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L’ironia di una gentilezza distorta – Kinds of Kindness

L’ironia di una gentilezza distorta – Kinds of Kindness

Dopo il successo travolgente di Poor Things, distribuito in Italia a partire dal 25 gennaio 2024, Yorgos Lanthimos torna nelle sale a brevissima distanza con Kinds of Kindness, presentato in anteprima mondiale in concorso al Festival di Cannes 2024. Il film segna il ritorno in veste di sceneggiatore del suo storico collaboratore Efthymis Filippou (il quale ha scritto insieme al regista film quali Dogtooth, The Lobster e Il sacrificio del cervo sacro) e, allo stesso modo, segna il ritorno di Lanthimos agli elementi narrativi e alle atmosfere che hanno caratterizzato gran parte della sua filmografia.

Il film si divide in tre episodi, ciascuno indipendente dagli altri, che si collegano esclusivamente per l’uso degli stessi attori e per la presenza di un personaggio secondario di cui si conoscono solo le iniziali, R.M.F.

Le storie narrate toccano temi cari a Lanthimos e Filippou: si passa dalle dinamiche di potere e impotenza alla sfiducia totale nei confronti del prossimo, passando per l’utilizzo del sesso come metafora di rapporti sociali distorti e la rappresentazione simbolica della desolazione che circonda l’essere umano. Torna anche, in un certo senso, il profondo debito che la coppia di autori ha nei confronti della tradizione della Grecia classica (già vista soprattutto in Il sacrificio del cervo sacro ma presente sin dal primo film realizzato dalla coppia, ovvero Dogtooth). Il tutto è ampliato dall’utilizzo degli stessi attori nei tre episodi del film: attraverso questa scelta, infatti, il regista sembra operare un discorso metacinematografico in cui afferma la stasi emotiva, sociale e sentimentale in cui ogni persona è costretta a vivere. Poco importa, dunque, se si cambiano gli scenari: siamo sempre gli stessi in ogni situazione e la gentilezza richiamata nel titolo è in realtà il suo opposto esplicitato in un gioco di macabro umorismo nero.

Tuttavia, occorre dire che la pellicola non coglie mai nel segno. Nonostante le situazioni siano capaci di incuriosire e di sorprendere lo spettatore, Lanthimos estremizza gli elementi presenti nei precedenti film senza aver dietro la stessa solidità narrativa e semantica. In questo senso la narrazione episodica non giova al suo modo intricato di costruire le dinamiche e le trasformazioni delle vicende narrate. Guardando Kinds of Kindness si ha l’impressione di essere di fronte ad una bella cornice che non contiene alcun quadro. Ogni elemento è figlio di una profonda estetizzazione di concetti chiave che, in fin dei conti, non fa altro che esautorare quegli stessi elementi.

Il cast è composto da attori che hanno già collaborato con Lanthimos nel suo film precedente come Emma Stone (già presente anche in La Favorita), Willem Dafoe e Margaret Qualley e da ottime aggiunte come Jesse Plemons ( il quale grazie alla sua interpretazione in questo film ha vinto il Prix d’interprétation masculine al Festival di Cannes) e Hong Chau. Jesse Plemons cattura l’attenzione del pubblico svettando su tutti gli altri soprattutto grazie alle interpretazioni compiute durante i primi due episodi.

Kinds of Kindness è senz’altro un film che piacerà agli appassionati della prima ora di Lanthimos e che, allo stesso modo, spiazzerà tutti coloro i quali si sono avvicinati al regista con i recenti La Favorita e Poor Things. Tuttavia, va detto che il film sembra, per certi versi, un’imitazione puramente formale e poco riuscita delle prime conturbanti opere dell’autore.

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