Anticipato da una massiccia campagna marketing e reputato da molti il film più spaventoso dell’anno, Longlegs, presente alla Festa del Cinema nella sezione Grand Public, è il quarto film diretto dal regista Osgood Perkins, figlio del celebre Anthony – interprete di Norman Bates nel capolavoro di Hitchcock Psyco.
La pellicola, un ibrido tra il thriller investigativo e l’horror ambientale. verte attorno alle indagini di Lee Harker, una detective dotata di un intuito apparentemente soprannaturale, in merito ad una serie di omicidi-suicidi avvenuti in ambiente familiare. Tali massacri, accomunati da una serie di elementi ricorrenti, sembrano inoltre legati a doppio nodo all’infanzia traumatica della protagonista. L’investigatrice, dunque, si trova costretta a scavare nel suo passato per riuscire a sventare l’ennesima strage.
In questa sua ultima fatica cinematografica Perkins, pur prendendo a piene mani dai capisaldi di entrambi i generi di riferimento del film, riesce a dirigere con un’impronta convincente e originale. Il fiore all’occhiello di Longlegs, infatti sta proprio nella regia ordinata e statica del film: una lentezza che non annoia in nessuno dei tre atti in cui la narrazione è divisa e che, anzi, è funzionale e necessaria alla sensazione di inquietudine e agitazione che accompagna lo spettatore sin dalla prima sequenza.
La fotografia, procedendo nella medesima direzione, acuisce l’apparente rigidità della messa in scena e aumenta ancor di più l’irrequietezza comunicata col procedere del tempo attraverso la sua palette cromatica e il rigore geometrico della composizione dell’immagine.
La narrazione prosegue in maniera quasi perfetta fino all’evento topico del suo secondo atto, quando l’opera subisce un’accelerazione inaspettata, oltreché totalmente non necessaria. La costruzione del finale e il finale stesso di Longlegs rappresentano, infatti, proprio il punto debole del film. Purtroppo le ottime premesse vengono tradite nella risoluzione in una maniera piuttosto disonesta lasciando, in un certo senso, l’amaro in bocca. Perkins, nonostante non perda mai il timone della regia, neanche nel finale che risulta comunque ben girato e in linea con quanto fatto fino ad allora dal punto di vista formale, sembra quasi travolto dall’evoluzione repentina della sua stessa storia e dalla svolta che sbilancia nettamente il film. L’ambiguità di fondo, infatti, fondamentale per il perfetto equilibrio del film, si perde nella parte finale del racconto lasciando spazio a segmenti didascalici e, per certi versi, ipocriti.
Longlegs è un gigante con i piedi d’argilla: un grande film che, suo malgrado, cade proprio nel momento in cui deve raccogliere ciò che ha seminato. Al netto di ciò, la pellicola merita lo stesso la visione: le sequenze immortalate da Perkins con grande abilità saranno in grado, senza alcun dubbio, di restare nella testa dello spettatore per molto tempo.
Il film uscirà nelle sale italiane il 31 ottobre.
Sebastian Angieri