Il presidente Zelensky ormai ha deciso: il capo di stato maggiore ed eroe di guerra, Valerii Zaluzhny, sarà licenziato. La stampa internazionale, da Washington a Mosca è ormai convinta che si tratti solo di tempo. Da Kiev prendono tempo, annunciando che non è stata ancora presa alcuna decisione, nonostante le indiscrezioni della scorsa settimana.
Intervistato ieri da Gian Marco Chiocci, direttore del Tg1, il presidente ucraino ha risposto così alla domanda del direttore a proposito del generalissimo: «sto pensando a un reset, non al licenziamento di una singola persona ma al cambiamento dei vertici di un intero settore perché il nostro Paese ha bisogno di persone che credono nella vittoria, che non si lascino influenzare dal proprio cattivo umore o scoraggiare dal momento negativo; solo così potremo difendere le nostre famiglie al meglio». Il riferimento alle frasi di Zaluzhny sullo stallo militare è evidente. Ma andiamo con ordine e ricostruiamo brevemente gli ultimi sviluppi.
Nella serata del 29 gennaio il parlamentare ucraino Oleksiy Goncharenko ha scritto su Telegram che il Comandante in capo delle forze armate ucraine era stato licenziato. Il motivo ufficiale sarebbe il fallimento della controffensiva, quello profondo lo scontro con il presidente. Quasi subito, tuttavia, il ministero della Difesa ucraino, così come il portavoce del presidente, hanno smentito categoricamente. Per tutta la settimana successiva i vertici ucraini hanno cercato di minimizzare per distogliere l’attenzione dalla questione. In ballo c’erano i 50 miliardi di euro di finanziamenti dell’Ue, una priorità assoluta per la Verkhovna Rada. Venerdì la Cnn ha titolato «per il licenziamento del generale Zaluzhny è solo questione di tempo». Da Kiev ancora nessun commento. Ma perché l’eventuale rimozione di Zaluzhny sarebbe una notizia così eclatante?
Iniziamo dicendo che la notizia non è nuova. Sappiamo da mesi che i rapporti tra Zelensky e il suo generale capo sono ridotti all’essenziale, almeno dalla pubblicazione dell’intervista sull’Economist nella quale Zaluzhny parlava apertamente di «stallo militare». Il presedente aspetta il momento opportuno per disfarsene. Fin qui nulla di nuovo, sia in pace sia in guerra, tra potere politico e potere militare le tensioni sono sempre presenti ma, almeno nelle democrazie, il capo civile ha sempre la meglio. L’Ucraina però è impegnata da due anni in un conflitto durissimo con la Russia e non è altrettanto semplice parlare di bilanciamento dei poteri. Innanzitutto perché Zaluzhny è un uomo capace, un capo carismatico e rispettato sia in patria sia dai principali alleati militari di Kiev. È lui che aveva previsto un attacco russo e che aveva predisposto le difese impedendo all’esercito nemico quella «passeggiata nel parco» che avrebbe dovuto portare alla sconfitta ucraina in due settimane al massimo. Zaluzhny ha sempre dichiarato che la cosa più importante per un generale è la vita dei suoi soldati: fu lui a spingere per una ritirata da Bakhmut quando la città era già praticamente persa. Zelensky disse no e Bakhmut passerà alla storia come una delle battaglie più letali degli ultimi decenni. Si potrebbe obiettare che sono solo parole, che ogni leader fa così per ingraziarsi i suoi sottoposti. Non importa, ciò che conta è che i soldati ucraini credono davvero di avere qualcuno che si preoccupa per loro. L’abbiamo testimoniato di persona sul campo e ne abbiamo scritto più volte. Si i interpreti n quest’ottica la dichiarazione recentemente raccolta dal Kyiv post: «Il sostegno a Zaluzhny è quasi universale tra le truppe e un piano per sostituirlo è pericoloso per la sicurezza nazionale e lo sforzo bellico». Inoltre il generale Zaluzhny non è percepito come un «politico», come qualcuno che sia stato messo al suo posto da altri più potenti per calcolo o convenienza. Anzi, si è sempre (almeno fino allo scorso autunno, ma su questo torneremo più avanti) tenuto fuori dai giochi di palazzo. Dunque una prima conclusione è che se Zaluznhy venisse rimosso sarà difficile trovare in fretta questa somma di competenza professionale, attitudine al comando e preparazione.
L’allontanamento del generale, inoltre, presupporrebbe una serie di cambiamenti a catena, dagli alti ufficiali fino ai comandanti sul campo. Il che in un momento in cui sembra che la Russia stia preparando una nuova offensiva non è semplice e chissà quanto sarà efficace. Il Comandante in capo è il consigliere militare del presidente, per questo si può affermare che fino a un certo punto la guerra in Ucraina è stata combattuta nel segno di Zaluzhny. Il suo allontanamento cambierà la strategia. Senza contare che il generale gode di rapporti privilegiati con Usa e Nato, i quali lo ritengono molto più affidabile di altre figure apicali ucraine. Bisognerebbe ricominciare quasi da zero, il che richiederebbe tempo in un momento in cui, per ammissione dello stesso Zelensky «l’Ucraina non può aspettare». Sotto la superficie, tuttavia, è in corso una lotta interna tra le varie anime del potere ucraino: militari da una parte e governo dall’altra con l’incognita dei servizi segreti militari (Gur) dell’imprevedibile Kyrylo Budanov.
Licenziare Zaluznhy vorrebbe dire diffondere de governo ucraino un’immagine instabile e ciò sarebbe estremamente pericoloso per Zelensky. Sia dal punto di vista della tenuta interna, sia per gli alleati (si pensi all’ostruzionismo repubblicano al Congresso Usa) sia per il nemico. Mosca non aspetta altro che accusare Zelensky di essere un dittatore in confusione per tentare di convincere l’Occidente che la guerra è finita. In ultimo non si potrà far sparire una figura così ingombrante.
Voci di corridoio sostengono che Zelensky gli avrebbe offerto un posto da ambasciatore in Europa in un colloquio segreto la settimana scorsa. Secondo l’Economist, invece, Zaluzhny è il più titolato a sostituire il presidente stesso sia nell’immediato, sia nel prossimo futuro. È per questo, sostengono alcuni, che il presidente vuole allontanarlo. Le ultime indiscrezioni dicono che Zelensky avrebbe costretto il generale a firmare una lettera di dimissioni da pubblicare appena il momento sarà propizio, ma ciò che è certo è che il soldato Zaluzhny obbedirà (per ora) ma non si darà per vinto.
Sabato Angieri