromessa. Sappiamo che poi il manovratore del drone è stato costretto a guidare il velivolo verso lo schianto in acque internazionali ma la scelta degli statunitensi ha gettato ulteriore discredito sulla comunicazione russa, tacciata di falsare continuamente i fatti e di creare pretesti per una «rischiosa escalation».

L’ultimo atto di questa storia che ha creato molta confusione senza, per fortuna, aggravare la situazione è avvenuto venerdì. Il ministro della Difesa russo ha conferito riconoscimenti di Stato ai piloti dell’aereo militare Su-27 coinvolto nello scontro con il drone statunitense per aver impedito la violazione dei confini dell’ «area operativa speciale» da parte del nemico. In quella sede le autorità russe hanno nuovamente sostenuto la tesi dell’incidente, scaricando le responsabilità ai manovratori del drone Usa, reo di aver volato con il trasponder spento troppo vicino ai cieli presidiati da Mosca. Ma dal punto di vista della comunicazione, gli Usa sono riusciti a ribaltare l’incidente a proprio favore mettendo in ridicolo la controparte; la quale, comunque, aveva interesse a mantenere il punto ed è ciò che sta facendo.

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