Maggioranza in fibrillazione: governo da infarto o “procurato allarme”?

Maggioranza in fibrillazione: governo da infarto o “procurato allarme”?

«Biden, che il grande Trump ha definito “il peggior presidente USA della storia”, ha finalmente annunciato il ritiro alla corsa per la Casa Bianca, offrendo il suo sostegno alla sua vice Kamala Harris. Che ne pensate?». Il post originale, pubblicato da Matteo Salvini, prevedeva anche l’hashtag di fronte al candidato repubblicano: #Trump24. La domanda a fine post è ovviamente retorica: non necessita davvero di una risposta da parte degli utenti di Facebook, Instagram e dei social in generale, si tratta piuttosto di una conferma di quanto appena scritto.

Nelle 24 ore successive al post ci sono state agenzie che hanno battuto comunicati provenienti da esponenti della maggioranza volti a minimizzare la questione di quanto scritto da Salvini e articoli pubblicati dalla stampa nazionale che hanno continuato a descrivere una maggioranza in perenne fibrillazione e divisione sui grandi temi nonché sulla collocazione internazionale: l’affaire Ursula e la costituzione del gruppo dei Patrioti bruciano ancora. Dalla Farnesina è Antonio Tajani a storcere la bocca, ma al contempo a fare spallucce, provando a mettere una toppa a quanto dichiarato a mezzo social da Salvini: «Chiunque sarà il prossimo presidente Usa, sia Trump sia Harris, noi lavoreremo bene con lui», ha ribadito il presidente di Forza Italia al Tg1. «Gli Stati Uniti che sono un grande paese amico», ribadisce Tajani, «ma non spetta a noi infilarci nella campagna elettorale statunitense».

Antonio Polito sul Corriere della Sera del 23 luglio [2024] giudica: «scomodissima» la situazione della Presidente del Consiglio dei Ministri. E lo sarebbe, a detta di Polito, perché ci sono «i due alleati di governo al momento occupati a fare l’opposizione l’uno dell’altro». Eppure, sebbene «scomodissima» e divisa, la lega triumvirale Tajani-Salvini-Meloni riesce a galleggiare in nome della stabilità con i mercati, con i progetti di riforma costituzionale e riguardo la legge elettorale. In fondo, il premierato o «l’elezione del capo», come ha detto Gaetano Azzariti a L’Atlante, fa gola a molti. Anzi, a tutti: anche al Partito Democratico.

La maggioranza – dal punto di vista delle opposizioni – appare divisa su ogni questione che sia da unione e malta per la coesione tra forze politiche della coalizione di centrodestra: chi ne farebbe le spese dovrebbe essere il Paese. Ma dalle opposizioni non giunge, nei fatti, una proposta concreta se non alcune dichiarazioni legate alla circostanza dei passi mossi dalla maggioranza di governo.
Ma non si vive di solo procurato allarme.
All’opposizione serve una strategia vera, non gli abbracci alla partita del cuore o i continui cambi di passo di Matteo Renzi che ora riapre al suo vecchio partito dopo aver tentato tutto (ma proprio tutto) in ambito di alleanze elettorali. Una strategia concreta e di lungo periodo che, con tutta evidenza, non c’è ancora né da parti di Via del Nazzareno, né dall’alleanza Bonelli-Fratoianni, celebrata per senso di realtà politica e di organizzazione di lungo periodo il secondo dopo il raggiungimento del risultato elettorale alle europee ben sopra le previsioni, ora data già per spacciata al momento della votazione del mandato a Ursula Von der Leyen da parte del gruppo dei Verdi.

Quello che appare, per la verità, sembra essere non tanto uno scontro tra forze interne alla maggioranza, pur divise momentaneamente a livello di collocazione nel Parlamento Europeo, quanto piuttosto una grande rappresentazione freudiana di figli in cerca di diventare adulti mentre provano ad uccidere il proprio padre politico. La Lega ha già proceduto in questo senso dando la spallata a Umberto Bossi molto tempo fa, ma d’altra parte l’ex senatùr alle europee ha dichiarato di aver votato Forza Italia. Il vero padre in questione è, allora, Silvio Berlusconi il cui sguardo si posa ancora sulla maggioranza tutta e su tutte le forze politiche che la compongono, siano esse grandi o piccole: da Fratelli d’Italia a Noi moderati. Non è stata la Lega, in fondo, ad aver lanciato la palla in tribuna proponendo l’intitolazione dell’Aeroporto di Milano Malpensa all’ex Cavaliere? Una fibrillazione berlusconiana, potremmo dire, che fa apparire le forze di centrodestra in costante conflitto, in perenne allarme.
Ma, forse, è un procurato allarme.

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