Atlante

La vita tra letteratura e granate – Limonov

La vita tra letteratura e granate – Limonov

Presentato in anteprima il 19 maggio 2024 in concorso per la Palma d’oro al Festival di Cannes, Limonov è il nuovo film del regista russo Kirill Serebrennikov. L’opera, tratta dall’omonima biografia scritta da Emmanuel Carrère, narra della vita irrequieta del famoso scrittore, poeta e politico russo Ėduard Limonov. La narrazione, seppur con alcuni tagli, segue la linea dettata dallo scritto di Carrère – che riveste in questo film il ruolo di consulente – e viene divisa in capitoli; ogni capitolo del film, infatti, corrisponde ad una diversa fase della vita del protagonista: dalla ricerca della fama nell’Unione Sovietica passando per la vita occidentale divisa tra New York e Parigi, per giungere, infine, al ritorno in patria, al suo impegno politico e alla sua prigionia.

L’idea registica di Serebrennikov che caratterizza il film in questione è chiara sin dai primi minuti. Il cineasta russo fa della confusione e del cambio repentino tra immagini statiche e stranianti da una parte e grezze e turbolente dall’altra gli elementi topici del film. La confusione, in gran parte controllata, delle immagini mostrate simboleggia e rappresenta in modo convincente l’inquietudine che ha caratterizzato la vita di Limonov. In aggiunta alla particolare messa in scena anche il montaggio prosegue nella medesima direzione: si passa spesso dalla frenesia alla noia e dalla rabbia all’eccitazione grazie a un ottimo cambio di ritmo operato con adeguate e accorte scelte.

Tuttavia, è in questa confusione che si nasconde la principale criticità del film: il regista sembra, in un certo senso, cedere al fascino esercitato dalla controversa figura di Limonov. Per tutto il film, infatti, si ha la sensazione che molto sia stato sacrificato in favore di un’estetica significante che però manca di profondità. A tal proposito, guardando al protagonista sembra di essere davanti a un personaggio per certi versi bidimensionale e non ben caratterizzato.

Degna di nota, infine, è l’interpretazione di Ben Whishaw in grado al tempo stesso di interpretare in modo verosimile ed eccessivo una persona realmente esistita e di restituire allo spettatore il fascino ambiguo di una figura come quella di Limonov.

Il film, in sala dal 5 settembre, al netto degli aspetti critici, merita senz’altro la visione: il cineasta russo è infatti riuscito con Limonov a rendere pop la vita di una delle personalità più interessanti degli ultimi decenni.

Condividi