Ouvrons grand les yeux, spalanchiamo gli occhi, il motto della trentaquattresima edizione delle Olimpiadi di Parigi sembra una beffa per coloro che a causa dei Giochi hanno perso tutto. Sono gli indesiderabili: persone senza documenti, persone sotto sfratto, tossicodipendenti, senza fissa dimora, sex worker. E poi migranti sfruttati nella costruzione delle strutture che in questi giorni ospitano atleti e atlete da tutto il mondo
Tra sgomberi e ricollocamenti la Francia ha “ripulito” le strade per i Giochi
138 sgomberi nella regione dell’Île-de-France, di cui 64 baraccopoli, 34 tendopoli, 33 occupazioni abusive e 7 sgomberi di persone senza fissa dimora. Sono i numeri registrati tra tra aprile 2023 e maggio 2024 dal collettivo “Le revers de la médaille”, in cui sono riunite più di 80 associazioni di solidarietà e ONG attive sul territorio parigino e in tutta la Francia.
Nel rapporto “Circulez, y’a rien à voir : 1 an de Nettoyage social avant les JOP 2024”, pubblicato il 3 giugno scorso, si parla di 12.545 persone interessate dagli sgomberi, di cui 3.434 minori. Il doppio rispetto allo scorso anno, e quasi il triplo rispetto al periodo 2021-2022. Nei momenti immediatamente precedenti ai Giochi Olimpici la strategia di “pulizia sociale” è proseguita, con un cambio di modalità. Nel mese di giugno, infatti, non si sono praticamente verificati sgomberi su larga scala, mentre i quindici giorni che hanno preceduto la cerimonia di apertura «hanno visto un’altissima concentrazione di operazioni mirate geograficamente ai siti delle Olimpiadi (Parigi e la vicina Seine-Saint-Denis)», racconta Le revers de la médaille nel nuovo rapporto sui dati tra maggio e luglio 2024 uscito il 1 agosto.
Alle operazioni di sgombero è seguita un’accoglienza temporanea nei centri SAS, istituiti nel marzo 2023 e finanziati fino a fine 2024. Le strutture sono collocate in 10 regioni lontane da Parigi[1], e possono ospitare dalle cinquanta alle sessanta persone per tre settimane, in attesa di una nuova proposta di alloggio permanente. Che è arrivata solo per il 35% delle persone sotto sgombero, caricate sui bus e dislocate in regioni della Francia non interessate dalle Olimpiadi.
© Jean-Luc Mounier, FRANCE 24 | Omar, qui ritratto a sud di Parigi il 24 maggio 2024, ha trascorso tre settimane in un centro di accoglienza temporanea regionale prima di ritrovarsi nuovamente senza casa.
Nonostante le promesse di voler «lasciare una società più inclusiva dopo i Giochi», in questi mesi che hanno preceduto Parigi 2024 si è assistito a violazioni sistematiche dei diritti umani delle persone già in condizioni di vulnerabilità estrema. Nessuno sembra responsabile per quanto accaduto: «L’emergenza abitativa è una responsabilità dello Stato e non della città», ha dichiarato Léa Filoche, vicesindaca di Parigi con delega alla solidarietà, emergenza abitativa e protezione dei rifugiati. «Non ha nulla a che fare con i Giochi Olimpici, e non c’è nessuna pulizia sociale in atto», ha sentenziato invece Amélie Oudéa-Castera, attuale ministra dello Sport e dei Giochi Olimpici.
Al collettivo Le revers de la médaille hanno aderito anche diverse associazioni di sex worker, che denunciano il clima di vessazione da parte della polizia francese e i ripetuti controlli amministrativi in concomitanza con l’inizio della manifestazione sportiva. Ancora una volta, l’intento è quello di ripulire lo spazio pubblico da tutti coloro che non sono considerati conformi agli standard morali della società in cui siamo immersi.
Costretti a chiudere per non mettere a rischio i propri pazienti: il caso della clinica di Médicins du Monde
La sala d’attesa del centro di Médicins du Monde a Seine-Saint-Denis è sempre piena di pazienti privi di documenti. Più di 4000 persone l’anno frequentano il centro sanitario ogni anno, bisognosi di cure mediche e sostegno sociale. Situato a due passi dai principali siti dei Giochi Olimpici di Seine-Saint-Denis, lo stabilimento chiuderà i battenti durante l’estate per non esporre i suoi pazienti privi di documenti al previsto aumento dei controlli di polizia.
«È stata una decisione estremamente difficile, una forma di abbandono ma allo stesso tempo di responsabilità verso il pubblico che supportiamo e seguiamo. Oggi, restare aperti alle condizioni che ci sono state prospettate dalle autorità pubbliche è troppo rischioso per le persone che accogliamo e per questo abbiamo responsabilmente deciso di chiudere i nostri locali pubblici, dal 1 luglio al 15 settembre», racconta Matthieu Dréan, il responsabile del Centro di Saint-Denis, a FRANCE 24.
Altri centri apriranno temporaneamente a Pantin e Bobigny, comuni limitrofi. I medici di Médicins du Monde temono però che molti pazienti non proseguiranno le cure, spaventati dai controlli della polizia francese.
Lo sfruttamento nascosto nei cantieri Solideo
Moussa viene dal Mali e vive in Francia da 13 anni senza documenti. Ha lavorato senza contratto, busta paga né ferie. È stato costretto a pagarsi da solo abiti da lavoro e attrezzatura di sicurezza. Veniva pagato 80 euro al giorno, lavorando anche fino alle 21 ininterrottamente. Il sito su cui ha lavorato per quattro mesi non è però un sito qualsiasi: è il villaggio degli atleti per i Giochi Olimpici e Paralimpici del 2024, gestito dalla Société de livraison des ouvrages olympiques (Solideo). Con lui non lavoravano francesi, ma soprattutto turchi e arabi. Teme che nella costruzione delle strutture che in questi giorni ospitano i più importanti talenti sportivi al mondo siano state sfruttate tante altre persone senza documenti come lui.
A settembre 2022, Moussa e i suoi colleghi si sono rivolti al sindacato CGT di Bobigny, nell’’Île-de-France. A dicembre, il giorno dopo che la loro storia è stata resa pubblica, sono stati licenziati. Lo scorso giugno, a seguito di un accesso dell’Ispettorato del Lavoro, sono stati identificati nove lavoratori irregolari in uno dei cantieri della Solideo, la stessa azienda di Moussa, che si è assicurata gli appalti di centinaia di strutture per le Olimpiadi in tutta la Francia. Antoine du Souich, uno dei dirigenti dell’azienda, ha dichiarato all’agenzia di stampa francese AFP che da allora le procedure sono state rafforzate, anche se ha ammesso «che sarebbe impossibile creare un sistema del tutto impermeabile a tali “frodi”».
La vicenda della Solideo ha permesso di denunciare pubblicamente altre situazioni di grave sfruttamento in tutto il Paese. A ottobre 2023 150 scioperanti sans papiers hanno occupato i cantieri dell’Arena Porte de la Chapelle, una delle arene polivalenti in funzione a Parigi per i Giochi.
© Romain Philips per Infomigrants
«Niente documenti, niente Olimpiadi», alla base delle proteste vi era la richiesta di una regolarizzazione collettiva e la fine dei subappalti a cascata, in cui lo sfruttamento è maggiormente eseguibile e i controlli scarsi. In contemporanea, altri 35 picchetti si svolgevano in tutta la Regione dell’Île-de-France, in uno degli scioperi di massa più importanti degli ultimi anni.
Di queste Olimpiadi rimarranno i medaglieri, le acque della Senna e le emozioni sportive.
I collegamenti in mondovisione non racconteranno però le storie di tutte quelle persone che, per ripulire le strade francesi, hanno subito vessazioni, violenze e soprusi. Di tutti quei lavoratori senza documenti che, senza tutele, hanno permesso ad atleti e atlete di tutto il mondo di avere strutture all’avanguardia in cui dormire, mangiare, allenarsi e gareggiare.
Occorre allora interrogarsi ancora una volta su quale sia il prezzo sociale da pagare per gli abitanti delle città che ospitano eventi sportivi mondiali. Ouvrons grand les yeux, ma stavolta facciamolo davvero.