Nera, democratica, donna: la candidata presidente degli Stati Uniti Kamala Harris riuscirà a fare breccia nel cuore dell’elettorato nero?
È dai tempi di Shirley Chisholm che una donna “nera” non aveva concrete chances di essere eletta Presidente degli Stati Uniti: Kamala Harris potrebbe farcela. A patto di conquistare una fetta di elettorato il cui consenso non va dato per scontato: gli afroamericani.
La domanda che sorge spontanea è: riuscirà una donna come Kamala a convincere anche l’elettorato maschile della propria validità come potenziale POTUS? Cerchiamo di capirlo in questa indagine.
Kamala Harris, il profilo
Per capire quale sia il profilo con il quale Harris si è presentata a queste elezioni, vale la pena di leggere la sua presentazione sul suo sito ufficiale da candidata. Agli elettori viene presentata così: “Kamala Harris è cresciuta in una famiglia del ceto medio da una madre lavoratrice che le ha insegnato a credere nelle promesse dell’America”.
Il ritratto continua dipingendo Harris come una ragazzina che si è data sempre da fare (“ha lavorato d’estate da McDonald’s“), non ha frequentato un’università dell’Ivy League (l’Howard University) e fin da piccola ha deciso di intraprendere una carriera che le permettesse di “combattere per le persone deboli”). In altre parole: è la perfetta eroina middle-class, di quelle che stanno simpatiche alla popolazione più svantaggiata e alle minoranze.
Vale la pena sottolineare che, per il suo profilo, Kamala Harris è una candidata che non rappresenta solo (e principalmente) la comunità nera bensì, più in generale, gli immigrati e gli statunitensi di prima generazione.
Nata ad Oakland, Harris è figlia di madre indiana immigrata da Chennai, capitale dello stato del Tamil (India meridionale) e di padre giamaicano, quindi latino e africano al tempo stesso.
Un aspetto, questo, che è sia un punto di forza che un possibile punto debole, come ha dimostrato la vicenda del suo certificato di nascita condiviso su facebook accompagnata dal testo: “She’s not black!” (lei non è nera). Questo perché sul documento è indicata come di razza “caucasica”.
Le mosse per accattivarsi l’elettorato afroamericano. Maschile
Lunedì 14 ottobre Kamala Harris ha compiuto un’abile mossa per farsi amici gli elettori afroamericani di sesso maschile: ha lanciato la sua Opportunity Agenda for Black Men. Lo ha fatto durante una visita nella città di Erie, nello stato (chiave) della Pennsylvania.
Un programma, “il primo di questo tipo”, volto a garantire l’autonomia economica e la capacità di sostentamento agli uomini neri e alle loro famiglie, nel nome della tutela dei diritti civili. Incentrato, quindi, sui temi del lavoro e dell’economia, con un passo sulla sanità.
Nello specifico, prevede lo stanziamento di 1 milione di dollari in prestiti completamente rimborsabili fino a 20.000 dollari agli imprenditori neri per l’avviamento di una nuova attività e sgravi fiscali dedicati a chi ha già una propria azienda.
Questo punto è tutt’altro che banale, dal momento che uno studio del Massachusetts Institute of Technology parla chiaro: gli afroamericani hanno il doppio delle probabilità di vedersi negato un prestito dalle banche, indipendentemente dai loro punteggi di credito.
Il programma di Harris si propone anche di promuovere attività formative che consentano ai neri di poter ottenere lavori meglio pagati e di aiutare lo sviluppo della propria comunità. Prevede anche la creazione di norme ad hoc per regolamentare le criptovalute e altri beni digitali, volte a tutelare tutti gli investitori senza distinzione di razza. Incentivare l’equità sanitaria incentrandosi su quelle malattie che sono largamente diffuse nella comunità afroamericana (malattia falciforme, diabete, cancro alla prostata, disagi mentali). Harris apre anche alla legalizzazione della marijuana a scopo ricreativo, settore che potrebbe offrire nuove opportunità agli afroamericani.
E ovviamente punta il dito contro Trump che avrebbe “trascorso 4 anni rendendo la vita degli uomini neri più difficile”.
Una campagna ad hoc rivolta agli elettori di sesso maschile non è casuale: Harris ha paura di non riscontrare la loro fiducia in quanto donna. Un’ipotesi formulata anche dall’ex presidente USA Barack Obama, che ha commentato che alcuni uomini afroamericani “non sono entusiasti dell’idea di avere una donna come presidente“.
Il discorso non vale solo per gli uomini afroamericani. Lo dimostra la mossa di Harris che ha coinvolto gli elettori ispanici di sesso maschile: creare un gruppo denominato Hombres con Harris (Uomini con Harris): l’idea della candidata dem è quella di organizzare incontri specifici con eventi locali che vedano la partecipazione di celebrità appartenenti alla comunità di riferimento.
C’è già chi l’accusa di populismo, come Nicole Russell dello Usa Today. Russell scrive: “L’agenda delle opportunità della Harris è un altro esempio delle sue pessime idee politiche rivolte a un pubblico specifico. Come i suoi piani economici, questo insieme di proposte sembra radicato in idee socialiste con un aggancio di azione affermativa: programmi finanziati dai contribuenti che avvantaggiano un gruppo rispetto ad altri”. E poi conclude: “L’agenda della Harris per gli uomini neri puzza di populismo. Non è un buon segno per nessun candidato. E non è una buona idea per l’America”.
Elettori o elettrici? Non è (tanto) una questione di genere
Mosse populiste o meno, Harris piace. Secondo un sondaggio svolto tra il 5 e l’11 agosto 2024 da Pew Research Harris aveva il 77% delle preferenze da parte dei votanti di colore, sia donne (78%) che uomini (73%), di età tendenzialmente superiore ai 58 anni e in possesso di una laurea. In un recente sondaggio (datato 30 settembre 2024, ndr) di Pew Research, pare che ben l’84% dell’elettorato nero sostenga la vice-presidente a discapito di Trump, a quota 13%.
Quattro anni fa, fa comunque notare l’analista Kiana Cox, “il 92% degli elettori afroamericani convalidati ha votato per il presidente Biden e l’8% per Trump”.
Non è il consenso dell’elettorato afroamericano che manca, ad Harris: ciò che manca davvero è la carne fresca.
Il target strategico? Gli elettori giovani afroamericani
Come ha sottolineato anche Alvin B. Tillery, professore associato di Scienze Politiche alla Northwestern University, ora Harris ha molto bisogno di incrementare i propri consensi tra gli elettori neri millenial e appartenenti alla Generazione Z.
Su tratta di una fetta di elettorato davvero ampia nella comunità nera, i cui appartenenti non sono affezionati ai democratici quanto lo erano i loro parenti.
E in molti si fanno tentare dalla voce grossa anti-politica di Donald Trump. Di questi, sempre secondo Pew Research, il 33% è convinto che Trump possa prendere buone decisioni sulla politica sanitaria, il 27% pensa che possa affrontare efficacemente la questione razziale (27% contro 13%) e il 45% pensa che possa prendere buone decisioni in materia economica.
Mettendo da parte per un attimo i soli votanti tra i 18 e i 49 anni, è anche sui temi che si gioca il consenso per Harris dell’elettorato nero. I due temi cardine, quelli che sono i più importanti per pressoché tutti gli intervistati sono economia e sanità, due temi che se si prende in considerazione l’intera comunità nera sono a pari merito all’82%. Poi, a seconda del genere – più importante l’economia per gli uomini, più importante la sanità per le donne – le risposte si differenziano, ma di poco.
Saprà Kamala Harris parlare al portafogli e alla salute della Black America, senza dimenticare i più giovani?
Il tempo è agli sgoccioli.