L’Albania di Rama torna al voto

L’Albania di Rama torna al voto

Oggi la Corte di giustizia dell’Unione Europea (CGUE) si è pronunciata sul protocollo Italia-Albania firmato nel novembre del 2023, a Roma, dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal premier albanese Edil Rama. L’avvocato generale della CGUE ha presentato le sue conclusioni sulla legittimità delle procedure accelerate e di frontiera in attesa della sentenza definitiva prevista tra fine maggio e inizio giugno.

L’accordo tra Italia e Albania si occupa del rafforzamento della collaborazione in materia migratoria ed è solo l’ultimo esempio degli stretti rapporti diplomatici, sociali ed economici tra i due paesi. Si pensi ad esempio alla massiccia emigrazione albanese nel nostro paese negli anni ’90 o alla recente firma dell’Accordo sulla previdenza sociale, che riconosce le pensioni reciproche di vecchiaia, di malattia e di maternità, ma anche l’assicurazione contro la disoccupazione. Un accordo di cui potranno beneficiare gli oltre 500 mila albanesi attualmente residenti in Italia e ovviamente anche gli italiani che stanno lavorando a Tirana.

L’Albania è governata dal Partito Socialista (PSSH) dal settembre del 2013 e Rama nelle elezioni del 2021 ha ottenuto il suo terzo mandato da primo ministro. L’11 maggio prossimo però i cittadini albanesi torneranno alle urne e per la prima volta potranno votare anche i cittadini risiedenti all’estero. La riforma del codice elettorale è stata approvata da una ampia maggioranza parlamentare e secondo recenti stime i cittadini con diritto di voto per il 2025 saranno 3,7 milioni, di cui almeno 2,4 dall’estero. La vera incognita per questa tornata elettorale diventa quindi intercettare il voto della “diaspora” e a questo scopo il premier Rama, il grande favorito secondo i sondaggi, ha organizzato un tour elettorale europeo con l’obbiettivo di rendere questi cittadini “orgogliosi dell’Albania”. Tra le mete scelte Milano, Atene, Salonicco, ma anche New York.

Se il PSSH è considerato favorito per questa tornata elettorale è anche per l’assenza, tra le file dell’opposizione, di una reale e credibile alternativa. Due dei principali antagonisti di Rama hanno infatti avuto problemi con la giustizia. Uno di questi è Sali Berisha, fondatore del partito Democratico, nel 2021 è stato sanzionato dagli Stati Uniti per “coinvolgimento in una significativa corruzione” e due anni dopo ha scontato una pena di un anno ai domiciliari. La sua candidatura a premier del paese non è comunque a rischio e nei giorni scorsi il partito ha annunciato una ampia coalizione, denominata “Alliance for a Majestic Albania” e che include 26 partiti. L’altro protagonista politico adesso all’opposizione è Ilir Meta anche lui accusato dai procuratori della Struttura speciale anti corruzione (SPAK) di corruzione, riciclaggio di denaro e mancata dichiarazione dei beni. Meta è stato Presidente della Repubblica dal 2017 fino al 2022, quando ha fondato il Partito della Libertà che a maggio farà parte della coalizione guidata da Berisha. Quest’ultimo si è detto pronto a candidare Meta all’interno delle liste elettorali della coalizione e ha invece accusato il governo di utilizzare la magistratura a scopo politico.

Sulla paura di una deriva autoritaria negli scorsi mesi l’opposizione ha portato in piazza migliaia di persone e lo slogan delle manifestazioni era “Rendete l’Albania di nuovo libera”. A Tirana, in particolare, i manifestanti hanno preso di mira l’ufficio del primo ministro e la sede del Partito Socialista arrivando anche allo scontro fisico con gli oltre 1000 poliziotti schierati.

Un’altra decisione presa dal governo Rama che ha avuto particolare risonanza politica è stata quella di vietare Tik Tok nel paese. Una scelta che vuole contrastare la crescente violenza tra i giovani e che durerà almeno un anno. Secondo i partiti di opposizione anche questa mossa sarebbe parte di un piano di censura a scopo elettorale che colpisce uno dei social network più diffusi tra i giovani albanesi. Secondo fonti governative però la grande maggioranza dei genitori hanno incolpato l’app cinese di diffondere messaggi di violenza e si sono detti d’accordo con questa misura.

Ad influenzare l’esito delle elezioni albanesi ci sono poi i grandi attori internazionali, primi tra tutti l’Unione Europea, a cui l’Albania vorrebbe aderire entro il 2030, e gli Stati Uniti, il cui presidente Donald Trump è diviso tra politica estera e mantenimento dei propri interessi economici. Il partito Repubblicano sembra infatti preferire Berisha; Chris LaCivita, ex consigliere di Donald Trump, ha definito Rama come un “un burattino di George Soros” e ha promesso il proprio contributo per eleggere un primo ministro che sia un “vero amico” di Trump. Per il Tycoon invece contano anche gli investimenti fatti in Albania da suo genero Jared Kushner. In particolare il marito di Ivanka Trump ha intenzione di costruire un eco-resort con abitazioni di lusso annesse nell’isola di Sezan, ex base militare poi abbandonata, ma divenuta negli ultimi anni una importante meta turistica. Il progetto edilizio è stato approvato in via preliminare dal governo Rama lo scorso 18 novembre e da questo punto di vista una nuova elezione del leader socialista sicuramente potrebbe favorire il buon esito dei lavori.

Quello in Albania non è del resto l’unico investimento di Kushner nei Balcani: a Belgrado infatti, l’uomo d’affari di origine bielorussa ha acquisito i diritti per ristrutturare l’ex sede del ministero della Difesa jugoslavo. I lavori prevedono la costruzione di un albergo di lusso e di un museo e avrebbero un costo complessivo di circa 500 milioni di dollari. La sede governativa jugoslava fu distrutta nel 1999 dai bombardamenti della NATO, ma in molti non sono d’accordo con il suo abbattimento poiché le rovine del palazzo hanno assunto un grande valore simbolico e commemorativo.

La tornata elettorale dell’11 maggio ha quindi molteplici punti di interesse, anche per l’Italia dove i partiti, anche quelli all’interno della maggioranza, si sono divisi riguardo quale schieramento appoggiare. Forza Italia sembra sostenere la candidatura di Berisha, così come il Partito Democratico, alleato del PSSH in Europa, ma che rimprovera a Rama l’accordo fatto con l’attuale governo italiano. Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, sembra invece sostenere maggiormente la 4° candidatura di Rama senza cui il Protocollo d’Intesa sui migranti rischia di naufragare definitivamente.

I rapporti tra Italia e Albania sono oggi più che mai intensi e le elezioni di Tirana inevitabilmente ne guadagnano in interesse, mettendo in luce una regione al centro di importanti movimenti politici e sociali e da anni impegnata in un difficile percorso di integrazione europea.

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