Già vincitore della sezione Un Certain Regard al festival di Cannes, How to have sex è presente alla festa del cinema di Roma nella rassegna Alice nella città. Il film, primo lungometraggio dell’autrice britannica Molly Manning Walker, è una coming of age story che narra le vicende di tre amiche e di quella che dovrebbe essere la miglior vacanza della loro vita. Le protagoniste sono delle ragazze giovanissime che, come la maggior parte delle loro coetanee (e coetanei), cercano nelle vacanze estive divertimenti a base di alcol, musica e feste. Oltre a ciò, la partenza segna metaforicamente anche una vera e propria tappa nel loro processo di crescita e del loro approcciarsi ai piaceri e ai dolori della vita adulta come la paura del futuro, la voglia di sperimentare, ma anche la voglia di affermarsi come corpi sessualmente attivi ed emancipati (non a caso l’obiettivo, manifesto sin dall’inizio, è consumare più rapporti sessuali possibili).
Le tre vivono il tempo trascorso insieme in maniera completamente diversa e proprio per questo la regista decide di concentrarsi e condividere il punto di vista solo con una delle tre; Tara, la ragazza in questione, si trova in una condizione di solitudine e di profonda vergogna causata dalla sua verginità, un vero e proprio stigma per una ragazza che vuole apparire adulta e matura.
Questa sua condizione raffigura sia la forza che la spinge ad aprirsi alla fauna di vacanzieri che la circonda nei giorni e soprattutto nelle notti insonni ma anche uno schermo con cui proteggersi da un mondo al quale probabilmente non si sente ancora pronta. In un certo senso, infatti, tornando alla metafora del rito di passaggio, la verginità rappresenta, anche fisicamente, uno degli ultimi rimasugli di adolescenza.
La regia del film segue i personaggi in uno stile ascrivibile quasi al reportage; la camera, quasi mai fissa, riprende l’azione in modo grezzo e parziale, restituendo allo spettatore una sensazione di arbitrarietà che caratterizza la pellicola (non è un caso che Molly Manning Walker abbia alle spalle una lunga esperienza come direttrice della fotografia). In alcune sequenze, tuttavia, il film sembra anche debitore di una certa estetica da videoclip che di fatto estrania lo spettatore.
Il montaggio del film è ambivalente: alterna costantemente il ritmo della narrazione. Ciò, sebbene sia una chiara scelta stilistica, alla lunga rende il film di difficile scorrevolezza (nonostante esso duri 98’).
Degne di menzione particolare, sono le tre attrici protagoniste, in tutto e per tutto credibili, sia nel divertimento che nella tristezza. Su tutte, va citata Mia McKenna-Bruce, l’interprete di Tara, capace di restituire allo spettatore le inquietudini di una ragazza giovanissima.
Il film è un ottimo esordio per una regista che sembra aver molto da dire. Sebbene non sia perfetto, quest’opera riesce a coinvolgere emotivamente lo spettatore dal primo all’ultimo minuto parlando di un tema delicato in un modo molto intelligente e sensibile da una parte e molto maturo dall’altra.
How to have sex giungerà nelle sale italiane probabilmente ad inizio 2024 (per poi approdare sulla piattaforma streaming MUBI)
Sebastian Angieri