“Non ci aspettiamo di essere curati, ma un miracolo”
Presentato in anteprima mondiale nella sezione “Doc Higlihts” del Festival dei Popoli, “Happy Pills” è un documentario diretto dal duo Arnaud Robert e Paolo Woods ed è frutto di un lavoro di ricerca durato ben cinque anni. Come si può facilmente intuire dal titolo dell’opera, il fulcro della ricerca è l’uso di medicinali in grado di alleviare il dolore e le paure di chi ne fa uso. La narrazione del documentario è divisa in episodi e ognuno di questi analizza l’uso dei medicinali in relazione a situazioni e problematiche diverse.
Le storie sono estremamente interessanti e coinvolgenti e il modo in cui vengono messe in scena dalla coppia di registi è funzionale e al tempo stesso evocativa: a volte i due si affidano ad una sorta di simbolismo, altre ad una forma dialettica estremamente ricercata tra momento narrato e inquadratura scelta e altre ancora invece ad un estremo realismo senza fronzoli. Tutto ciò è coadiuvato da un ottimo montaggio che rende il ritmo della narrazione scorrevole agli occhi dello spettatore.
Le persone al centro delle storie narrate vivono situazioni con cui facilmente si può entrare in relazione ed è per questo motivo che “Happy pills” è un progetto interessante, soprattutto in un periodo particolare come quello che stiamo vivendo: oltre all’enorme numero di morti nel mondo e soprattutto negli Stati Uniti per uso e abuso di oppioidi regolarmente prescritti, risale ad agosto la condanna ai danni di Walmart, Cvs e Walgreens da parte di un giudice federale statunitense che ha giudicato le tre catene di distribuzione colpevoli di scarso controllo sulle vendite di medicinali antidolorifici.
Tuttavia, il documentario presenta, a mio avviso un difetto, che non inficia l’interesse che l’opera può suscitare, ma che al tempo è presente dall’inizio alla fine. Nonostante le storie raccontate, così particolari e così personali, a volte si ha la sensazione che lo sguardo, e le parole, pronunciate tramite voice over nel documentario stesso, siano rivolte più al rapporto problematico dei protagonisti coi farmaci piuttosto che ai protagonisti stessi, appiattendo tutto ciò che viene raccontato in una dimensione unica e accomunando situazioni che di fatto non hanno molti elementi in comune.
Al netto di ciò “Happy Pills” è una testimonianza e una riflessione importante su un tema che negli ultimi anni sta diventando centrale nel dibattito pubblico e merita senz’altro la visione.
Sebastian Angieri