In un panorama politico segnato da divisioni e discorsi estremi, Die Linke sta vivendo una sorprendente rinascita, trainata soprattutto dal sostegno dei giovani.
Un tempo partito in declino, segnato da scandali interni e dalla spaccatura generata dall’uscita di Sahra Wagenknecht per fondare un nuovo movimento populista, oggi Die Linke si reinventa e riafferma il proprio ruolo grazie a una strategia di comunicazione diretta e all’impegno sul territorio. Nei recenti sondaggi, il partito è tornato a superare la soglia del 5% necessaria ad entrare nel Bundestag, grazie anche ai risultati positivi tra i giovani e le giovani elettrici di tutto il Paese, indignati per l’ascesa dell’estrema destra e dallo spostamento dei partiti tradizionali verso destra.
Il partito ha anche un piano di riserva nel caso in cui non raggiunga la soglia del 5%. Secondo le regole elettorali tedesche, se tre candidati vincono direttamente i loro seggi di circoscrizione, il loro partito entra in parlamento anche se scende sotto la soglia. Per rendere possibile tutto questo, Die Linke ha fatto candidato tre importanti veterani della sinistra con decenni di esperienza — Gregor Gysi, Bodo Ramelow e Dietmar Bartsch — per vincere nei loro distretti di origine, soprannominando l’iniziativa “Missione Silver Locks “. Non è chiaro se vinceranno tutti, ma il partito nutre grandi speranze.
La rinascita
Negli ultimi anni, Die Linke aveva subito un progressivo calo di consensi, con una membership in flessione e una presenza in bilico nei sondaggi, tanto da far temere una crisi irrecuperabile. La questione migratoria è stata una delle cause principali della crisi interna con Wagenknecht, un’icona della sinistra tedesca e una delle politiche più note del paese, che aveva assunto posizioni sempre più antimigratorie, in particolare dopo la crisi dei rifugiati del 2015. La rottura definitiva è arrivata dopo l’invasione russa dell’Ucraina, con Wagenknecht che è diventata sempre più filorussa e con la decisione di separarsi da Die Linke per creare un suo partito, Bündnis Sahra Wagenknecht (BSW), un partito populista che fonde elementi di estrema destra – in particolare sulle migrazioni – e di sinistra dal punto di vista economico. BSW è balzato nei sondaggi dopo la sua creazione, in particolare nell’ex Germania dell’Est, mentre Die Linke inizialmente ha sofferto.
Tuttavia, il partito ha saputo reagire e attualmente è al 7% nei sondaggi, davanti proprio a BSW al 5%. L’approccio rinnovato, che mette al centro le esigenze quotidiane dei cittadini ha catturato l’attenzione di una fascia di elettori ed elettrici sempre più giovane e dinamica. In un sondaggio di inizio mese, si può vedere come Die Linke sia al 19% tra gli elettori e le elettrici sotto i 30 anni, a pari merito con i Verdi. Grazie a questa nuova linea politica, il partito ha saputo trasformarsi in un vero e proprio punto di riferimento per chi rifiuta il discorso xenofobo e le politiche dell’estrema destra. Con Elon Musk e il vicepresidente statunitense J.D. Vance che corteggiano apertamente Alternative für Deutschland (AfD), i partiti di estrema destra che ottengono successi in tutta Europa e i partiti tradizionali che non riescono a cogliere le richieste di questo periodo storico, molti elettori ed elettrici di sinistra hanno dichiarato di non sapere bene dove rivolgersi, creando un varco per Die Linke.
Dietro questa rinascita ha giocato un ruolo di primo piano Heidi Reichinnek, co-leader del partito e stella nascente del panorama politico tedesco, grazie anche alla sua comunicazione social. I video dei suoi discorsi sono diventati virali negli ultimi mesi, in particolare quello in cui attaccava il leader della CDU e prossimo Cancelliere, Friedrich Merz, per aver rotto il “cordone sanitario” nel tentativo di far passare due misure antimigratorie grazie al sostegno di AfD. Molti elettori ed elettrici hanno affermato di essere rimasti turbati dalla mossa di Merz e gli analisti concordano sul fatto che la spinta verso destra potrebbe a sua volta aver rinvigorito la sinistra, con la Linke nella posizione migliore per trarne beneficio. Il suo messaggio, chiaro e diretto, ha risuonato soprattutto sui canali digitali, trasformando il volto di Die Linke in un simbolo di opposizione attiva e moderna contro un sistema politico che, per molti, appare sempre più lontano dalle esigenze quotidiane.
La rinascita del partito però non è solo una questione di comunicazione: dietro il cambiamento c’è anche una solida strategia di base. I membri del partito hanno messo in campo una campagna elettorale che ha visto centinaia di migliaia di volontari bussare alle porte delle case, ascoltare le problematiche dei cittadini e offrire soluzioni concrete. Questa tattica “di prossimità” ha permesso di ricostruire un rapporto diretto con gli elettori e le elettrici, facendo emergere un sentimento di appartenenza e di fiducia, particolarmente forte tra i giovani che oggi vedono in Die Linke l’unica forza politica in grado di affrontare tematiche come il cambiamento climatico, la disuguaglianza economica e la crisi abitativa. Rispondendo alle richieste di radicale cambiamento, il partito ha attirato nuove forme di sostegno, soprattutto tra le donne e i giovani, con un appello al “socialismo democratico” caratterizzato proprio dalle richieste di questo periodo.
Reichinnek ha sostenuto che la scissione del partito ha permesso alla Linke di porre fine ad anni di litigi interni e di concentrarsi sui problemi principali della popolazione. Il partito ha anche ammorbidito le sue posizioni in politica estera, tra cui l’opposizione alla NATO, condannando l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il numero di iscritti al partito ha raggiunto in questo modo il livello più alto dalla crisi finanziaria del 2009 e i sondaggisti affermano che parte del terreno perso nell’ex Germania orientale è stato riconquistato tra i giovani della Germania occidentale, in particolare tra gli studenti e le studentesse.
La questione migratoria
Il merito di questo successo deriva anche dalla capacità della leadership del partito di non farsi trascinare nel dibattito antimigratorio che ha caratterizzato l’intera campagna elettorale. Jan van Aken, co-leader di Die Linke, lo ha definito un falso problema e che le priorità dei tedeschi sono altre. Nonostante questo, nei mesi di campagna elettorale, non sembra esserci altro argomento così urgente nei media tedeschi come la migrazione. Tutti i partiti si sono concentrati sul proporre misure per combattere la migrazione irregolare con promesse di deportazioni o “remigrazioni” a seconda se a parlare fossero i partiti più moderati o quelli di estrema destra.
I recenti attacchi, come quello di Monaco dove un’auto si e lanciata contro una folla durante un raduno sindacale, hanno contribuito a generare un clima di paura, strumentalizzato da partiti come l’AfD per rafforzare il proprio consenso. Anche i partiti tradizionali, nel tentativo di arginare l’ascesa dell’estrema destra, hanno adottato retoriche dure e promesse di leggi più severe, ma anziché ridurre il sostegno, hanno contribuito ad aumentarlo. Questo accade quando i partiti tradizionali adottano la retorica dell’estrema destra nel tentativo di limitarne la crescita, finendo però per normalizzarne le posizioni e rafforzarne la legittimità. Esempi di questa dinamica si sono potuti osservare nelle politiche del cancelliere uscente Olaf Scholz, che ha aumentato del 70% il numero di deportazioni nei suoi anni di governo e e nelle proposte del leader cristiano-democratico Merz, che vuole andare oltre impedendo direttamente ai richiedenti asilo di entrare nel Paese facendo esaminare le loro richieste in “paesi terzi sicuri” ispirandosi in parte ai piani del Regno Unito per le procedure d’asilo in Ruanda e all’accordo dell’Italia per quelle in Albania, entrambi esempi che hanno mostrato evidenti criticità. I piani di Afd sono già purtroppo noti.
Ecco, in netto contrasto con questa tendenza, Die Linke ha deciso di non partecipare alla corsa al populismo anti-immigrazione. Una scelta che ha ripagato tenendo duro e rimanendo l’unica alternativa politica a un allineamento sempre più preoccupante nella politica tedesca. Anzi, il partito ha ribadito – come fa nel suo programma elettorale – che il loro principio guida è una “società di immigrazione democratica e sociale che pone la dignità umana al centro”.
La rinascita di Die Linke è quindi la storia di un partito che ha saputo reinventarsi, ascoltare le esigenze dei cittadini e, soprattutto, valorizzare la voce dei giovani. In un momento di crisi politica e di minacce provenienti dall’estrema destra, la Sinistra tedesca si propone come una delle poche alternative.
Federico Morra