La rinnovata alleanza tra Russia e Cuba

La rinnovata alleanza tra Russia e Cuba

Il recente arrivo di navi da guerra russe a L’Avana – tra cui il sottomarino nucleare Kazan e la fregata Gorshkov – ha risvegliato nella comunità internazionale timori da Guerra Fredda. A soli 145 km dalle coste della Florida, la Russia dispiega la sua forza navale in un momento di crescente tensione tra le due potenze. Le navi russe hanno partecipato a esercitazioni, perfezionando l’utilizzo di missili ad alta precisione contro obiettivi navali a oltre 600 km di distanza, come riferisce l’agenzia di stampa russa TASS. In risposta, Washington ha mobilitato aerei e navi per monitorare le attività del convoglio nel Mar dei Caraibi. Il Pentagono afferma di non essere preoccupato da questo dispiegamento, cosa che si ripete ogni anno dal 2013. Eppure, l’arrivo dei navigli nella regione avviene in un periodo di profonda crisi tra Washington e Mosca, a poca distanza dal via libera di Biden all’Ucraina per bombardare il territorio russo.

La strategia diplomatica del Cremlino

Osservando il panorama geopolitico, il rafforzamento della partnership tra Russia e Cuba non rappresenta un caso isolato. Il riavvicinamento con L’Avana si inserisce nella più ampia strategia del Cremlino volta a consolidare relazioni in chiave anti-americana. In questo contesto, Mosca ha intensificato i rapporti con stati in diversi continenti. Queste alleanze – diverse per storia e contesto regionale – sono parte integrante della strategia russa di espansione della propria influenza globale a contrasto dell’egemonia statunitense. Entrando nello specifico, un ruolo centrale lo gioca il rapporto con il Venezuela. Sotto la presidenza di Hugo Chavez (1999-2013), il Venezuela si è fatto portabandiera della lotta al neoimperialismo di Washington. La Russia ha capito il valore di un’alleanza con Caracas assicurandosi, oltre a un partner nel continente americano, anche lo sfruttamento dei ricchi giacimenti petroliferi del paese. Il sostegno politico è sempre stato forte: nel 2008 Chavez ha supportato l’invasione russa della Georgia, riconoscendo i territori separatisti dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. Dall’altra parte, Mosca ha condannato le sanzioni internazionali imposte al Venezuela e ha offerto supporto diplomatico a Maduro. Un altro alleato chiave del Cremlino è l’Iran, le cui relazioni sono state rafforzate nel corso degli anni dalla necessità comune di contrastare l’influenza americana in Medio Oriente. Un esempio è il conflitto siriano, durante il quale Mosca e Teheran hanno cooperato dando supporto al regime di Bashar al-Assad. In campo militare la collaborazione è consolidata: la Russia fornisce sistemi di difesa antiaerea e tecnologie avanzate alle forze armate iraniane, mentre gli Ayatollah inviano munizioni e droni da impiegare nella guerra in Ucraina. Inoltre, la partnership tra i due paesi si sviluppa anche attorno a interessi economici, soprattutto per quanto riguarda il gas naturale e i giacimenti petroliferi. Un’ulteriore pedina chiave nello scacchiere internazionale è rappresentata dall’alleanza con la Corea del Nord, suggellata dalla recente visita di Putin a Pyongyang. Dallo scoppio della guerra in Ucraina, le relazioni tra i due paesi si sono allargate anche al campo militare, con la Corea del Nord che
ha fornito più di un milione di munizioni alla Federazione Russa dall’agosto 2023.
Inoltre, lo scorso gennaio è emerso l’impiego di missili nordcoreani a corto raggio da parte dell’esercito russo nel Donbass. In cambio, Putin avrebbe fornito a Kim assistenza tecnica per il programma missilistico, oltre a tecnologie militari e rifornimenti di gas e denaro.

Quadro storico

L’alleanza tra Mosca e L’Avana ha le sue radici nella Rivoluzione Cubana del 1959, quando Fidel Castro e il Movimento del 26 luglio rovesciarono il dittatore Fulgencio Batista. A Cuba si instaurò un regime di stampo marxista e l’isola caraibica entrò nell’orbita dell’Unione Sovietica. Tale scelta, oltre che da affinità ideologica, fu dettata dalla necessità di Castro di supporto militare ed economico per consolidare il nuovo regime. Inoltre, l’ostilità degli Stati Uniti era tale da mettere a repentaglio la Rivoluzione stessa. La partnership tra i due paesi venne ufficializzata nel 1960 e l’URSS divenne il garante della sicurezza dello stato cubano. In quegli anni fu di particolare rilievo l’attività del servizio di intelligence di L’Avana, che giocò un ruolo cruciale sullo stesso livello della Stasi della Germania Est. Mosca e L’Avana godevano anche di una importante partnership economica, specialmente nel settore energetico. Cuba, con il supporto dell’URSS, assunse un ruolo attivo nella promozione della rivoluzione socialista in America Latina, soprattutto in chiave anti-americana. Per gli Stati Uniti, Cuba non costituiva di per sé una significativa minaccia, tuttavia, la posizione geografica dell’isola era profondamente preoccupante per la Casa Bianca, in quanto poteva fungere da piattaforma di lancio per i missili balistici sovietici.

La Crisi dei Missili Cubani del 1962 fu uno degli episodi più critici della Guerra Fredda, portando il mondo sull’orlo di un’apocalisse atomica. L’URSS, sotto la leadership di Nikita Krusciov, avviò un programma di installazione di missili balistici nucleari a Cuba. La risposta di Washington fu pragmatica, portando il segretario sovietico ad abortire i piani missilistici nell’isola. Tale concessione arrivò in cambio del ritiro da parte dell’amministrazione Kennedy dei missili Jupiter dalla Turchia, oltre alla promessa che non ci sarebbe stato alcun intervento militare americano a Cuba.

A seguito della dissoluzione del Patto di Varsavia e del collasso dell’Unione Sovietica, Cuba si trovò improvvisamente senza il suo principale alleato. Senza il supporto economico e militare sovietico, Cuba entrò in un periodo di crisi e instabilità, caratterizzato da gravi carenze di beni di prima necessità e carburante. Sebbene il regime di Castro non implose, le prestazioni della sua economia diventarono insostenibili.

Il riavvicinamento di Putin e l’entità della minaccia

Alla fine degli anni 2000, con Vladimir Putin al potere, la Russia iniziò a riaffermare la propria influenza globale e a ristabilire legami con vecchi alleati, inclusa Cuba. Mosca cancellò il 90% del debito cubano – 35,2 miliardi di dollari – dell’era sovietica e propose assistenza economica e militare all’isola caraibica. La concessione non fu di certo di natura caritatevole; infatti, nonostante i dettagli dell’accordo non siano stati resi noti, è probabile che il Cremlino abbia ottenuto benefici politici e strategici. Cuba è diventata consumatrice di petrolio russo, nel tentativo di superare la drammatica crisi energetica.

In cambio, L’Avana ha sostenuto Mosca in molteplici controversie internazionali, tra cui le invasioni militari in Georgia e Ucraina. I livelli della cooperazione tra Mosca e l’Avana sono chiari: da una parte Putin sostiene e rifornisce l’economia cubana, mentre l’isola caraibica mette a disposizione la propria posizione strategica e supporto in chiave anti-americana.

Nonostante il rafforzamento della partnership, oggi le relazioni tra Russia e Cuba sono ben lontane da quelle della Guerra Fredda. La recente sfilata di navi da guerra russe non deve essere interpretata come il preludio di un conflitto. Il Cremlino non dispone di una marina in grado di sostenere una guerra oceanica.
Inoltre, come l’esperienza in Ucraina sta dimostrando, le capacità logistiche russe sono altamente limitate. Mosca ha perso il ruolo di contendente per l’egemonia globale, e oggi l’interesse di Putin è di riaffermare la propria posizione nello scacchiere internazionale. In questa chiave vanno chiundi interpretate le relazioni diplomatiche tra la Russia e i suoi partner. Tuttavia occorre sottolineare che il riavvicinamento con Cuba – se continuerà nei prossimi anni – potrà influenzare il panorama politico dell’America Latina, arena da sempre contesa dalle grandi potenze.

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