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Inside Out 2, arriva la pubertà: e ora?

Inside Out 2, arriva la pubertà: e ora?

Nel nuovo capitolo del capolavoro Pixar, Inside Out 2, entrano in scena nuove emozioni. E seminano il panico.

Avevamo lasciato la piccola Riley 11enne protagonista del primo film, uscito nel 2015, la ritroviamo nel 2024, tredicenne e prossima alla pubertà.

Se nel primo film l’evento di innesco delle vicende – e della crescita della ragazza – era il trasloco dal Minnesota alla grande città (San Francisco), in Inside Out 2 il trigger è un campo estivo.

Un campo di hockey, lo sport che Riley vuole praticare a livello professionistico, che per la prima volta risveglia in lei il desiderio di primeggiare e di apparire. Ma andiamo per gradi.

Inside Out 2, arriva la pubertà

La trovata geniale del film Pixar è stata quella di antropomorfizzare le emozioni, dando loro una voce e un corpo. Raccontando in modo semplice ed efficace al tempo stesso i tormenti e le forze contrastanti che muovono l’animo umano.

Con la crescita di Riley, le sue emozioni hanno subìto una radicale evoluzione: da preponderante e censora, Gioia è diventata più equilibrata e accomodante, consapevole che tutte le emozioni sono indispensabili e definiscono l’unicità della loro proprietaria.

Nel momento in cui Riley si affaccia ad un’esperienza per lei del tutto nuova, quella del campo estivo, si palesa la pubertà. Sotto forma di pulsante rosso di allarme. E da allora tutto è destinato a destabilizzarsi nuovamente. A questo punto, un vero colpo di teatro: arrivano le emozioni. Quelle complesse, controverse, oscure proprie di una normale ragazza adolescente.

Ed è qui che i creatori Pixar danno il loro meglio, rendendo tangibile ciò che tormenta ogni giovane persona: l’ansia – di apparire, di essere accettato, di essere abbastanza, un’invidia quasi impalpabile frutto di insicurezza, l’imbarazzo – di crescere, di mostrarsi – la noia.
Anzi: l’Ennui, che sa essere spocchiosa e palesare indifferenza, e parla – poco – con l’esasperato accento francese di Deva Cassel nella versione italiana.

Ben presto le nuove emozioni prenderanno il sopravvento, mandando “in cantina” quelle vecchie. Ma la situazione sfuggirà loro di mano.

Inside Out 2

Inside Out 2, un seguito più intrigante del precedente

Inside Out 2 è un impasto di emozioni più complesse, più problematiche e conflittuali rispetto al primo film, ed è proprio questo conflitto a renderlo ancora più interessante.

Più freudiano di quanto non fosse il primo film, mette abilmente in scena tutte le componenti del sé, concetto nuovo rispetto alla pellicola del 2015.

E rappresenta l’inconscio in modo bellissimo e suggestivo, come un lago sepolto nelle profondità dell’essere, nel quale le emozioni immergono ricordi/semi destinati a germogliare verso l’alto dando forma alla quintessenza della ragazza. E diventando corde vibranti dello strumento dell’anima.

Un viaggio dell’eroina fuori e dentro

Per salvare la personalità unica e irripetibile di Riley, bisognerà affrontare un viaggio, che procede parallelamente nella sua psiche e nel mondo interiore.

Mentre c’è chi affronterà il fiume-flusso della sua coscienza alla volta dell’inconscio, la protagonista affronterà l’impatto con un gruppo di ragazze più grandi di lei con le quali vorrà fare bella figura. E avrà come chiodo fisso un unico, ambizioso obiettivo: entrare nella squadra della sua coach di hockey.

Tra ricordi rimossi, idoli nascosti e segreti indicibili – rivelati, poi, durante i titoli di coda del film – il viaggio porterà alla ri-costruzione del sé di Riley, divenuta più serena e consapevole di sé stessa.

A complicare le cose, nel mondo interiore, saranno l’irruzione del sarcasmo – responsabilità di Ennui – che darà grane alla combriccola delle vecchie emozioni.

La linea comica

Le risate sono garantite soprattutto dalle sporadiche apparizioni di Nostalgia, emozione sotto forma di adorabile vecchina alla Miyazaki che viene ricacciata a tempi futuri.

Ma è tra i segreti più nascosti di Riley, custoditi in un caveau sotterraneo, che lo spettatore troverà pane per i suoi sorrisi, con l’entrata in campo del personaggio da cartone animato per bambini Blufey/Pouchy e del personaggio da videogiochi pixelato e in 2d Lance Slashblade, primissima “cotta” di Riley.

Pubertà uguale senso di inadeguatezza: il conflitto interiore

In Inside Out 2 viene rappresentato in modo pressoché perfetto il passaggio dall’infanzia, terreno della gioia e dell’entusiasmo, alla pubertà e adolescenza, in cui si registra un diffuso senso di inadeguatezza e il desiderio di piacere agli altri, che spesso passa per l’uniformazione a un modello.

Il conflitto che si scatenerà in Riley sarà, letteralmente, quello tra la vocina che le dice “Sono una brava persona” e quella che le dice “Non sono all’altezza”. Conflitto che sarà esacerbato dal nuovo contesto in cui agisce il personaggio e dalla competizione sportiva sul campo da hockey.

Inside Out 2, la protagonista Riley

Parola d’ordine: identificazione

I creatori di Inside Out 2 hanno volutamente optato per una caratterizzazione più neutra di Riley sul piano del genere, allo scopo di stimare l’identificazione in lei da parte di ogni giovane spettatrice o spettatore.

Anche le emozioni descritte sono volutamente neutre, non esclusive delle adolescenti di sesso femminile, e quindi respiro più universale.

Non si approfondisce il discorso, perché in fondo questo è pur sempre un prodotto Disney, ma la venerazione che il personaggio di Riley prova per la stella della squadra di hockey, Valentina Ortiz, potrebbe nascondere più di una semplice ammirazione: così anche gli spettatori LGBTQ+ possono tirare un respiro di sollievo.

Sempre a garantire l’identificazione da parte delle spettatrice, i disegnatori Pixar pensano così il trio formato da Riley e le sue amiche: una bionda con l’apparecchio ai denti, un’altra mora e cicciottella e la terza di origini afroamericane. Neanche a dirlo, l’idolo di Riley – e possibile cotta – è di origini latino-americane.

Una scrittura perfetta. E musiche familiari

Alla base del primo film e di Inside Out 2 è una scrittura perfetta, che descrive con precisione la psicologia di una ragazzina in piena età evolutiva.

A firmare un commento musicale discreto e soave è il caro vecchio Michael Giacchino, già autore del commento musicale di altri film Pixar tra cui Inside Out, Up e Coco.

Gli spettatori che hanno amato i fragili equilibri tra Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto non potranno che restare conquistati da questo nuovo capolavoro Pixar, che porta con sé due messaggi fondamentali. Il primo: “Nessuno può decidere chi è Riley” (Ansia dixit).
Il secondo: non esistono emozioni positive o negative in assoluto e tutte insieme concorrono, allo stesso modo, a dare vita a esseri umani unici e irripetibili. 

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