Nella sera del 9 ottobre – ora locale – l’uragano Milton ha toccato terra in Florida, sull’isola di Siesta Key, ottanta chilometri a sud della città di Tampa. Il bilancio – ancora provvisorio – del passaggio di questo uragano di categoria 3, uno dei peggiori che abbia mai colpito la Florida negli ultimi anni, è ancora provvisorio: 23 morti, tre milioni e mezzo di persone senza elettricità – un numero che ancora nel week end, dopo il passaggio dell’uragano, ammontava a un milione di persone – e danni a cose e proprietà pubbliche e private per almeno cinquanta milioni di dollari.
Non si tratta del primo uragano che, nella stagione delle piogge di quest’anno, è arrivato a colpire la Florida. A fine luglio, infatti, abbiamo assistito al passaggio di Debby, uragano di categoria 1 che ha devastato soprattutto la Florida centrale e ha causato una decina di vittime. Poi, nell’ultima settimana di settembre, è stato l’uragano Helene, di categoria 3, a investire la regione del Big Bend, ossia il nord-ovest dello Stato, causando oltre 250 morti, più di 200 dispersi e danni per quasi quaranta milioni di dollari. Per alcune aree dello Stato, quindi, Milton è stato il terzo uragano in tre mesi, una situazione che ha pochi precedenti nella storia degli interi Stati Uniti.
Siesta Key è stata la prima località ad essere colpita dall’uragano Milton. Compresa nella contea di Sarasota, sulla costa ovest della Florida centrale, Siesta Key è in realtà un’isola, anche se vicinissima alla costa, fatta di banchi di sabbia accumulati nei secoli dai venti e dalle correnti. Gli abitanti sono meno di cinquemila, per oltre il 90% bianchi, moltissimi pensionati e, fra questi, oltre cinquecento veterani dell’esercito statunitense. Tutti sono stati colpiti dall’uragano, e molti evacuati. Al loro ritorno, hanno trovato le proprietà devastate, e molti non sanno come rimettere insieme le proprie vite. La famiglia McGovern era appena arrivata sull’isola: due giorni prima dell’impatto dell’uragano Helene aveva acquistato la casa dei propri sogni, e aveva deciso per il trasferimento. Dopo il passaggio di Milton, la casa è piena di fango, le stanze sono inservibili e i mobili sono stati trascinati fuori dalla furia degli elementi. «Tutto quello che è stato toccato dall’acqua va buttato, a causa della muffa» afferma Isabella McGovern, mentre alcuni militari in fondo alla via distribuiscono materiale per la pulizia, teloni e acqua. «Non possiamo permetterci di costruire una casa da capo. Quindi pensavamo, se non altro, di ristrutturarla, di darle un aspetto gradevole, e nei prossimi due o tre anni rimetterla sul mercato».
Le devastazioni sono continuate sulla terraferma. Nei sobborghi di Tampa alcune città sono interamente sott’acqua e ricoperte dal fango. A Clearwater, a ovest della città, centinaia di agenti del primo soccorso hanno utilizzato barche e veicoli d’acqua per salvare le persone intrappolate nelle case. Un uomo è stato salvato da un complesso di appartamenti investito in pieno dalla furia degli elementi. «Abbiamo perso tutto» ha dichiarato, «io ho perso tutto, c’erano circa 3 metri d’acqua nel mio appartamento, perché ho cercato di rientrare per prendere alcune cose e l’acqua saliva, saliva, saliva fino al mio petto». Una situazione simile si è verificata anche nella vicina contea di Hillsbrough, dove le operazioni di salvataggio sono state condotte dalla squadra dello sceriffo (che qui è il capo della polizia di contea). Una donna di ottant’anni è stata salvata dagli agenti dalla propria casa e portata in un centro di raccolta. «Un brutto sogno, è davvero un brutto sogno», ha affermato la donna.
Il passaggio dell’uragano ha colpito anche migliaia di esercizi commerciali, molti dei quali ora temono la chiusura. La famiglia di Andrea Gonzmart Williams gestisce due ristoranti a St. Armands Circle, vicino a Sarasota: dopo Helene e Milton, entrambi sono irrimediabilmente danneggiati, tanto che una compagnia di costruzioni ha stimato il costo delle riparazioni di poco al di sotto del milione di dollari. Anche altri ristoranti della stessa compagnia a Tampa e Clearwater sono ancora chiusi a causa dell’assenza di elettricità, e questo sta comportando una perdita importante di entrate all’azienda. Tuttavia, Andrea Gonzmart Williams dice di voler provare a ristrutturare i ristoranti: «ci è sempre stato insegnato che dobbiamo restituire qualcosa alla comunità che ci ha sempre sostenuto» ha dichiarato, «e tornare alla normalità è il miglior modo per farlo».
Non mancano tuttavia i gesti di solidarietà. Travis Bonino gestisce un ristorante a Beacon, nello Utah, ma all’arrivo dell’uragano Milton era nel suo appartamento a Treasure Island, nella contea di Pinellas, non lontano da St. Petersburg. Ha dichiarato che le ondate di vento e acqua che si sono abbattute contro le pareti del condominio erano «come granate». Bonino è stato evacuato insieme agli abitanti del complesso, ha trovato un posto dove stare a casa di amici e non ha perso tempo. Innanzitutto, si è dato da fare per soccorrere chi era in difficoltà nella zona: «stavamo lavorando in mezzo metro d’acqua, ma non era vera acqua, era acqua del mare, sai, l’acqua del Golfo e le fogne. L’odore era orribile» ha dichiarato, «i muri erano coperti di sabbia e fango, e del materiale di scarico delle fogne». Il suo ristorante nello Utah è diventato un centro di raccolta di aiuti economici e materiali per sostenere la popolazione colpita dal disastro. «Sapere che le persone che vivono qui e che hanno perso tutto devono ricominciare da capo per cercare di ricostruire è straziante, per me» ha dichiarato Bonino. Il suo ristorante sta raccogliendo, oltre che donazioni, anche «attrezzi, motoseghe, lenzuola, materassi, vestiti, articoli da toilette: sono le piccole cose semplici che tutti noi diamo per scontate. Gli abitanti della Florida sono molto simili a quelli dello Utah. Si riprendono e basta. Quindi credo che con gli strumenti e le forniture giuste, quest’isola tornerà presto al paradiso, o almeno lo spero».
Mentre la popolazione della Florida lavora per riprendersi da questi fenomeni atmosferici distruttivi, c’è chi punta il dito contro il cambiamento climatico. Alcuni studi scientifici, condotti fra gli altri anche dallo U.S. National Hurricane Center (Centro Nazionale per gli Uragani degli Stati Uniti) hanno sottolineato infatti che il cambiamento climatico avrebbe aumentato le temperature della zona del Golfo del Messico di 400 – o secondo alcuni anche 800 – volte in più rispetto alle rilevazioni di alcuni anni fa. Milton è arrivato ad essere un uragano di categoria 5, prima del landfall come fenomeno di categoria 3, in tempi molto rapidi (meno di 24 ore), e anche questo sarebbe causato dal riscaldamento globale, che avrebbe aumentato la forza del vento di oltre il 10% e il volume delle piogge dal 20% al 30%. Ian Duff, attivista di Greenpeace, ha dichiarato che «questo studio ha confermato ciò che dovrebbe essere già abbondantemente chiaro: il cambiamento climatico sta aumentando le tempeste e la colpa è dei combustibili fossili. Milioni di persone in tutta la Florida – molte delle quali non hanno un’assicurazione – devono ora affrontare costi astronomici per ricostruire case e comunità distrutte».
Davide Longo