L’8 settembre è uscito ufficialmente nelle sale italiane il film “Margini”. L’opera, già presentata in concorso alla settimana internazionale della critica al festival di Venezia, ha ricevuto il plauso generale del pubblico e della stampa specializzata.
Scritto da Niccolò Falsetti e Francesco Turbanti e diretto solo dal primo, è incentrata sul sogno di tre uomini, diversi tra loro ma con una passione in comune: la musica punk.
Michele è un uomo adulto che sembra però essere cresciuto solo dal punto di vista anagrafico: nonostante abbia già una famiglia (vive insieme alla compagna e alla figlia piccola) si può considerare il più ingenuo e impulsivo del trio.
Edoardo è un ragazzo che vive con la madre e il compagno di quest’ultima e lavora controvoglia nella sua sala da ballo. Iacopo, anche lui molto giovane, proviene da una famiglia piuttosto ricca, di chiara estrazione alto-borghese, studia violoncello e aspetta la chiamata di un’importante orchestra.
Nel corso del film i tre maturano l’idea di organizzare il concerto di un’importante band punk americana a Grosseto, la loro città. Tuttavia, tra i tre e la realizzazione del loro sogno si frappongono dinamiche che mettono in crisi il loro rapporto di amicizia e problemi personali che obbligano i tre a guardarsi allo specchio e farsi un difficile esame di coscienza.
Partiamo subito dall’elemento principale: la musica. Questa è ovviamente il perno centrale attorno al quale ruota il film ed è la forza trainante che spinge in avanti la storia. L’amore dei protagonisti per la musica punk viene reso alla perfezione e la colonna sonora, scelta con grande minuziosità, restituisce allo spettatore una sensazione di realtà. Si percepisce da subito che la musica è un pensiero costante nella testa dei personaggi e che questi sono disposti a tutto pur di realizzare il loro sogno. In merito a ciò, il grande pregio di questo film è proprio la semplicità con cui riesce a trasmettere la genuinità dei tre scapestrati protagonisti.
Dal punto di vista tecnico, il film è sufficiente: non osa e non ha intenzione (né bisogno) di farlo. Va comunque detto che a volte pecca un po’ di fantasia e ripropone le stesse inquadrature più volte in situazioni diverse.
La recitazione è in linea di massima buona: gli attori sono credibili e convincenti anche se in alcuni segmenti sembrano quasi perdere la bussola e sconfinare nel caricaturale. La sceneggiatura funziona egregiamente fino ad un certo punto dell’opera; lo spettatore può facilmente immedesimarsi in uno di quei tre personaggi, ma sembra che ad un certo punto tale ispirazione venga meno. Soprattutto verso la fine vengono compiute scelte narrative un po’ discutibili e si ha la sensazione che alcune sottotrame vengano un po’ abbandonate.
Al netto di ciò, “Margini” resta comunque una boccata d’aria fresca nel panorama cinematografico italiano e merita senza dubbio il supporto del pubblico e la visione in sala.
Sebastian Angieri