«Solo quattro giorni di festa ci restano: Pasqua, Natale, Santo Stefano e il Primo gennaio». Iniziano così le testimonianze di Katia, Cinzia e Mauro (nomi di fantasia, ndr) dipendenti del Designer Outlet Castel Romano, centro commerciale di proprietà del gruppo McArthurGlen che prende il nome dall’omonima zona urbanistica facente parte del Municipio IX di Roma.
Situato sulla via Pontina (la strada statale che collega Roma con la provincia di Latina, recentemente declassata a strada extraurbana secondaria a causa della sua pericolosità), l’outlet sorge là dove nei primi anni ’50 venne inaugurata la Zona industriale Pontina. Complessi industriali come il Centro Sperimentale Metallurgico si alternavano a studi cinematografici come i Dino Studios dove furono girati alcuni capolavori di Franco Zeffirelli e Federico Fellini. Di quella storia è rimasto il Cinecittà World, inaugurato nel 2014, a pochi passi, appunto, dal Designer Outlet Castel Romano. Qui il 26 maggio, in concomitanza con il Black Friday estivo, ha avuto luogo uno sciopero molto partecipato indetto dall’Unione Sindacale di Base contro l’apertura straordinaria del 26 dicembre 2023, annunciata via mail dalla direzione dell’outlet il 17 aprile scorso.
Da quel giorno i lavoratori hanno dato vita a una serie di mobilitazioni che costituiscono una novità per una realtà come quella di Castel Romano Outlet e, in generale, per i lavoratori dei centri commerciali. Organizzati tramite l’Unione Sindacale di Base e i sindacati confederali, i dipendenti si sono riuniti in assemblee in presenza e online, hanno raccolto più di tremila firme contro l’apertura del giorno di Santo Stefano e preparato iniziative di protesta in vista dello sciopero del 24 maggio dei confederali e del 26 maggio dell’USB, come i flash mob sui social media dell’outlet (ossessionato dall’offrire una immagine inappuntabile sui social): l’hashtag #26dicembrechiusi ideato dai dipendenti ha precisamente lo scopo di sensibilizzare il pubblico sul diritto al riposo dei lavoratori nella grande distribuzione organizzata (GDO) durante le festività.
Diritto che tuttavia la direzione dell’outlet sembra non essere intenzionata a rispettare: sia in sede di incontro con l’USB che con i sindacati confederali il manager dell’outlet Enrico Biancato e la senior retail manager Federica Nardone hanno ribadito la decisione, spiegando che un’oasi naturale del WWF sarebbe di prossima apertura nei pressi dell’outlet e assicurando così un flusso di profitti ineguagliabile. Il WWF, interpellato diverse volte dall’Atlante in merito all’effettiva esistenza dell’oasi e se fosse già prevista una apertura per il 26 dicembre 2023, non ha rilasciato dichiarazioni in merito.
La mobilitazione in corso a Castel Romano non è tuttavia solo una battaglia per rimanere chiusi il giorno di Santo Stefano e difendere gli unici quattro giorni di riposo sicuri per i dipendenti. È anche una lotta per lavorare ad altri ritmi, più umani e compatibili con la socialità, secondo lo stesso slogan che ha animato le recenti proteste francesi e che recita “Non voglio solo lavorare nella mia vita”.
Infatti, il decreto Salva Italia approvato nel dicembre 2011 dal governo Monti, che ha liberalizzato gli orari del settore del commercio, ha inciso negativamente sulla qualità della vita dei lavoratori della GDO, i quali si sono visti sottrarre il diritto al riposo nei giorni festivi: sono rare le domeniche a casa (i giorni liberi settimanali non coincidono infatti quasi mai con il fine settimana) e poche le festività civili e religiose passate fuori dal posto di lavoro.
In Italia non esiste infatti una legge che vieta il lavoro nei giorni festivi, il quale tuttavia nei settori non essenziali (come il commercio, appunto) è volontario: in questo senso la Cassazione ha confermato diverse volte che è possibile rifiutarsi di prestare servizio in un giorno di festa. Tuttavia, la non disponibilità al lavoro deve essere esplicitata dal lavoratore, cosa che, spiega USB, non avviene perché «ci sono tanti lavoratori “ricattabili”: i neoassunti, i contratti a termine, i contratti atipici, gli interinali, ma anche direttori di negozio che vengono minacciati se non lavorano»..
L’unico strumento (inefficace) nelle mani dei lavoratori è quindi la turnazione che però, come raccontano all’Atlante diversi dipendenti di Castel Romano Outlet, è nei fatti impossibile a causa della perenne condizione di sottorganico delle aziende. Non è inusuale quindi che un dipendente lavori il 6 gennaio, il 25 aprile e il Primo maggio.
La sola soluzione possibile è quindi la chiusura degli esercizi commerciali nei giorni festivi. In merito, la politica si è espressa diverse volte, ma tutte le dichiarazioni sono rimaste lettera morta. L’ultima volta lo ha fatto nel 2018 Luigi Di Maio, in qualità di vicepremier e Ministro del Lavoro, proponendo un’apertura a turnazione dei centri commerciali della stessa città. Contro la sua proposta si scagliarono tanto Matteo Renzi quanto la Lega. E non se ne parlò più.
Se la politica ignora i lavoratori della GDO, per i sindacati è difficile esserci: «Abbiamo dovuto muoverci con estrema discrezione», racconta Filcams CGIL che il 24 maggio ha promosso una giornata di sciopero e un’assemblea «McArthurGlen detta legge sul suo territorio. Il centro commerciale è una loro proprietà privata, perciò per noi è complicato esserci e fare attività sindacale».
Non stupisce allora che gli iscritti ai sindacati all’interno di Castel Romano siano, ancora secondo i dati di Filcams CGIL, appena il 2% circa su un totale di più di mille dipendenti che lavorano negli oltre centocinquanta negozi dell’outlet – senza contare gli addetti alla pulizia, alla manutenzione del verde e la vigilanza addetta alla sicurezza.
A fronte di un così basso tasso di sindacalizzazione, sorprende allora la risposta ferma e decisa dei lavoratori alla direzione dell’outlet, le mobilitazioni avviate senza esitazione, la partecipazione alle proteste sindacali. Un “no” per il diritto alla festività che la McArthurGlen si era già sentita rivolgere dai lavoratori di un altro outlet di sua proprietà, quello di Serravalle Scrivia in provincia di Alessandria, nonché il primo centro che il gruppo londinese aprì sul suolo italiano nel 1999. Nel 2017, i lavoratori di Serravalle avevano bloccato le strade contro l’apertura nel giorno di Pasqua. L’anno successivo, la direzione aveva fatto marcia indietro.
Fine prima parte.