Il Governo può dormire sonni tranquilli. Perlomeno Meloni può star serena dal fronte opposto a quello del centrodestra (o destra-centro): le opposizioni in Parlamento, al momento, languono e hanno cominciato a dar via ad un gioco al massacro interno. C’è chi già ironizza a riguardo: Michele Serra, coinvolto nella trasmissione Piazza Pulita di Corrado Formigli di giovedì 5 dicembre, ha sostenuto che se il Movimento 5 Stelle si dovesse realmente spaccare, allora sarà chiara la sua identità. «Sarebbero certamente di sinistra», sorride Serra a cui risponde sornione Formigli. Il protocollo sembra chiaro: la sinistra si spacca mentre invece a destra si continua a cercare di fare buon viso a cattivo gioco. Routine dell’informazione.
Eppure è solo di una settimana fa la spaccatura nell’esecutivo sulla Rai: Antonio Tajani (ministro degli Esteri) e tutta Forza Italia vota con le opposizioni al Senato della Repubblica sul provvedimento leghista di taglio del canone Rai (e non solo). Se ci si prendesse la briga di andare a rileggere i giornali del 28 novembre [2024], giorno del voto contrario di Tajani e Forza Italia, si leggerebbe di un governo allo sbando e di una maggioranza che non sa come orientare la nave. Addirittura Maurizio Lupi, rientrato nell’orbita forzista dopo esserne uscito ed aver fondato Noi Moderati, aveva rilasciato una lunga intervista a La Repubblica del 28 novembre in cui sosteneva: «Non ci sono segnali di crisi di governo, anche perché la questione in sé [Rai] non può causarla» ma ha aggiunto che «i governi non cadono mai per una spallata dell’opposizione ma per le divisioni della maggioranza». Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Noi Moderati continuano a stringersi in accordo comune di alleanza per mantenere viva la prospettiva del presidenzialismo à la Meloni, nonché dell’autonomia differenziata, su cui permangono difficoltà, critiche, frenate e accelerazioni improvvise da parte del Governo.
Le opposizioni risultano non pervenute. Piuttosto che proporre un’idea alternativa di Italia e di democrazia, le principali forze d’opposizione discutono di come proseguire il proprio sviluppo e la propria aggregazione. È il momento delle assemblee nazionali. Europa Verde, riunita a Chianciano Terme (luogo storicamente non fortunato per la celebrazione dei congressi della variegata galassia della sinistra, sia essa comunista o socialdemocratica, in Italia), ha ribadito che l’alleanza con Sinistra Italiana sia stata costruita con intelligenza fin dai primi momenti in cui ha iniziato a muoversi. Non solo, nel suo discorso all’assemblea Terra di pace, Bonelli (rieletto co-portavoce come in ogni assemblea ecologista dal 2009) ha sostenuto che le istanze di Europa Verde, dunque di Avs, devono tenere insieme «la forte richiesta di cambiamento» presente nel Paese, anche guardando al centro: «nessuna pregiudiziale». Ceto medio, d’impresa e degli strati popolari dovrebbero coesistere nell’idea bonelliana. Come a dire: l’identità ambientalista e di una sinistra socialdemocratica può essere ricostruita a partire dal lavoro messo in atto fin dalle elezioni politiche scorse, passando per le europee.
Già, le europee. Avs veleggiava attorno al 7%, nonostante vada ricordata la bassissima affluenza, ma, a parte la fortunata campagna per l’elezione di Ilaria Salis, molto ceto politico (Marino e Orlando su tutti) della ex coalizione ulivista e del Pd dei primi giorni, si è fatto largo tra le liste dei candidati a Strasburgo/Bruxelles. Con buona pace della scritta reti civiche sul simbolo.
Reti che, a quanto pare, sembrano non essere concordi col progetto. Sinistra civica ecologista, propaggine romana dell’alleanza tra Europa Verde e Sinistra Italiana in Assemblea Capitolina, non pare navigare in buone acque. «Sinistra civica ecologista rompe con Alleanza Verdi Sinistra»: ad informare sulla questione è un piccolo trafiletto apparso sul manifesto di giovedì 5 dicembre [2024]. La pietra dello scandalo è quella delle «nuove nomine del coordinamento del partito» che «Sce accusa di non essere aperta alle esperienze del civismo». Il rapporto pareva essere già sulla via della compromissione a seguito del rimpasto della giunta Gualtieri, ma ora il duo Cicculli-Luparelli rompe definitivamente. L’operazione Sce, nata frettolosamente a tavolino prima delle elezioni capitoline, sembra già essere terminata.
Allo stesso modo, dalle parti del Movimento 5 Stelle, sembra essere tornati al 2012: non già nel periodo d’ascesa della forza politica grillina, quanto piuttosto nella fase in cui il blog di Beppe Grillo era preso a riferimento dalle agenzie, dai quotidiani, dai portali d’informazione e dalle Tv.
Il video di Grillo ha fatto – come si dice – il giro del web: guida un carro funebre mentre dichiara «stramorto» il Movimento annunciando «un nuovo orizzonte» in cui proiettare la forza politica sorta dai Vday. Tempi lontanissimi. Tanto lontani quanto quelli in cui prendeva in giro – con sagacia – senza davvero mostrarlo, tutti i proto attivisti grillini pubblicando video sullo Zip War Air Ganon, il famoso algoritmo che avrebbe dovuto permettere l’intersecazione di dati e dare il via al «sequestro dei beni ai politici» che stessero frodando lo Stato.
Lo scontro Conte-Grillo (ma è Di Maio il convitato di pietra per via dell’utilizzo del simbolo) è costellato di annunci di battaglie legali, in punta di diritto. Ma la sostanza politica è ad oggi assente.
E se da una parte Elly Schlein chiede (nel discorso a Chianciano all’Assemblea di Europa verde) di trovare un «luogo di sintesi» tra le opposizioni, altri vorrebbero un tavolo permanente (Magi di +Europa tra i più propensi). Eppure in questo fine settimana si celebra il congresso di Radicali Italiani, azionista di maggioranza di +Europa, e nessuno dei leader della coalizione di centrosinistra parrebbe sia stato confermato. E la forma, spesso, è sostanza.
Marco Piccinelli