Di chi è la Luna? La corsa allo spazio inizia da lì

Di chi è la Luna? La corsa allo spazio inizia da lì

La Luna
Credits: NASA, ESA/Andreas Mogensen

La navetta Starliner è partita per il primo viaggio con equipaggio verso l’ISS. A che punto è la corsa per la conquista dello Spazio e della Luna?

Il 5 giugno, dopo numerosi tentativi abortiti in corso d’opera, finalmente la capsula Starliner è partita per il suo primo lancio con equipaggio da Cape Canaveral. Destinazione: la Stazione Spaziale Internazionale, che in futuro servirà come navetta da e per la Terra.

Le storie di fantascienza diventano sempre più realtà: tra satelliti per portare Internet in ogni parte del globo (Starlink di Elon Musk),”taxi” spaziali e la conquista – e lo sfruttamento – di superfici extra-terrestri. Come quella della Luna, che è oggetto di desiderio da  tempo.

Oggi la conquista dello Spazio da parte delle nazioni terrestri non è una narrazione di fantasia bensì è già realtà: ma a che punto siamo? Partiamo insieme per un viaggio alla scoperta dei progetti di esplorazione in corso nello spazio oltre l’atmosfera del nostro pianeta.

La Guerra Fredda alla conquista dello Spazio (e della Luna)

La Guerra Fredda spaziale

A dare un fortissimo impulso al progresso tecnologico in termini di imprese spaziali fu la Guerra Fredda tra URSS e Stati Uniti, a partire dagli anni Cinquanta: tale competizione, una vera e propria gara a chi sarebbe arrivato prima sulla Luna, ha portato al primato tecnologico degli USA, che si sarebbe concretizzato con l’allunaggio del 20 luglio 1969.

Il primo atto ufficiale fu il lancio dello Sputnik 1 da parte dell’URSS nel 1957. Le due nazioni sfruttarono come volano di sviluppo la tecnologia missilistica sviluppata dai nazisti nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Se a prevalere, inizialmente, furono i sovietici, il mondo celebrò l’arrivo sulla Luna a bordo dell’Apollo 11 degli statunitensi, rappresentati da Neil Armstrong e Buzz Aldrin.

Si trattò, a dire il vero, dell’unico primato statunitense nella corsa dello spazio, dal momento che i sovietici avevano già fatto la storia con le tre Missioni Sputnik, la missione Luna 2, le due Missioni Vostok e la Missione Voschod 2. Dopo il 1969, furono anche i primi a mandare un rover nello spazio (Missione Lunochod) e nel 1971 riuscirono a mettere in orbita Saljut 1, la prima stazione spaziale in grado di ospitare astronauti per lunghi periodi di tempo. Per tutta risposta, nel 1973 gli statunitensi lanciarono in orbita la stazione Skylab.

Outer Space Treaty, il primo trattato sull’esplorazione spaziale

Due anni prima che l’uomo arrivasse sulla Luna, il 27 gennaio del 1967, era stato firmato un trattato sull’esplorazione dello spazio oltre l’atmosfera terrestre: l’Outer Space Treaty.

In sostanza, si trattava di un “trattato sui principi che governano le attività degli Stati in materia di esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico compresa la Luna e gli altri corpi celesti”. Prevedeva che i Paesi firmatari non potessero rivendicare per sé risorse spaziali come la Luna, i pianeti o altri corpi celesti, riconosciuti “patrimonio comune dell’umanità”, pertanto “non soggetti ad appropriazione nazionale né rivendicandone la sovranità, né occupandoli, né con ogni altro mezzo”. Nel trattato gli astronauti assurgevano al ruol di “inviati dell’umanità intera”.

Inoltre, altro punto interessante da evidenziare, l’Outer Space Treaty proibiva categoricamente ai Paesi firmatari di far stazionare nello Spazio armi di distruzione di massa, di compiere attività militari sui corpi celesti e invitava all'”esplorazione pacifica”.

La conquista dello Spazio: non solo un affare di Stato

La competizione odierna nella conquista dello Spazio va avanti incessantemente. In un recente studio si parla di “multipolarismo che caratterizza l’attuale Comunità Spaziale Internazionale”. Innanzitutto, non sono più solo i Paesi del Mondo, ma anche privati cittadini ambiziosi e in possesso di ingentissime finanze, a voler prendere parte alla conquista.

Per quanto riguarda gli Stati che sono scesi in campo per conquistarsi uno spazio nell’Universo, agli Stati Uniti e alla Russia post URSS si sono aggiunte potenze come Cina, Giappone, India e Israele. Senza dimenticare l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, che dal 1975 include 19 Paesi dell’Unione Europea, Italia inclusa.

La competizione si è ora allargata a un maggior numero di attori, che in passato erano rimasti a guardare o avevano già partecipato, pur restando in disparte.

Alla conquista della Luna e dello Spazio: l'ESA

Cina, Giappone, India e… Israele

Cina

È quest’ultimo il caso della Cina, che fin dal 1956 aveva lanciato un proprio Programma spaziale della durata di 12 anni, denominato Progetto 581, in cooperazione con l’URSS. Dopo la crisi sino-sovietica del 1960, la Cina ha lanciato il suo primo satellite (Dong Fang Hong 1) nello spazio nel 1970 ed è stato il terzo Paese a inviare un uomo nello spazio nel 2003. Oggi può vantare uno dei programmi spaziali più avanzato al mondo, e ha inviato diverse sonde sia sulla Luna che su Marte, l’altra frontiera più prossima dell’esplorazione extraterrestre.

Le missioni spaziali che il Paese sta portando avanti sono svariate. Si va dalla costruzione della Stazione spaziale Tiangong al Programma lunare Chang’e, che può vantare già 5 missioni completate a partire dal 2004, passando per la Missione Ilrs in collaborazione con la Russia, e la Missione Tianwen. Missione, quest’ultima, che nel 2021 ha portato un rover su Marte, il prossimo anno esplorerà una cometa e un asteroide e si propone di continuare ad esplorare il Pianeta Rosso spingendosi, in un futuro imprecisato, fino a Urano.

La Cina può contare su ben 4 siti di lancio spaziale: Jiuquan, Xichang, Taiyuan e Wenchang.

Giappone

Il vicino Giappone è dotato di un’Agenzia Spaziale (la JAXA), nata nel 2003 dalla fusione di tre organismi distinti: il Laboratorio Nazionale Aerospaziale del Giappone (NAL), l’Istituto dello Spazio e delle Scienze Astronautiche (ISAS) e l’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo Spaziale del Giappone (NASDA).

Ha lanciato il suo primo satellite, Ōsumi, nel 1970, e ha all’attivo diverse missioni spaziali. A partire dal lancio, avvenuto nel 2010, della sonda Akatsuki nell’orbita di Venere. Nel 2014 è partita la Missione Hayabusa 2, volta alla raccolta di campioni sull’asteroide 162173 Ryugu, che ha raggiunto a giugno 2018. Si dirigerà presto verso altri asteroidi. Mercurio è l’ambiziosa meta della missione BepiColombo, lanciata nel 2018 in collaborazione con l’ESA: il prossimo anno dovrebbe raggiungere il pianeta e raccoglierne dati.

La sonda Smart Lander for Investigating Moon (SLIM), lanciata il 7 settembre 2023, è atterrata sulla Luna il 20 gennaio di quest’anno, sulle colline di Marius: è stato il primo lander giapponese a riuscire nell’impresa e il quinto a livello mondiale.

Per il futuro, il Giappone ha in serbo missioni su Giove (Jupiter Icy Moons Explorer, JUICE), su Marte (Martian Moons eXploration, MMX), sull’asteroide 3200 Phaethon (DESTINY+), e naturalmente sulla Luna (Lunar Polar Exploration Mission, LUPEX, prevista per il 2025)

India

L’India non resta a guardare. Il suo primo obiettivo è arrivare sulla Luna: per farlo ha sviluppato il programma Chandrayaan.
La prima missione indiana sulla Luna, senza equipaggio, è stata lanciata il 22 ottobre 2008 e ha scoperto tracce di ghiaccio – testimonianza della presenza di acqua – ai poli del nostro satellite. La prossima missione, Chandrayaan 4, è prevista per il 2028 e prevederà la raccolta massiva di campioni sul suolo lunare.

Sebbene più in ritardo nella corsa rispetto ad altri Paesi, l’India è molto ambiziosa. Promuove il settore spaziale privato e ha introdotto nel 2023 una nuova politica spaziale nazionale. Lo scorso ottobre, il Primo Ministro Narendra Modi ha annunciato che l’obiettivo è quello di portare astronauti indiani sulla Luna entro il 2040.

Israele

Se ora ha altre questioni da risolvere – leggi alla voce conflitto israelo-palestinese – Israele vuole fare la sua parte. Malgrado le ridotte dimensioni geografiche, lo Stato ha un proprio Programma spaziale e un’Agenzia Spaziale (l’ISA), fondata nel 1983.

Il primo uomo israeliano nello Spazio ci è andato solo nel 2003: il Colonnello dell’Aeronautica Ilan Ramon partì a bordo dello Space Shuttle Columbia per una missione orbitale di 16 giorni organizzata dalla NASA, e non fece più ritorno.
Il primo tentativo di allunaggio risale ad aprile 2019 con il lander privato Beresheet 1, primo velivolo spaziale israeliano in assoluto a viaggiare oltre l’orbita terrestre. L’allunaggio non andò a buon fine a causa di un guasto al motore, che ne provocò lo schianto. Ora, l’obiettivo è lanciare una nuova missione lunare, Beresheet 2.

Oggi, in Israele, le imprese private del settore proliferano. Il fondo di venture capital Earth & Beyond Ventures e Deloitte Israel hanno individuato ben 105 startup spaziali israeliane, che hanno raccolto un totale di 314 milioni di dollari nel 2023.

Certo, il Paese non è in grado di competere con gli attori protagonisti sulla scena, però si sta ricavando nicchie interessanti. Negli anni si è specializzato soprattutto nella miniaturizzazione delle tecnologie spaziali, che permette di contenere dimensioni e costi dei satelliti, e nel settore della cybersecurity spaziale.

Entro il 2026 Israele dovrebbe avere un telescopio in orbita: Ultrasat, un dispositivo grande come una lavatrice, pesante solo 100 chili e dal costo di 100 milioni di dollari. A metterlo in orbita sarà la NASA.

Il ritorno della NASA sulla Luna: l’annuncio di Mike Pence nel 2019

Il 26 marzo 2019, mostrando una buona dose di ottimismo, il Vice-Presidente degli Stati Uniti Mike Pence annunciò che l’uomo sarebbe tornato sulla Luna entro il 2024. E stabilì anche altre priorità: lo sbarco della Nasa sul Polo Sud della Luna entro il 2024, il rispetto delle scadenze previste per la missione Exploration Mission1, il lancio con Orion sul razzo Space Launch System entro il 2020 e l’invio della prima missione con equipaggio nelle vicinanze lunari entro il 2022.

Da allora, molti eventi sono intervenuti a sconvolgere i piani: prima la pandemia da COVID-19, poi la guerra in Ucraina e il conflitto israelo-palestinese. Finora la promessa di Pence non è stata onorata, ma bisogna ricordare che è stata fatta quando Donald Trump era alla Casa Bianca: chissà che una sua eventuale rielezione a Presidente degli Stati Uniti non riporti l’attenzione sugli obiettivi di 5 anni fa.

Gli USA sulla Luna: Artemis II e Lunar Gateway

L’annuncio del lancio del satellite Artemis II dimostra che le ambizioni spaziali – e lunari – degli USA sono più vive che mai. Il nome del satellite è ispirato a quello di Artemide, dea greca della caccia e sorella di Apollo, identificata come dea della Luna. Un programma di esplorazione lunare made in USA annunciato così dall’amministratore della NASA Jim Bridenstine: “Stiamo tornando sulla Luna, ma in modo radicalmente diverso rispetto a quello degli anni Sessanta”.

La missione Artemis II porterà quattro astronauti a viaggiare verso la Luna allo scopo di gettare le basi di una presenza umana più stabile sul satellite terrestre e avrà una durata complessiva di 10 giorni. Il lancio è previsto non prima di settembre 2025: è stata rinviata a tale data a gennaio di quest’anno. A partire saranno tre uomini e una donna: il comandante Reid Wiseman, il pilota Victor Glover e gli astronauti Jeremy Hansen e Christina Koch.

La Missione Artemis II, destinata ad andare sulla Luna: l'equipaggio

All’orizzonte c’è anche Lunar Gateway, che sarò la prima stazione spaziale lunare nella storia dell’umanità. In seguito a ritardi nella realizzazione dei suoi primi moduli (ne avrà 7 in totale), il lancio inizialmente previsto per la fine del 2025 è slittato al 2028. Gateway sarà essenziale per la Missione Artemis e fungerà da punto di appoggio prezioso dal quale partire per future missioni su Marte.

Cosa c’è in ballo? L’importanza strategica della Luna

In ballo c’è molto più di una semplice espansione territoriale. La conquista dello Spazio implica la dimostrazione del proprio avanzato livello tecnologico, uno spauracchio molto utile anche sulla Terra, e la possibilità di appropriarsi di risorse preziose e scarsamente o non disponibili sul nostro pianeta.

Non a caso, l’attrattiva del territorio lunare dipende, in buona misura, dalle materie prime che in esso sono disponibili. Nella fattispecie, pare che la roccia del suolo della Luna sia ricchissima di terre rare (delle quali abbiamo parlato qui e qui): si tratta dei materiali più preziosi per il progresso tecnologico del nostro pianeta, visto che sono i minerali con i quali si producono i chip di tutti i nostri dispositivi.

In particolare, la Luna sarebbe ricca di KREEP, acronimo che indica un insieme di potassio (K), Rare Earth Elements (REE) e basalto (P). Tra le terre rare disponibili, lo scandio, il lantanio o l’ittrio, oltre che ferro, elio e acqua: quest’ultima sarebbe presente in enorme quantità, quantificabile in circa 270 trilioni di milioni di chilogrammi. Non in forma liquida ma in perle di vetro che si sono formate in seguito all’impatto di meteoriti.

L’interesse della Cina per la Luna è motivato in larga parte proprio dalla ricchezza di “materie prime”: si stima, infatti, che sulla Luna vi sia almeno un milione di tonnellate di elio-3 (le riserve sono 15-20 tonnellate sulla Terra). Ed è sulla Luna che una nuova Guerra Fredda spaziale, stavolta tra Cina e USA, potrebbe avere inizio.

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